
Con ancora le ferite di Bussi sanguinanti per gli enormi danni subiti, con la sola sicurezza di essere riusciti a coprire provvisoriamente la discarica inquinante “Tre Monti”, con l’impossibilità attuale di individuare risorse economiche e modalità indiscutibili per la definitiva messa in sicurezza della zona, il mondo ambientalista abruzzese si mobilita con un Festival A TRIVELLE ZERO che si tiene a San Vito (CH) dal 12 al 16 Agosto. La manifestazione si concluderà a Lanciano presso il Parco del Diocleziano con “Curre Curre Guagliò” dei 99Posse il giorno 16 alle ore 22,30. Una cinque giorni ricca di appuntamenti che vorranno definire le azioni da intraprendere a tutela del territorio minacciato.
Sono organizzati dibattiti, proiezioni di documentari, mostre fotografiche ed iniziative musicali. Impegnatissimo il coordinamento dei comitati nei giorni immediatamente precedenti l’evento data l’adesione che ormai riguarda tutta la collettività come i 60.000 nella manifestazione di Lanciano del maggio scorso hanno dimostrato. Saranno anche presenti i rappresentanti dei comitati a tutela del territorio dalla Sicilia al Veneto, dal Friuli alla Valle d’Aosta e i movimenti ambientalisti più noti ed alla ribalta delle cronache nazionali degli ultimi anni.
Il tutto accade in una Regione con il nervo scoperto a causa del disastro di Bussi e all’immediato indomani della doppia autorizzazione del ministero dell’Ambiente, a guida Gian Luca Galletti, e del ministero dei Beni Culturali di Dario Franceschini del governo Renzi al progetto Ombrina Mare della multinazionale Rockhopper. Il popolo ambientalista sarà quindi chiamato a definire quali azioni dovranno essere messe in pratica verso chi di fatto sembra abbia rimesso le Valutazioni di Impatto Ambientale solo successivamente allo scavo delle condotte ed agli ancoraggi della mega nave raffineria denominata FPSO ( foating production storage and offloading unit: nave di oltre 300 mt. per lo stoccaggio di prodotti petroliferi fino a 2 milioni di barili). Va anche ricordato che i rappresentanti dei comitati e movimenti sono ancora in attesa di convocazione regionale di un tavolo di lavoro permanente annunciato e non ancora attivato. Il clima sembra quindi abbastanza caldo e come sempre accade in questi casi, quando cioè la ricerca del confronto e di punti di incontro, difficili ma sempre possibili, viene messa da parte con atti facilmente assimilabili a prepotenza, non è difficile ipotizzare atteggiamenti poco edificanti e proficui da parte di tutti gli attori.
Certo chi dovrà dettare l’agenda se l’esigenza dell’Ambiente o quella dell’Economia e della Finanza è un quesito antico e difficilissimo e rispolvera antichi dubbi come ad esempio quello relativo al nucleare che, posizionato al ridosso dei nostri confini nazionali, ci imponeva gli stessi rischi della popolazione confinante destinando però solo ad essi i benefici energetici. Di fatto è quanto affermato dal Prof. Prodi nel suo editoriale su “Il Messaggero” del 18 Maggio scorso in cui definiva i rischi delle determinazioni adottate dalla Croazia sulla possibilità di sfruttamento energetico sulla dorsale adriatica a confine tra i due mari. Tali provvedimenti avrebbero fatto assurgere a nazione tra le più ricche e dotate energeticamente i nostri dirimpettai Croati lasciando a noi solo i rischi di un possibile inquinamento marino. Magari adesso è possibile avere davvero sistemi ad altissima tecnologia sostenibili e ad impatto zero sull’ambiente; è possibile che si possa sperare davvero in amministratori dal comportamento ineccepibile ed eticamente inattaccabile che non nascondano mai rischi e benefici; è possibile che le multinazionali dell’energia non perseguano esclusivamente i loro profitti e quelli dei loro “amici”, e che siano alla ricerca di un equilibrio sostenibile e sicuro perché consapevoli che, distrutto l’ambiente, hanno anche distrutto la loro esistenza e quella dei loro discendenti; è possibile sperare che i nostri politici, chiamati a decidere, non saranno un giorno interessati da provvedimenti della magistratura quando ormai i guasti saranno prodotti e non si avranno più forze, mezzi e risorse per eliminare i danni procurati. Sappiamo bene che tutto ciò adesso è solo utopia. Sappiamo anche che, le ultime disposizioni governative su Ombrina non possono essere adottate come imposizioni sulla volontà popolare, già ampiamente sfiduciata da quanto questa storia contemporanea ci racconta in tema di etica. Sappiamo infine che l’Abruzzo, e con esso tutto l’Adriatico, non cederà.
Emidio Maria Di Loreto
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