
Oibò. Oggi è il 3 dicembre ed è la giornata internazionale dei diritti delle persone con disabilità. E io non ho scritto ancora nulla. Il peggio è che non ho nessuna idea brillante da comunicare al mondo su cui fare ironia per esporre ragioni e torti, meraviglie e miserie del vivere in disabilità. Tra l’altro oggi è anche una giornata di un profondo autunno milanese, un po’ oscura, un po’ grigia. Per giunta è già pomeriggio inoltrato e non mi sono neanche cambiato. Ho addosso ancora i vestiti della notte. Troppo faticosa quell’oretta e mezza di preparativi tra calze, scaldamuscoli, pantaloni, maglietta, maglione, più un altro maglione e più giacca in bilico sul deambulatore. Fa freddo, hanno anche abbassato le temperature dei riscaldamenti e diminuito le ore di accensione dei caloriferi. Però nonostante il freddo prevale la pigrizia, e sono alla scrivania tentando di raccogliere le idee.
Potrei scrivere di quando gli operatori della Sala Blu delle Ferrovie dello Stato mi hanno fatto cadere dalla carrozzina invece di portarmi al posto prenotato. No. Di questo ho già scritto e mi sono arrivate anche scuse impeccabili. Ho la mail ingombra di bellissime lettere di scuse per ogni evenienza. Ecco potrei raccoglierle e pubblicarle come omaggio a enti e istituzioni che si sono prodigati in scuse. Ma a vincere è la noia. Non farò un lavoro filologico sulle scuse.
Potrei parlare degli alberghi e del mio modo di fare turismo. Ma anche di questo ho già parlato. Temo che interessi a pochi sapere quante volte ho litigato con gli albergatori, tutti squisitamente gentili, ma tutti o quasi totalmente inadeguati al turismo accessibile. C’è una cosa però che gli albergatori sanno fare bene: i pittogrammi. I pittogrammi che usano, quelli con carrozzina e silhouette dell’omino che spinge, simbolo della disabilità sono splendidi, ben incollati e ben disegnati. Purtroppo anche il turismo accessibile è un po’ un argomento trito e ritrito.
Airbnb mi ha invitato alla conferenza stampa sul turismo accessibile. Li ho chiamati. Questa volta sono stato io a sfoderare una straordinaria gentilezza dichiarando che mi sarebbe stato difficile fare una recensione sui loro servizi. Troppe volte il dichiarato e l’effettivo erano stati distanti mille chilometri. Semmai parlerò dei loro servizi, lo farò dopo aver visitato i loro luoghi.
Forse potrei parlare dei fondi che lo Stato dà alle Regioni e che le Regioni danno ai Comuni per finanziare la vita indipendente delle persone disabili, sono i cosiddetti Titoli sociali o misura B2. Ma anche questo è un triste capitolo. È da tre anni che combatto con il Comune di Milano. La prima causa l’ho vinta e alla fine hanno erogato il contributo. La seconda l’ho persa e ho dovuto pagare le spese processuali. La terza volta non ho avuto accesso ai fondi. Lì non si sono neanche scusati. È arrivata una mail asciutta in cui mi scrivevano Si comunica che la sua richiesta di Misura B2 Anno 2022 in base alla graduatoria definitiva è stata valutata come: IDONEA MA NON FINANZIABILE: in presenza dei requisiti di accesso ma non finanziabile. Più che un documento ufficiale sembrava il plot di un film comico.
È bello il mondo dei diritti. Mi conforta sapere che lo Stato riconosce che ho dei bisogni, che contemporaneamente con estrema gentilezza ed eleganza si scusa per non poter soddisfare i miei bisogni. È bello sentirsi parte di una comunità e di uno Stato che si prende cura dei più fragili. Insomma è il 3 dicembre è non ho un argomento toccante, lacrimevole, essenziale sulla disabilità. Non riesco proprio a trovare un argomento intrigante, se non quelli vecchi triti e ritriti.
Credo poi che la mia vescica neurologica interessi a pochi. Non è un tema affascinante, da dibattiti sulle reti televisive nazionali, sapere che tra una visita e l’altra intercorrono mesi e che neanche la disabilità costituisce titolo prioritario per accedere a delle visite mediche con il sistema sanitario nazionale. Altra cosa è la sanità privata. Tra l’altro è un po’ di tempo in cui non sento più parlare di medicina territoriale. Forse l’Accademia della Crusca ha inserito il termine tra le volgarità e le parolacce in uso negli slang popolari. Per questo non è più conveniente parlare di medicina territoriale.
Si, potrebbe esserci un argomento interessante, quello del ministero della disabilità e del relativo ministro senza portafoglio. Non ricordo il nome. Sarà mica perché gli interventi di questo ministero, di questo ministro sono stati talmente diffusi e numerosi che è stato difficile ricordarsene?
Insomma di tutti gli argomenti che ho trovato non ce n’é nessuno che abbia un certo appeal.
Forse l’unica cosa che mi rincuora è che conclusa la pandemia, o perlomeno modificato il modo in cui le istituzioni e la stampa ne parlano, almeno sono rimaste le puttane.
La sera quando è buio, un po’ come i gatti in cerca d’amore mi fermo a chiacchierare con loro. Sono di una gentilezza squisita, affabili, signorili. Ecco questa è forse una delle ultime forme di assistenza e attenzione alla disabilità rimaste nella nostra società. Almeno ci sono le puttane e qualche calice di vino bevuto alla salute di chi inonda la politica, la stampa, la comunicazione di retorica sulla disabilità.
Viva le puttane.
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