Mondiali di calcio in Qatar: scandali, condizioni disumane e morti bianche tra i lavoratori immigrati

stadio calcio

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Mentre si sta decidendo di giocare d'inverno i in nel 2022 a causa delle temperature infuocate, i , trattati come schiavi, muoiono a centinaia a causa, e non solo, di clima infernale.
Lo schiavismo non è mai scomparso, è solo la sua forma esteriore che deve esser cambiata. In condizioni inaccettabili si trovano i lavoratori immigrati in Qatar per consentire la costruzione di tutte le infrastrutture che consentiranno lo svolgimento dei Mondiali del 2022. Secondo l'International Trade Union Confederation (), la confederazione internazionale dei sindacati dei lavoratori, ha dichiarato che entro quell'anno quattromila immigrati rischiano di morire se le condizioni del mezzo milione dei manovali, previsti in arrivo, non migliorerà. E tutto questo in uno degli stati più ricchi al mondo dove i profitti derivanti dalla produzione di idrocarburi lo scorso anno erano più di 100 miliardi di dollari, 40 in più dell'anno precedente.

È stato il quotidiano inglese a rendere pubblica l'indagine dove si descrivono situazioni terribili: alloggi sovraffollati, condizioni igieniche assurde, orari di lavoro disumani magari a cinquanta gradi, in alcuni casi viene negata anche l'acqua, sicurezza inesistente e, come denunciato dai lavoratori nepalesi alla propria ambasciata, senza essere pagati per mesi o con i passaporti sequestrati per impedire loro di abbandonare il lavoro. Secondo il giornale diverse vittime degli ultimi mesi sono giovani stroncati da “inspiegabili” attacchi di cuore.

Ovviamente molte società chiamate in causa hanno sostenuto che i lavoratori godono di condizioni e diritti secondo le norme vigenti negando il proprio coinvolgimento. Per il comitato organizzatore i diritti e la dignità dei lavoratori sono una priorità e il suo presidente esecutivo ha sostenuto che il comitato continuerà a lavorare in contatto con le associazioni Amnesty International e Human Rights Watch per salvaguardare condizioni di lavoro accettabili per i lavoratori.
E la con altrettanta leggerezza ha detto che avrebbe contattato le autorità del Qatar per chiedere spiegazione e che dello sfruttamento degli operai ne avrebbe discusso nel prossimo comitato esecutivo del prossimo 3 e 4 ottobre.

Questo mondiale si porta dietro anche altre accuse, anche se meno gravi di queste. Infatti dal 2 dicembre 2010 quando la Fifa assegnava i Mondiali di Calcio in programma nel 2022 si sono susseguite polemiche e accuse molto pesanti che per esempio spinsero il presidente della Federcalcio tedesca,  Theo Zwainger, chiedere una revisione della votazione perché quella decisione aveva sollevato «speculazioni e accuse di » e andrebbe «analizzata con maggior accuratezza» [1].
A gennaio di quest'anno France Football con uno speciale di 20 pagine metteva in forte dubbio la correttezza della votazione che aveva consentito al Qatar di battere la concorrenza di Australia, Corea del Sud, Giappone e Stati Uniti. Nell'articolo si parla di una presunta compravendita che coinvolgeva, oltre la Fifa, le federazioni di Francia e Emirati Arabi. Non era immune dall'attenzione della rivista il presidente della Michel che fu invitato, prima della votazione, dal presidente francese Sarkozy ad una cena ufficiale a cui partecipava anche il primo ministro del Qatar. La Francia e le aziende francesi hanno molti interessi in comune se si pensa agli investimenti di Doha in gruppi come Total, Lagardère o Eads. Insomma l'assegnazione al paese del Golfo  «emana un odore di scandalo che obbliga a porsi la sola domanda valida: questo voto deve essere annullato?» [2].
Non succederà nulla perché i 100 miliardi che verranno investiti per questo show sono di gran lunga molto più importanti della dignità dei lavoratori e del loro strascico di morte.

Pasquale Esposito

[1] “Mondiale 2022 in Qatar: la Germania chiede un riesame dell'assegnazione”, www.corriere.it, 1 giugno 2011
[2] “Mondiali 2022, scoppia lo scandalo Qatargate. France Football accusa: ha corrotto la giuria, riassegnare il torneo”, www.ilmessaggero.it, 29 gennaio 2013

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