
In Myanmar la situazione è oramai degenerata con i militari, sordi a qualunque pressione, sempre determinati a reprimere le proteste contro il colpo di stato del 1° Febbraio scorso. Secondo le associazioni presenti nel paese le vittime ufficiali uccise sono 217 ma si teme che la cifra sia più alta. Gli arresti non si contano e tra questi, secondo l'ufficio per i diritti umani delle Nazioni Unite ci sono decine di giornalisti di cui 19 sono ancora detenuti.
Le proteste, inclusi scioperi, sono diventate sempre più estese, anche in piccole città, e sono anche degenerate in rivolte e disordini che hanno preso di mira anche le attività della comunità cinese.
Questa situazione va ad aggravare una realtà economica molto provata a causa della pandemia e con aziende straniere che stanno ripensando agli investimenti in Myanmar. Il rischio è che la povertà continua ad allargarsi e che molte famiglie, a causa dell'aumento dei prezzi, non abbiamo risorse per sfamarsi. E tra queste famiglie fragili ci sono anche quelle della martoriata comunità Rohingya.
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