
La tregua in Libia è solo una firma sbiadita. Si continua a combattere e ad accumulare armi e militari. L’inviato speciale dell’ONU in Libia, Ghassan Salamè ha denunciato le sistematiche violazioni. Nel frattempo l’UNHCR annuncia lo stop delle operazioni, perché troppo pericoloso, nel centro di transito di Tripoli dove ci sono 1700 migranti.
Haftar continua a bombardare e a tenere bloccato la produzione di petrolio per una perdita totale di circa mezzo miliardo di dollari; il suo entourage denuncia, come riferisce tutta la stampa, che «una nave turca carica di armi avanzate, munizioni e missili antiaerei è approdata nel porto di Tripoli sotto la protezione di due navi da guerra turche. Queste armi sono già nelle mani di gruppi estremisti a Tripoli e a Misurata». Il presidente francese Macron protesta perché la Turchia non ha «posto fine alle sue interferenze nella crisi», Erdoğan risponde a muso duro sostenendo che è «la Francia la più grande minaccia all’integrità territoriale e alla sovranità della Libia».
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