Mondiali Qatar, sempre in direzione ostinata e contraria

Qatar Mondiali di calcio illustrazione Linda De Zen
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“Ci sono valori universali che dovrebbero definire il calcio. Valori come rispetto, dignità, fiducia e coraggio. Quando rappresentiamo la nostra nazione, aspiriamo ad incarnare questi valori, ed è per questi motivi che dobbiamo parlare della situazione in Qatar” [1].

Ognuno di noi, che sia praticante o semplicemente appassionato di questo sport, dovrebbe alzarsi in piedi e plaudire con convinzione alle dichiarazioni rilasciate da sedici componenti la nazionale di calcio australiana, appoggiati dalla loro Federazione, proprio a ridosso dell’inizio dei Campionati del Mondo di Calcio più criticati, contestati ed osteggiati che la storia di questo sport ricordi.

Da quando i Mondiali sono stati assegnati al Qatar, 2 dicembre 2010, sono almeno 6.500 i lavoratori morti per stenti, forse anche maltrattamenti, e per le condizioni prossime alla schiavitù nelle quali si sono venuti a trovare.

Non solo, ma nel corso delle ultime ispezioni effettuate sui cantieri di lavoro, le autorità qatarine hanno addirittura allontanato forzatamente gli operai, con finti allarmi incendio, affinché non rilasciassero dichiarazioni compromettenti riguardo le loro condizioni lavorative [2]. Il numero dei decessi, arrotondati per difetto, e il trattamento riservato alle maestranze, sono stati comunicati dal quotidiano The Guardian che dal giorno in cui è stata annunciata la sede di svolgimento della competizione, ha funto da argine e contraltare all’immagine pulita che il mondo dei media si era impegnato a glorificare.

Avrà senso domenica 20 novembre, giorno di inizio della competizione, stare davanti alla televisione insieme a centinaia di milioni di spettatori di tutto il mondo, e godersi lo spettacolo calcistico trasformato in una gigantesca vetrina pubblicitaria degli orrori?
Non basterà certo glorificare le brillanti soluzioni ingegneristiche adottate per la costruzione degli stadi, alcuni dei quali come l’Education City Stadium, soprannominato “Il Diamante del deserto”, del costo stratosferico di 700 milioni di dollari, per farci dimenticare tutto quello che ha comportato la designazione del Qatar come sede ospitante. Certo, è pur sempre una modesta consolazione sapere che proprio questo stadio è stato costruito con il 55% dei materiali provenienti da fonti sostenibili e il 28% da materiali riciclati, tanto da meritarsi il massimo riconoscimento, cinque stelle, da parte del Global sustainability assessment system (Gsas), cioè un sistema di valutazione della sostenibilità ambientale ideato dall’università della Pennsylvania ed adottato nel 2016 dalla Federazione Calcistica Mondiale (FIFA) per valutare proprio gli stadi del Qatar designati ad ospitare le competizioni [3].

In questa alternanza di poche luci e molte ombre, ci sono anche altre incongruenze che non sempre hanno sollecitato una riflessione che sfociasse in una aperta condanna dell’intero sistema organizzativo. Mi riferisco a quello che potremmo definire i danni ambientali.
Infatti è poco noto, ma bisogna sapere che verranno consumati all’incirca 10.000 litri d’acqua per ogni partita, il che sta a significare che lo svolgimento delle 64 gare, moltiplicato per 8, il numero degli stadi, necessiterà non meno di 5 milioni di litri di acqua. Una enormità già di per sé stesso che si trasforma in disastro ambientale semplicemente perché il Qatar non ha alcun accesso a fonti o sorgenti di acqua dolce.

Quindi l’unica disastrosa soluzione – peraltro già decisa – è stata e sarà quella di provvedere alla desalinizzazione del mare con un elevato impatto sull’ambiente marino. Il problema sembra veramente non interessare quasi nessuno. I grandi sponsor hanno girato le spalle, intenti come a breve saranno, ad incassare le loro quote dopo i faraonici investimenti e quello che poteva apparire come un enorme problema potrebbe invece configurarsi come una catastrofe planetaria se la desalinizzazione “crescesse del 37% in tutta la regione del Golfo Persico, con un costo pesante in termini di combustibili fossili usati (soprattutto petrolio e gas) per determinare il processo, oltre al danno all’ambiente marino” [4].

Pertanto la questione del consumo fuori controllo dell’acqua nell’area del Golfo, si impone in tutta la sua drammaticità che, vorrei ricordare, era già stata sollevata proprio a ridosso dell’assegnazione del Mondiale con un articolo il cui incipit è doveroso ricordare: Si può ammazzare un ecosistema? Si può ammazzare il deserto? di certo la Disneyland per adulti messa su a Dubai rischia di diventare un killer micidiale per l’ambiente” [5].

Stiamo parlando ovviamente del consumo idrico necessario a mantenere in vita gli otto campi di calcio e le strutture costruite intorno a loro, perché poi a questa già impressionante quantità di acqua andrà aggiunto il consumo quotidiano per bere, mangiare, lavare ed altro. Il processo di desalinizzazione, al quale accennavo, avviene attraverso macchinari sofisticati che per funzionare hanno bisogno di gas e petrolio – la stima fatta è di circa 300.000 barili al giorno e cioè poco meno di 50 milioni di litri di combustibile – perché è una procedura estrattiva, quindi già tossica e inquinante, che mette sotto pressione un ecosistema oltre il punto di non ritorno. Per ripulire l’acqua marina dal sale, e renderla potabile, vanno infatti utilizzati agenti e reagenti chimici tossici che, ovviamente, vengono immessi nel mare uccidendone la vita e i suoi delicati equilibri. E tutto questo sarà moltiplicato all’infinito, con un picco aberrante almeno per quei trenta giorni del mondiale [6].

Senza parlare di quanti danni ambientali vengono fatti con nuovi stadi e tutto quello che necessita o viene chiesto in queste occasioni.

Decisamente troppe le cose che non vanno in questo infernale Mondiale di calcio, e sembra quasi che, forti ormai della loro posizione, i massimi esponenti della politica qatarina continuino imperterriti a sfornare i loro presupposti culturali fondati sulla cultura tribale per arrivare ad uno scontro frontale con la cultura occidentale.

Quella che non sarà sicuramente l’ultima goccia a far traboccare il vaso, già colmo di frasi fatte e slogan riguardo le libertà personali, l’ha versata pochi giorni fa Khalid Salman, ambasciatore del Qatar per la Coppa del Mondo, il quale al cospetto di un imbarazzato giornalista della televisione tedesca “Zdf” si è lanciato in un lungo panegirico condannando l’omosessualità perché vista come un reato puro e semplice dato che, ha proseguito, si tratta di “un danno psichico, una devianza mentale” sottolineando “i problemi con i bambini che vedono i gay, perché allora imparerebbero qualcosa che non va bene” [7].

L’intervista è stata poi fermata e interrotta; ma non è questo il punto. Il punto è invece che nessuna voce della Federazione Calcistica Mondiale si sia fatta sentire, in palese spregio delle aspettative di milioni di tifosi che, almeno questa volta, si sarebbero attesi una dura risposta di condanna. Ma niente ha scosso gli imperturbabili “capi” del calcio che anzi, come se nulla fosse accaduto, hanno nuovamente invitato tutti gli atleti a concentrarsi sulla competizione sportiva, sulla singola partita, e a non farsi condizionare da commenti di natura extra sportiva e non trascinare lo sport in battaglie ideologiche.

Proprio un bell’esempio di difesa dei diritti, non c’è che dire. Per fortuna non tutti seguono questi comportamenti e l’iniziativa di boicottare la manifestazione, prende corpo giorno dopo giorno. Ad esempio, tra le più importanti città francesi come Parigi, Marsiglia, Nizza, Bordeaux hanno deciso di non installare maxi schermi nelle piazze proprio per protestare contro l’oltraggio ai diritti umani perpetrati nel paese ospitante. Anche in Belgio molti saranno i locali pubblici a non collegarsi per le telecronache degli incontri per motivi etici, sociali ed ecologici [8].

Ma intanto si susseguono gli scivoloni comportamentali della FIFA; l’ultimo è quello di aver imposto alla Federazione Calcistica Danese (DBU) di non fare indossare magliette d’allenamento con lo slogan “Diritti umani per tutti”. A dare manforte alla Federazione calcistica, è scesa in campo anche l’azienda danese Hummel che tra l’altro aveva presentato delle particolari magliette da gioco monocolore con dettagli, compreso il suo nome e logo, poco distinguibili. La ragione? “Non vogliamo essere visibili durante un torneo che a migliaia di persone è costata la vita. Sosteniamo la nazionale danese in ogni modo, ma questo non vuol dire sostenere il Qatar come paese ospitante” [9].

Ora non rimane che attendere il fischio d’inizio della partita inaugurale il cui svolgimento e l’intera manifestazione, saranno sorvegliati da un contingente militare interforze, sia qatarine che di molti paesi (Francia, Regno Unito, Stati Uniti, Pakistan e Turchia) inquadrati nell’operazione “Orice” a comando italiano, che vedrà impegnati 560 militari delle nostre Forze Armate con 46 mezzi terrestri, 2 aerei e 1 pattugliatore della Marina [10].

La presenza di questi militari, forse troppi per un torneo di calcio, ci autorizza a pensare alla possibilità di dimostrazioni di dissenso e contestazione all’intera manifestazione. Se questo dovesse avvenire, ci auguriamo non si debba aggiornare il già cospicuo elenco dei decessi, ma almeno serva da monito per il futuro di tutte le competizioni sportive.

Stefano Ferrarese

[1] https://www.today.it/sport/calcio/mondiali-qatar-2022-diritti-umani-australia.html, 27 ottobre 2022
[2] https://www.dailymail.co.uk/sport/sportsnews/article-11410105/Migrants-employed-Qatar-World-Cup-stadiums-evacuated-ahead-inspections.html, 14 novembre 2022
[3] Alasdair Mackenzie, https://www.fourfourtwo.com/features/qatar-world-cup-2022-stadiums-how-big-is-education-city-stadium-who-plays-there-what-games-will-it-host-and-how-much-did-it-cost, 12 novembre 2022
[4] Nicola Sellitti, https://ilmanifesto.it/mondiali-in-qatar-lo-scandalo-acqua, 13 novembre 2022
[5] Marina Perotta, https://www.ecoblog.it/post/8134/lecocidio-di-dubai/, 20 aprile 2009
[6] Luca Pisapia, https://valori.it/lacqua-necessaria-al-greenwashing-di-qatar-2022/, 26 ottobre 2022
[7] https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/11/08/qatar-2022-ambasciatore-dei-mondiali-khalid-salman-lomosessualita-e-un-danno-mentale/6865733/, 8 novembre 2022
[8] Mèabh Mc Mahon, https://it.euronews.com/my-europe/2022/10/05/chi-non-guardera-il-mondiale-in-qatar, 14 novembre 2022
[9] https://www.ilpost.it/2022/11/11/fifa-divieto-messaggi-umanitari-divise-danimarca-mondiali-calcio-qatar/, 11 novembre 2022
[10] https://www.adnkronos.com/qatar-2022-esercito-italiano-guida-operazione-orice-per-la-sicurezza-del-mondiale_4ji3ai59o0KhJplfkAf49s, 14 novembre 2022

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