
Ero entrato spesso nel cortile del condominio di Via Lorenteggio 179 a Milano e mi convincevo sempre più che con la mia macchina fotografica avrei dovuto raccontare questa storia.
Diverse volte avevo scambiato due chiacchere con la signora dall'accento arabo che viveva al primo piano, e avevo notato il livello in cui era costretta a vivere con due bambine piccole. Grazie ai “buoni uffici” di Giovanni, responsabile dell'associazione Le Radici e le Ali, sono riuscito ad entrare a casa sua e così ho potuto vedere e ascoltare la sua complicata e triste storia che, per una volta tanto, è una storia che ha un finale con elementi positivi per la piccola famiglia.

Il caseggiato di Via Lorenteggio 179 è inserito nel piano di abbattimento e ricostruzione del quartiere Giambellino – Lorenteggio dell'Azienda Lombarda Edilizia Residenziale (Aler) di Milano.
La signora, occupa da prima dello scoppio della pandemia un bilocale fatiscente. Ha due bimbe di otto e quattro anni e lavora alcune ore la settimana come addetta alle pulizie nei condominii e negli uffici. Il suo salario è appena sufficiente a nutrire e vestire le sue figlie essendo l'unica fonte di reddito perché Il padre delle bimbe è finito in carcere quattro anni fa.
La mamma nonostante il suo da fare a lavoro e nella cura delle sue due figlie riesce lentamente a integrarsi nel quartiere, da una parte grazie all'aiuto delle associazioni di volontariato presenti nel quartiere (Comunità Nuova, Laboratorio di quartiere, Le Radici e le Ali) dall'altra per il supporto ricevuto dalle altre connazionali che vivono la stessa condizione di occupanti senza titolo nel quartiere.
Circa due anni fa Aler inizia il processo di trasferimento delle famiglie con contratto regolare che vivono nei caseggiati del 179.
La signora della nostra storia come altre famiglie, sulla base dell'accordo stipulato tra Regione, Comune e sindacati inquilini non avevano diritto alla mobilità e al trasferimento in un nuovo alloggio Aler perché ha occupato dopo il febbraio del 2016.
Dal 2018 grazie ad una lunga mediazione, i sindacati Sicet e Unione Inquilini, arrivano ad ottenere che il Comune metta a disposizione delle famiglie come quella di cui stiamo raccontando degli alloggi temporanei.

Nel mentre il tempo passa e arriva la pandemia. La condizione di degrado dell'alloggio in cui vivono mamma e due bambine peggiorano drammaticamente. Le perdite continue di acqua dalle tubature in bagno e in cucina fanno si che l'umidità invada il soffitto della sala e i muri della camera da letto. L'appartamento diventa un luogo completamente insalubre dove è impossibile poter condurre una esistenza normale. Gli arredi dentro la casa marciscono e diventano inservibili. Ma la donna resiste e chiede aiuto ai sindacati e all'Associazione Comunità Nuova. Viene richiesto l'immediato trasferimento del nucleo famigliare presso uno dei tanti appartamenti lasciati vuoti da Aler nel quartiere. In alternativa potrebbe essere un'abitazione all'interno del Municipio 6 che comprende i quartieri milanesi di Ticinese-Conchetta, Moncucco-San Cristoforo, Barona, Cantalupa, Ronchetto sul Naviglio-Lodovico il Moro, Giambellino, Porta Genova, Bande Nere, Lorenteggio, Parco dei Navigli e Washington.
Nel quartiere Giambellino – Lorenteggio ci sono centinaia di alloggi vuoti che potrebbero essere usati per le emergenze come questa. La trattativa diventa estenuante e la prima proposta ricevuta dalla signora è quella di trasferirsi con le sue bimbe in un dormitorio. Nel frattempo vengono chiuse in sequenza acqua, gas e energia elettrica e la vita diventa impossibile, un inferno.
Trascorrono altri giorni con i sindacati sempre incalzanti per far ottenere un alloggio dignitoso.
Passano le ultime 2 settimane a fare pressione ora su Aler, poi sul Comune per capire quale passaggi burocratici manchino per spostare la famiglia in un altro alloggio degno di questo nome.
Si scopre che l'alloggio messo a disposizione da Aler è pronto da due settimane ma qualcosa non funziona nel passaggio di competenze tra Aler e nuovo ente gestore.
Situazione kafkiana.

Arriviamo a qualche giorno fa quando sono potuto entrare in casa e ho trovato un appartamento in cui nessun essere umano potrebbe resistere: muri pregni di umidità, materassi sul balcone per prendere aria sperando che si asciughino, lumini usati per un po' di illuminazione e per fare studiare la figlia più grande. Una bombola a gas viene usata per poter mangiare qualcosa di caldo. L'alloggio è ormai compromesso irrimediabilmente. Invivibile.
La signora con molta emozione mi racconta che da questa casa non porterà via nulla, nemmeno i vestiti che gli paiono impregnati di muffa ed umidità. È sempre a disagio dovunque vada e con chiunque si relazioni.
Mi affaccio e rivedo il cortile dove i bambini giocano e passano molto tempo in mezzo, di fatto, ad una discarica. Rifiuti di ogni tipo, anche pericolosi.
E non è solo quel giorno ma è così da quando passo da quelle parti.
Il 28 ottobre finalmente arriva la convocazione della mamma presso il Municipio 6 per la firma del contratto e si apprende che verrà spostata nel quartiere Corvetto ad una bella distanza dal Giambellino.
Non è la soluzione migliore perché, avremmo di gran lunga preferito mantenere la famiglia in zona, con la bimba più grande che avrebbe continuato a frequentare la scuola elementare di quartiere. Ma la situazione alloggiativa in via Lorenteggio 179 era talmente precaria e inumana che anche questo trasferimento lontano dal quartiere ci sembra una buona notizia.
Al 179 ci sono ancora 60 occupanti di cui la metà minori che aspettano una soluzione abitativa dignitosa. Sarà una lotta difficile, mi dice Giovanni tutta in salita e che non sempre porterà al risultato migliore, senza la quale però le famiglie del 179 rischierebbero di finire quasi tutte in mezzo ad una strada.
Per una storia che da quasi la sensazione di essere a lieto fine ce ne sono tante non tracciabili e riscontrabili.
La situazione casa in alcune aree periferiche è disarmante. Interi palazzi inservibili e inutilizzabili, occupazioni abusive, gente in lista che attende da anni un alloggio.
Da qualsiasi lato la si osservi il contesto sembra una via senza uscita, e senza le associazioni che lavorano sul territorio non oso immaginare cosa potrebbe essere.
A qualche chilometro dal salotto buono della città ci sono ancora tante storie di devastazione e sopruso.
Benvenuti a Milano città europea.
Francesco Lorusso
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