
Mentre a Budapest centomila persone, in un caleidoscopico agglomerato di giovani soprattutto e signori di mezza età, aderenti a forze politiche quasi opposte, protestavano contro Orbàn e le sue elezioni manomesse, in Montenegro un altro “monarca”, Milo Đukanović veniva eletto.
Domenica 15 Aprile si sono recati alle urne il 64% degli aventi diritto per eleggere il presidente della Repubblica balcanica e Đukanović ha vinto con quasi il 54%. Il “monarca” era già stato presidente dal 1998 al 2002 e per altre sei volte è stato primo ministro. Il populismo andato al potere e diventato una democratura è un tratto comune a diverse realtà europee.
La vita politica montenegrina è da tempo dominata dalla dicotomia Occidente vs Oriente, Europa/USA vs Russia che ha avuto momenti tesi al momento dell'adesione del Montenegro alla Nato che avveniva lo scorso anno. Il principale avversario del vincitore, anche per la sua contrarietà alla Nato, è stato Mladen Bojanić che ha ottenuto oltre il 33% dei consensi supportato dalla maggior parte dei partiti d'opposizione.
Bisogna dire che Đukanović ha « ricevuto l‘endorsement del premier albanese Edi Rama e del primo ministro kosovaro Ramush Haradinaj, permettendo al montenegrino di allargare ulteriormente la propria base alle minoranze » [1].
Tra le poche aree in cui Đukanović non ha dominato troviamo Budva, capitale del turismo montenegrino, dove non è andato oltre il 43%. Nella capitale Podgorica, dove si voterà a breve per l'amministrazione, ha di poco superato il candidato dell'opposizione.
Quest'ultima ha dischiarato che «si sarebbe trattato di elezioni irregolari sottolineando le numerose pressioni che sarebbero state esercitate sugli elettori. Secondo la polizia però sarebbero poco meno di una trentina le denunce di irregolarità e violazioni della legge elettorale pervenute durante il voto di domenica. I Democratici del Montenegro hanno postato un video in cui si documenterebbe un acquisto di voti» [2].
Non è solo questione di pressioni. Si tratta di una situazione molto più grave ed è chiara la strategia dell'Europa e degli USA diretta ad avere un altro paese nella propria orbita sottraendola a quella russa. Altrimenti non si spiegherebbero «un debito pubblico che galoppa senza controllo, vari scandali di corruzione che toccano l'inner circle dell'allora premier uscente e i report della Commissione Europea e di istituzioni internazionali che certificano i regressi democratici del paese e della sua classe dirigente. È lo scenario che caratterizza il Montenegro, a cui va sommato il passato di Đukanović, condannato per contrabbando internazionale di sigarette dalle procure di Bari e Napoli (ma salvo grazie all'immunità). È la ragione per cui l'organizzazione internazionale non governativa Organized Crime and Corruption Reporting Project aveva decretato nel 2016 “uomo dell'anno per il crimine organizzato” l'allora primo ministro montenegrino Milo Đukanović» [3].
Pasquale Esposito
[1] Gianluca Samà, “Montenegro: Milo Đukanović vince le elezioni presidenziali”, http://www.eastjournal.net/, 16 aprile 2018
[2] “Đukanović di nuovo presidente del Montenegro”, https://www.balcanicaucaso.org/, 16 aprile 2018
[3] Francesco De Palo, “Montenegro, ancora Djukanovic. Più vicino l'ingresso in Nato e Ue”, http://formiche.net/, 16 aprile 2018
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