
Gli occhi dei bambini, felici e inconsapevoli o tristi e disillusi, è la cosa che resta più impressa di una settimana di avventura – fra andata, permanenza e ritorno – in Moldavia per assistere alla consegna del materiale umanitario raccolto in Valtellina, provincia di Sondrio, ai profughi ucraini in fuga dalla guerra.
Il viaggio verso Chisinau, capitale della Moldavia, al seguito del secondo autoarticolato colmo di aiuti umanitari accumulati a Villa di Tirano e Talamona, è partito dal polifunzionale di Villa venerdì scorso, con l’operazione di carico. Il sabato mattina quell’autoarticolato era già a Milano, da dove alle 8 la spedizione, guidata da Sergio Valgoi, presidente della International Relief Friendship Foundation sede di Sondrio, accompagnato dalla volontaria talamonese Maris Cerri, è partito per un tragitto di quasi due giorni completi fra fermate volanti e dogane interminabili (fra Ungheria e Romania e fra Romania e Moldavia attese anche di 7 ore, con file chilometriche). E noi ci siamo stati, sul quel bus che accompagnava il carico, per testimoniare con quale rapidità la raccolta solidale valtellinese sia arrivata a destinazione.
La Moldavia è solo un piccolo e povero Paese dell’ex Unione Sovietica, ma sta diventando fondamentale luogo di passaggio per tutti i profughi in fuga dall’Ucraina e diretti in Europa, che qui trovano l’aiuto e il conforto non tanto del Governo locale, relativamente freddo, quanto delle organizzazioni umanitarie presenti. Il nostro pullman trasportava anche donne moldave di ritorno nella terra d’origine per trovare i parenti, per chiudere le case, per sbrigare questioni burocratiche prima di un atteso peggioramento della situazione. I moldavi lo temono.
Abbiamo incontrato Veronica e Nadia proprio sul bus, che ci hanno detto di come la loro nazione stia accogliendo migliaia di ucraini e di come loro stesse non si sentano sicure per i loro parenti. Sono pronte a salutarli e tornare in Italia, dove hanno trovato lavoro, casa e famiglia. Alla dogana di ingresso abbiamo visto pullman carichi di famiglie che aspettavano in coda l’uscita. I bimbi ci salutavano dal finestrino.

Marzo 2022
L’arrivo nella capitale moldava nella gelida serata di domenica. È stata Galina Procop, donna esperta e attivissima nonostante i 69 anni, una vita alla direzione dell’orfanotrofio della capitale, ad accoglierci e guidarci nei nostri tre giorni di permanenza. Il lunedì di buon mattino via alle operazioni di scarico del materiale prima alla pretura di Botanica a Chisinau, poi al liceo sportivo. Sono stati i ragazzi della scuola a scaricare tutti i cartoni provenienti dalla Valtellina. Poi visita al centro di distribuzione Irff, letteralmente preso d’assalto dagli ucraini che raccoglievano ogni genere di alimento, ma in un altro reparto, gestito da Upf e Ffupm, anche indumenti provenienti da organizzazioni umanitarie svizzere. Infine un giro nel dormitorio attrezzato dentro un grande palasport, dove, ci hanno spiegato, sono stati disposti almeno 300 letti da campo per far dormire i profughi che prenderanno le loro vite per portarle in Europa. L’Europa tanto agognata. Il martedì è il giorno dell’andata a Bujor per portare materiale ad altri profughi. In questo paesino Irff sostiene a distanza famiglie da molti anni. È un borgo poverissimo un centinaio di chilometri fuori dalla capitale dove sono state accolte 31 persone dall’Ucraina sviluppate su cinque nuclei famigliari.

Marzo 2022
Anche qui abbiamo portato una parte degli aiuti valtellinesi, che sono stati presi direttamente dalle famiglie interessate presso Primaria, in pratica il municipio. Proprio qui abbiamo visto bambini sperduti prendere in mano qualche peluche portato da Maris, quasi intimiditi dal fatto di ricevere un regalo. Ovunque, mamme in lacrime, a raccogliere cibo in borse che sembravano sempre troppo piccole. Non facevano altro che ringraziarci, con le mani giunte, “spasibo“.
La guerra, in Moldavia, si vede nello sguardo di queste persone. Abbiamo visto la casa dove una famiglia sola ha accolto 11 profughi, i materassi per terra, 6 bambini su un letto in religioso silenzio. Poi ci siamo diretti verso l’ultima tappa del viaggio, Ialoveni, dove era stata consegnata merce del primo carico ai 979 profughi distribuiti su 83 famiglie che hanno trovato ospitalità in questa località e che hanno ricevuto l’aiuto diretto dalla Valtellina. Al termine dell’esperienza e prima dell’interminabile viaggio di ritorno, sull’auto di Galina, abbiamo letto delle lettere di ringraziamento da parte delle amministrazioni di Bujor e Ialoveni dirette ai Comuni di Villa e Talamona, alle loro associazioni e a tutti i sostenitori a distanza dell’associazione Irff.
“Desideriamo esprimere il nostro più profondo ringraziamento per tutto l’aiuto ricevuto, costituito da oltre 120 quintali di viveri di prima necessità, che ci permetteranno di sostenere tanti profughi ucraini che sono scappati dalla loro nazione e che stanno ancora arrivando nella nostra piccola e povera Moldavia. Questo grande aiuto segna in modo indelebile la vostra vicinanza e amicizia e rende sempre più amiche le nostre due nazioni, Italia e Moldavia, in un proficuo processo di pace fra i popoli. Grazie infinite di tutto“.
Il grande sforzo umanitario dei valtellinesi è finito nelle mani di chi ne aveva bisogno, come tutti speravamo. Nell’infinito tragitto del ritorno il nostro pullman ospitava anche profughi ucraini, ansiosi di raggiungere qualcuno in Italia. Solo donne e bambini però. Gli uomini combattono.
Marco Pinchetti Quaroni
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