
La Nigeria è destinata a diventare il terzo paese più popoloso al mondo entro il 2045, dopo India e Cina. e le sue elezioni presidenziali svoltesi il 25 febbraio sono importanti non solo per i suoi cittadini ma anche per il resto dell'Africa e per il resto del mondo. Matthew Page, uno degli analisti ed esperti della rete del Carnegie Endowment for International Peace, «descrive le elezioni come un'opportunità per il processo democratico della Nigeria “per inviare al mondo un messaggio di prova della vita”. Con la democrazia in ritirata in tutto il continente, alcuni analisti affermano che una buona elezione in Nigeria rivitalizzerebbe le speranze dei riformatori democratici in altri paesi, con molte delle questioni che risuonano altrove» [1].
Un dato non trascurabile, in un mondo dove c'è la tendenza a modificare le costituzioni per allungare i mandati presidenziali, è l'uscita di scena – dopo due mandati come prevede la Costituzione – dell'attuale presidente e capo del Governo, Muhammadu Buhari dell'All Progressives Congress (APC) che nel 2015 portò alla presidenza un partito di opposizione.
Le elezioni necessitano di un'organizzazione complessa dati i 176.848 seggi elettorali da allestire e far funzionare per consentire il voto a 94 milioni di registrati e in un paese con un livello di insicurezza diffuso. Anche se le operazioni di voto hanno registrato ritardi significativi e alcune violenze in alcune aree, le preoccupazioni della vigilia sono svanite. Nonostante tutto le elezioni si sono svolte regolarmente e questo è un altro segnale importante per un paese che attraverso un periodo di grandi difficoltà e a varie livelli.
I risultati delle elezioni si avranno in settimana anche per i problemi tecnici riscontrati dal nuovo sistema elettronico (INEC). Verrà eletto presidente chi otterrà la maggioranza semplice ma solo se ha ottenuto il 25% dei voti in almeno due terzi dei 36 stati che compongono la federazione. Finora, dalla fine della dittatura nel 1999, non si è mai fatto ricorso al ballottaggio.
I significativi progressi in campo della rappresentanza e della trasparenza nei processi di voto (incluso l'introduzione dal 2011 delle schede elettorali biometriche dal 2022 l'invio dei risultati alla piattaforma INEC accessibile a tutti) non sono andati di pari passo con la fornitura di servizi alla cittadinanza, a causa anche del fatto che sia stata
«prestata molta meno attenzione alle entrate, alla creazione di una burocrazia efficace e all'incoraggiamento di un forte scambio di idee tra governo e società civile. In effetti, gli sforzi per rafforzare la responsabilità politica hanno talvolta minato la capacità dello stato di fornire beni pubblici e proteggere i cittadini dalla violenza. […] Dopo decenni di governo militare irresponsabile, i gruppi della società civile nigeriana hanno – non irragionevolmente – resistito agli sforzi per aumentare le tasse, sostenendo che il governo deve dimostrare di essere in grado di fornire beni pubblici prima di guadagnarsi il diritto di tassare la società. Incapaci di sostenere in modo convincente la tassazione senza la base imponibile per fornire servizi sufficienti, i politici nigeriani hanno semplicemente evitato la questione, portando a un accordo implicito tra lo stato nigeriano e la società: lo stato fornisce servizi pubblici scarsi o nulli e i nigeriani pagano poco o nessuna tassa. La Nigeria raccoglie appena il cinque per cento del suo PIL in tasse, uno dei rapporti tasse/PIL più bassi al mondo e ben al di sotto della media dei paesi africani (16 per cento) o di quella delle nazioni più industrializzate (33 per cento)» [2].
L'insicurezza dei cittadini è una costante da anni in Nigeria, con violenze in aumento e sarà una delle questioni più scottanti da risolvere per il nuovo presidente. Infatti
«vaste zone del paese sono coinvolte dall'azione destabilizzante di attori più o meno strutturati: oltre alla nota insurrezione jihadista condotta nel nord-est da Boko Haram (dove in anni recenti una sua derivazione, l'Islamic State West Africa Province o Iswap, si è fatta anche più pericolosa), il separatismo armato è riemerso nella già citata area del Delta del Niger, le faide comunitarie tra pastori e agricoltori sono diventate un fenomeno ricorrente ed esteso, mentre il banditismo e la criminalità organizzata, inclusi i sempre più frequenti rapimenti, si stanno rapidamente diffondendo in ampie parti del territorio nazionale. Al largo della costa, la pirateria ha intanto reso il Golfo di Guinea il mare più pericoloso del mondo. L'insicurezza diffusa ha generato 3,2 milioni di sfollati interni» [3].
Secondo le stime dell'African Center ci sarebbero 10.000 morti a causa di attacchi violenti nel 2022 e altre 5.000 sarebbero state rapite.
La violenza è anche quella dei militari e della polizia. Un'approfondita indagine della Reuters, «almeno dal 2013, l'esercito nigeriano ha condotto un programma di aborto segreto, sistematico e illegale nel nord-est del paese, ponendo fine ad almeno 10.000 gravidanze tra donne e ragazze» [4]. Anche la polizia è stata messa sotto accusa, in particolare dal “Movimento End SARS”. La SARS (Special Anti-Robbery Squad) è un nucleo della polizia nigeriana nato per contrastare alcuni reati e smantellata a fine 2020 dopo accuse di violenze e malversazioni. Nel 2017 nasceva il movimento per combattere «abusi compiuti dagli agenti della SARS contro i civili nigeriani, per poi allargarsi e diventare una più trasversale protesta contro l'inefficienza e l'incapacità del governo nigeriano. Nel 2020 il movimento aveva organizzato una serie di grosse proteste di massa in tutte le principali città nigeriane, considerate senza precedenti e seguite da diverse manifestazioni di solidarietà anche all'estero. Le proteste antigovernative del movimento End SARS sono state “una delle poche cose su cui i giovani nigeriani sono d'accordo”, ha detto al Financial Times la giornalista nigeriana Jola Ayeye, riferendosi all'estrema varietà etnica, culturale e religiosa della Nigeria. Le proteste erano state represse con violenza e diversi manifestanti erano stati uccisi» [5].
La Nigeria, da anni, sta affrontando un serio ritardo nella crescita economica dopo che tra il 2000 e il 2014 il Pil era cresciuto mediamente del 7,7% all'anno. La sua economia deve le sue fortune al petrolio, oltre ad altre risorse naturali, essendo uno dei primi produttori africani. La pandemia e la guerra in Ucraina hanno aggravato ulteriormente la situazione. Gli introiti del petrolio e delle altre risorse non sono stati utilizzati per sostenere la crescita di altri settori dell'economia e soprattutto i benefici non hanno riguardato la stragrande maggioranza della popolazione. Infatti la Nigeria già nel 2018, sopravanzando l'India, aveva il maggior numero di poveri estremi, stimati in 91 milioni su oltre 200 milioni di abitanti. Le ultime stime riveriscono di 71 milioni di individui che vivono in povertà assoluta, cioè con meno di 1,90 dollari al giorno. Secondo il National Bureau of Statistics il 63% della popolazione di circa 210 milioni di abitanti è ora “multidimensionalmente povero“. Un rapporto della Banca Mondiale
«molti nigeriani, specialmente nel nord del paese, mancano anche dell'istruzione e dell'accesso alle infrastrutture di base, come l'elettricità, l'acqua potabile e migliori servizi igienici. Il rapporto rileva inoltre che i posti di lavoro non traducono il duro lavoro dei nigeriani in un'uscita dalla povertà, poiché la maggior parte dei lavoratori è impegnata in aziende agricole domestiche su piccola scala e imprese non agricole; solo il 17% dei lavoratori nigeriani detiene i lavori salariati più adatti a far uscire le persone dalla povertà».
La disoccupazione sfiora il 50%, soprattutto fra i giovani che spesso prendono la via dell'estero. E se si pensa che il 70% (Italia, 28%) della popolazione ha meno di 30 anni e l'età media è 18 anni si può comprendere quanto sia drammatica la situazione. L'inflazione al 21% fa il resto. Come se non bastasse il governo, a fine ottobre 2022, attraverso la banca centrale ha decretato la sostituzione di tutte le naira (la moneta locale) in circolazione con nuovi tagli che non sono arrivati a sufficienza generando una diffusa mancanza di liquidità nel paese. Il provvedimento è «oggetto di numerosi ricorsi giudiziari, aveva lo scopo di controllare l'inflazione, porre fine al riciclaggio di denaro e limitare l'acquisto di voti. Ma la sua implementazione si è rivelata estremamente caotica» [6].
Data la composizione della popolazione potrebbero essere proprio i giovani a determinare il risultato elettorale in Nigeria, dove si vota non solo per la carica di presidente ma anche per eleggere i rappresentanti dei due rami dell'Assemblea nazionale, la Camera dei rappresentanti e il Senato. La corruzione diffusa è una delle accuse più diffuse alla classe dirigente del paese.
I candidati presidenziali, tutti nominati con il sistema delle primarie di partito sul modello americano, sono 18. Ma di fatto quelli che si contenderanno la carica sono tre: Bola Tinubu (APC), Atiku Abubakar del Peoples Democratic Party (PDP) e Peter Obi del Labour Party (LP).
Prima di fare un cenno ai candidati, è da sottolineare un altro aspetto da considerare nelle elezioni presidenziali della Nigeria, fortemente legato alla sua multiforme composizione etnico-religiosa.
«Storicamente i partiti nigeriani si sono alternati proponendo candidati del nord e del sud del Paese, riconoscendo la fragile ed equilibrata composizione musulmano-cristiana e la diversità etnica del Paese. L'APC ha seguito questa rotta con Tinubu proveniente dal sud, date le radici settentrionali di Buhari. Con Abubakar anche originario del nord, il PDP sta ignorando questa norma. Allo stesso tempo, Tinubu, un musulmano, ha scelto come suo compagno di corsa alla vicepresidenza l'ex governatore dello stato del Borno Kashim Shettima, un altro musulmano. Ciò infrange un'altra norma per garantire l'equilibrio religioso sul biglietto. Al contrario, Abubakar ha scelto Ifeanyi Okowa, un cristiano e attuale governatore dello stato del Delta come sua scelta alla vicepresidenza» [7].
Il settantenne Bola Tinubu appartiene allo stesso partito del presidente uscente e ne rappresenta la continuità, ex governatore dello stato di Lagos, con un forte seguito nel partito e nel territorio. Il settantaseienne Atiku Abubakar, ex vicepresidente ed ex governatore dello stato di Adamawa, sconfitto da Buhari alle elezioni del 2019. Il più giovane dei tre (61 anni) è Obi ex governatore dello stato di Anambra, ricco uomo d'affari delle elezioni con una campagna elettorale basata sulla lotta alla corruzione e al, nel sud-est, sostenuto dall'influente ex presidente Olusegun Obasanjo e dalle chiese cristiane è l'outsider di queste elezioni che piace ai giovani.
Fare previsioni per la vittoria finale è difficile anche perché un sondaggio del 2022 rilevava che solo il 39% dei nigeriani si sentiva vicino a un partito politico [8].
Pasquale Esposito
[1] Jason Burke, Nigeria election 2023: what are the issues and why is this vote different?, 24 febbraio 2023
[2] Amaka Anku, Nigeria's Democratic Malaise, 22 febbraio 2023
[3] Giovanni Carbone, Nigeria, elezioni 2023: incertezza politica, difficoltà economiche, insicurezza diffusa, 27 gennaio 2023
[4] Paul Carsten, Reade Levinson, David Lewis e Libby George, The abortion assault
[5] Alle elezioni in Nigeria decideranno i giovani, 22 febbraio 2023
[6] Liza Fabbian, Au Nigeria, les pénuries de cash et de carburant pèsent sur la campagne présidentielle, 9 febbraio 2023
[7] Joseph Siegle e Candace Cook, Africa's 2023 Elections: Democratic Resiliency in the Face of Trials, 31 gennaio 2023
[8] Jason Burke, ibidem
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