
Con la partita Qatar-Ecuador oggi 20 novembre (ore 17:00 italiane) avrà inizio il Mondiale di calcio 2022. Si tratta senza dubbio di un evento sportivo tra quelli catalogabili ancora di importanza e rango “globali”, anche se la kermesse si presenta come una delle più contrastate e dimesse della storia. Quella che vedrà tra poche ore il suo calcio di inizio, infatti, ha ben poco della competizione agonistica e mai come prima di questa tormentata edizione, l’interesse nei confronti delle nazionali partecipanti e dei campioni, che comunque ci saranno, era risultato così minoritario rispetto agli aspetti legati al “contesto” del Paese organizzatore.
Il Qatar continua a mostrarsi ostentatamente al Mondo come uno stato che calpesta deliberatamente anche il minimo dei diritti civili e sociali, e lo fa per costituzione. Questa drammaticità è talmente evidente, che persino molte tifoserie organizzate di squadre di club hanno esposto e rappresentato pubblicamente il loro forte dissenso e l’invito ripetuto al boicottaggio alla partecipazione. Ciò a dire il vero anche perché, tra le stranezze e le forzature della rassegna di quest’anno, c’è senz’altro quella della scelta del periodo che, per palesi ragioni climatiche, ha obbligato la FIFA a optare per la stagione autunno-inverno, scombussolando inevitabilmente i calendari di tutti i campionati nazionali.
In considerazione dell’oscuro clima politico che si respirava, anche in passato vi sono state edizioni dei Mondiali “imbarazzanti” e decisamente “inopportune”, come ad esempio quella del Cile nel 1962 e, soprattutto, di “Argentina ‘78”. Edizioni assegnate a paesi governati attraverso l’uso di deliberata violenza da parte di regimi sanguinari, dei quali si volle accontentare la smania dell’esibizionismo ostentato e folle di un ordine “organizzato”. Nonostante ciò, tuttavia, anche in quelle occasioni l’atmosfera che si respirava nel “mese dei Mondiali”, restava comunque sempre contraddistinta dalla presenza dei pulviscoli di classe dei tanti campioni, circostanza che produsse a volte, come detto, sgradevole contrasto con le tragiche realtà circostanti.
Nell’edizione odierna, invece, si è voluto evidentemente “gratificare” la distribuzione di denaro che i ricchi qatarioti profondono nel mondo della finanza, calcistica e non solo: basti ricordare ad il derby euro-famigliare tra Manchester City e Paris Saint-Germain, clubs in mano a potentissimi gruppi proprio di quel Paese. L’allestimento di questa rassegna, che nelle intenzioni del Governo doveva essere la classica vetrina, la rampa di lancio del piccolo Paese del Golfo, si è rivelata dunque un boomerang che, ne siamo certi, costringerà gli organizzatori e il Governo a numerosi impacciati “omissis”.
Sussulti di civiltà, denunce e grida lanciate da più parti, infatti, puntano il dito sulle numerose leggi e provvedimenti liberticidi, contro le donne, i diritti dei lavoratori e delle minoranze in atto nel Paese. Come redazione di Mentinfuga ci sentiamo di raccogliere e condividere tali biasimi, fornendo il nostro contributo e garantendo la nostra parte affinché l’eco del disaccordo possa e essere raccolto e a sua volta propagato con i mezzi a disposizione di ciascuno. Motivo per cui questo articolo, un escursus che tenta di limitarsi ai contenuti strettamente calcistici, sarà anche l’ultimo dedicato alla competizione, che quindi non sarà coperta editorialmente nel suo svolgimento.
A questo Mondiale, assegnato nel 2010 al Paese del Golfo, partecipano ancora 32 squadre, in attesa delle 48, quasi mezzomondo, previste dalla nuova edizione del 2026, tripartita tra Messico, Stati Uniti e Canada. La suddivisione delle eliminatorie è quella classica degli otto gironi da 4 squadre, rappresentanti di tutti i continenti (Europa 13, Asia e Africa 5, Sudamerica 4 e Nord-centro America 4, Oceania 1). Dalla composizione dell’elenco delle squadre spicca questa volta l’esigua presenza sudamericana, per la prima volta superata contemporaneamente dall’Asia e dell’Africa e a pari merito dei cugini del Nord. Conseguenza innanzitutto della volontà di garantire la presenza al paese organizzatore (asiatico) mantenendo però in più sempre le quattro qualificate dello stesso continente. Da questo è scaturito un effetto-domino che ha portato alla suddivisione dei gironi sopra illustrata. Come malinconicamente sappiamo, tra le squadre europee non ci sarà l’Italia, eliminata prima dalla Svizzera ai gironi, poi ignominiosamente battuta già alla prima partita di spareggio dalla Macedonia del Nord, per dipiù in casa. Un vero peccato, perché la nazionale di Mancini, campione continentale uscente, avrebbe avuto l’occasione di far confrontare i tanti giovani, in un contesto di ancora maggiore blasone. Per il resto le grandi classiche e nobili del calcio ci sono tutte.
Brasile e Argentina sembrano vivere un periodo di grande fatica a rinnovare i ranghi. Si presenteranno in larga parte coi campioni probabilmente al passo d’addio, o quasi. Su tutti, Lionel Messi e Di Maria per la squadra “Albiceleste”, mentre stella della “Seleçao” sembra essere tuttora Neymar, neanche lui più giovanissimo, a cui si affiancheranno ancora veterani come Dani Alves e Thiago Silva. Tra le europee scommetteremmo un centesimo sul Portogallo, che sembra insolitamente concreto grazie alla velocità di Rafael Leao, la classe di un paio di “Silva” e l’eternità di Cristiano Ronaldo. Ma ancora più concretezza mostrano la Francia campione in carica e la solita-solida Germania, che presentano un mix tra “soliti noti” e giovani emergenti; oppure “soliti noti (ancora) giovani”, come Kylian Mbappè; mentre l’Inghilterra, a cui ancora brucia la sconfitta casalinga con l’Italia nella finale europea di Wembley del 2021, si presenta con uno stuolo di velocisti. Una nota di attenzione è da porre alle “ex-jugoslave”: la Croazia, finalista nel 2018, ormai stabilmente nel novero del blasone, e la possibile outsider Serbia, nazionale inzeppata di talento grintoso, esattamente come la Polonia. Per quanto riguarda la Spagna, anch’essa in fase di grandi cambiamenti, la certezza sembra rappresentata dalla grande conoscenza tattiche del CT Luis Enrique.
Delle belle e commoventi realtà africane, invece, sembra essere rimasto oggi soltanto il ricordo. Appare al momento rimandato, infatti, ogni afflato di classe delle belle e sorprendenti nazionali viste in passato, inoltre mancheranno a questo Mondiale la classe di Mohamed Salah, dal momento che l’Egitto non è riuscito a qualificarsi, e di Sadio Manè, ancora infortunato e non recuperabile per il Senegal, nazionale nella quale sembrano essere comunque riposte le reali speranze di tutto il Continente.
Tra le altre nazionali c’è senz’altro curiosità per il ritorno del Canada che, grazie a una politica di diffusione del calcio tra i giovani, è riuscita negli ultimi anni a proporre alcuni giocatori interessanti, come Alphonso Davies, stella del Bayern Monaco. Oppure la Corea del Sud, piena di calciatori che giocano e hanno raggiunto ottimi livelli in diverse squadre europee, anche importanti, come Kim Min-jae del Napoli e Son Heung-min, campione ormai acclarato del Tottenham. È doveroso infine menzionare un’altra assenza “pesante”, in tutti i sensi, quella di Erling Haaland, tra i più forti e prolifici attaccanti del mondo, che però non è riuscito a qualificarsi con la sua Norvegia, e potrà quindi risparmiare le polveri per il ritorno alla “normalità” calcistica di fine anno. Quando ci saremo messi velocemente alle spalle (si spera) questo insulto allo sport che sarà stato il Mondiale di Qatar 2022.
Cristiano Roccheggiani
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