
Lo “sciopero silenzioso” di oggi in Myanmar è stato una prova di forza, soprattutto organizzative, contro la giunta militare che da febbraio, con un colpo di stato ha preso, il potere. Gli oppositori hanno chiesto e ottenuto la chiusura di molte attività su tutto il territorio nazionale. La Associated Press riporta come a “Yangon, la città più grande del paese, e altrove, le foto sui social media hanno mostrato strade normalmente trafficate e prive di traffico. Di solito i mercati e le piazze affollate sono rimaste tranquille ore prima dell'inizio ufficiale dello sciopero”. La situazione non era molto diversa in altre città. Chi ha chiuso rischia pesanti conseguenze da parte del regime. Un regime che, pur negando sempre ogni circostanza, continua a reprimere violentemente: il 5 dicembre a Yangon 5 persone sono state uccise con un'auto di militari che si schiantava contro i manifestanti; il 7 dicembre a Sagaing, nel nord ovest, i soldati sono stati accusati di aver arrestato e ucciso 11 civili. Lunedì è arrivata la condanna diAung San Suu Kyia quattro anni di carcere (tramutati in due) per incitamento e violazione delle norme sul coronavirus.
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