
Eravamo a maggio del 2015 quando l'allora Presidente della Lega Nazionale Dilettanti, Felice Belloli, molto vicino al presidente federale di quel periodo Carlo Tavecchio, parlando del calcio femminile aveva detto: «Basta! Non si può sempre parlare di dare soldi a queste quattro lesbiche». Affermazione che resterà negli annali come le altre affermazioni da incompetenti indegni pronunciate a carico dei nostri ragazzi accusati di essere bamboccioni, choosy, e buoni solo per andare all'estero senza alcun rimpianto per noi.
Di incompetenti se ne sono visti e ne vediamo tanti, purtroppo, che avevano scalato il vertice probabilmente senza neanche chiedersi come possa essere accaduto, come si possa diventare dirigente o ministro della Repubblica senza averne credenziali minime se si incorre in simili affermazioni.
Come abbiamo già detto questo Mondiale femminile di calcio è anche una lotta a tutte le becere e violente affermazioni e a tutti i comportamenti che colpiscono le donne nel calcio. E non solo.
Oggi, dopo vent'anni, l'Italia femminile di calcio ha giocato la sua prima partita a Francia 2019, a Valenciennes, nella partita inaugurale del gruppo C anche per questo e per tutte le donne.
La gara odierna con le Matildas australiane, compagine tosta, sempre qualificata a questa manifestazione dal 1995 e con atlete presenti al mondiale per quattro edizioni successive ha il sapore del proibito sulla carta. Per le avversarie dell'Italia il nomignolo è dovuto allo zerbino cantato in una antica ballata dell'800 “Waltzing Matilda”, una sorta di secondo inno nazionale, che decantava la Matilda, la stuoia sulla quale riposavano i lavoratori stagionali, e che adesso indica la forte compagine affidata al coach Milicic.
L'Australia mostra subito le sue credenziali di fisicità e volontà ben marcate. Tuttavia le azzurre potrebbero avere la palla del vantaggio se il VAR non ne consentisse l'annullamento a causa di centimetri che l'occhio non discriminerebbe. Si era all'ottavo e la Giugliano aveva lanciato in contropiede la Bonansea che aveva insaccato malgrado la carica subita. Sembra si debba scontare per le Azzurre la diversa esperienza della competizione per come le Australiane riescano a dirottare in modo a loro favorevole le decisioni arbitrali.
Ecco nell'arbitraggio il livello sembra ancora inadeguato per come siamo abituati . La sig.ra Melissa Borjas (Hon), sembra dal piglio decisissimo non disposto a perdonare nulla e dal fischio fiscale, in realtà non coglie le supremazie furbe, soprattutto della Kerr, tra le migliori attaccanti al mondo, prontissima nel fare fallo con gli occhi dell'arbitro lontani, salvo poi a cadere fulminata come in occasione del rigore fischiato alla capitana Sara Gama. La nostra portiera Giuliani, che deve aver studiato i rigori della Kerr, riesce pure a ribattere ma è sempre quest'ultima che raccoglie ed insacca con le nostre un po' ferme.
Si va al riposo con il vantaggio australiano ma, malgrado le azzurre sembrano soffrire le avversarie in fisicità e scaltrezza, mostrano comunque di poter avere le loro opportunità. Lo si capisce al rientro in campo. Le azzurre sempre con una ispirata Bonansea, alla fine Player of the Match, riescono a pareggiare che sfrutta uno degli errori che la difesa avversaria ha fatto nella partita.
Il raddoppio non si materializza sempre per qualche inezia, anche quando un fallo di mano in area delle avversarie, con braccio vicino al corpo ma con un chiaro colpetto che allontana la palla, viene lungamente valutato al VAR e giudicato ininfluente. La supremazia in questo tempo sii concretizza solo al 95′ cioè all'ultimo dei cinque minuti di recupero grazie ad un colpo di testa sempre della Barbara Bonansea che sovrasta la Kerr permettendo di chiude sul 2 a 1 la gara meritatamente per l'Italia di Milena Bartolini che ha saputo indirizzare le ragazze verso le debolezze dell'undici australiano.
Una vittoria per loro e per i loro conterranei che sono al loro fianco contro le violenze, le arroganze e le indecenze maleducate. Se la vittoria fosse anche per chi ha ingiustamente subito violenze di genere, che si tratti di bamboccioni o choosy o italiani all'estero, sarebbe comunque poco ma dal gran significato.
La nazionale è in girone per nulla facile perché, oltre all'Australia (sesta nella classifica Fifa) c'è anche il Brasile (10ma) e la Giamaica(53ma). Si qualificano le prime due direttamente e le quattro migliori terze dei sei gironi in cui è diviso il Mondiale femminile. Ma oggi è stato fatto un bel passo avanti.
Per i resto del Mondiale, ieri, tutte le favorite delle gare disputatesi hanno vinto: la Germania, pretendente al trono, ha sconfitto la Cina per 1-0, la Spagna ha vinto 3-1 in rimonta contro il Sudafrica con una donna in meno e la Norvegia ha liquidato, già dal primo tempo, per 3-0 la Nigeria.
Emidio Maria Di Loreto
Australia-Italia 1-2
AUSTRALIA: Williams; Catley, Kennedy, Polkinghorne, Carpenter; Yallop, Van Egmond, Logarzo; Raso, Kerr, Foord. A disp.: Arnold, Micah, Allen, Fowler, Roestabakken, Simon, Kellond-Knight, Gorry, Harrison, Luik, De Vanna, Fowler, Gielnik. CT: Milicic.
ITALIA 2 : Giuliani; Guagni, Gama, Linari, Bergamaschi; Cernoia, Galli, Giugliano, Girelli; Bonansea, Mauro. A disp.: Marchitelli, Pipitone, Boattin, Fusetti, Tucceri, Cimini, Bartoli, Parisi, Rosucci, Serturini, Giacinti, Tarenzi, Sabatino. CT: Bertolini.
22′ Kerr, 56′ e 95′ Bonansea.
ARBITRO: Borjas Hon
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