
La strage continua inarrestabile, anche morti sul lavoro. Si muore tutti i giorni. Ad ogni età e su tutto il territorio nazionale. Ieri un operaio venticinquenne è morto nel suo primo giorno di lavoro. L'anno scorso, secondo stime prudenziali dei sindacati, sono morti in 1.500 e centinaia sono quelli che hanno perso la vita nei primi mesi del 2023. È evidente che l'attenzione e le soluzioni per rendere più sicuri i posti di lavoro non è una priorità, lo sono i fatturati, la crescita e i profitti. Qualche settimana fa Pierpaolo Bombardieri, segretario della UIL, in un'intervista a il manifesto dice che «davanti ai dati che ci dicono come l'80-90% delle imprese non rispettano le norme, […] serve approvare definitivamente la Procura nazionale contro i morti sul lavoro e cambiare la riforma Cartabia che, non dando priorità ai procedimenti per morti sul lavoro, manda in prescrizione in appello moltissimi processi. In Italia abbiamo previsto addirittura l'”omicidio nautico”, perché non riusciamo a chiamare i reati delle imprese che speculano sulla sicurezza “omicidi sul lavoro”?».
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