
Filosofia al mare, la manifestazione che si svolge in Abruzzo a Francavilla e a Ortona, giunge alla sua quinta edizione, con le Conversazioni sul Bene.
La formula scelta dagli organizzatori, la qualità dei relatori e la rilevanza dei temi proposti, anno dopo anno, hanno contribuito al successo di Filosofia al Mare. A Carlo Tatasciore, direttore scientifico dell'iniziativa, abbiamo rivolto alcune domande per conoscere meglio le radici di questo successo.
Movimento. Foto Silvia Bordini
Siamo alla quinta edizione di Filosofia al Mare. La manifestazione inizia ad avere, quindi, una sua densità e una sua specifica rilevanza. Possiamo tracciare un bilancio del percorso fin qui fatto?
Fare bilanci, in generale, è molto impegnativo e richiede una chiara visione di ciò che all'inizio dell'impresa si era preventivato.
Ci provo brevemente, anche se non sono sicuro che si tratti di un vero bilancio. Nel caso di “Filosofia al Mare” metterei anzitutto nel conto una lunga attività precedente, che nel corso di più di un decennio ha portato nel nostro territorio, in tutte le stagioni, i più noti filosofi italiani.
La quantità di conferenze e interventi a convegni tenuti da illustri esponenti della cultura filosofica italiana e straniera supera il centinaio. La tradizione culturale e turistica di Francavilla ha poi permesso di affrontare l'impresa senza alcun “imbarazzo”, anzi, la vocazione di Francavilla a farsi “centro” – almeno logisticamente inteso – di un più vasto territorio è apparsa subito un punto di forza.
Il fatto è che Francavilla è, per così dire, il mare di Chieti, ma è nel contempo attaccata a Pescara. Ecco: questi precedenti risultati hanno rappresentato il patrimonio di avvio.
Sul piano della proposta culturale, gli elementi insostituibili sono qualità e specificità filosofica dell'evento, pur rispettando il vincolo della chiarezza, che è da ritenere il principale merito di ogni filosofo. Ritengo di poter dire che tali elementi siano condivisi da tutti gli ospiti che ogni anno intervengono e che volentieri ritornano. Un altro aspetto significativo che ricorderei è l'atmosfera coinvolgente che i relatori sono riusciti ogni volta a creare. Da questo punto di vista, il bilancio è senz'altro positivo perché chi ha partecipato – alla luce delle attestazioni spontanee – si è sentito realmente “avvicinato” alla e dalla buona filosofia. Nemmeno la complicità dell'estate va sottovalutata: quella estiva e serale è una concentrazione “strana” (così l'ho chiamata) ma di cui tutti sentiamo il bisogno in un periodo, anche breve, di lontananza dagli impegni di lavoro.
“Conversazioni sul bene”: il tema di quest'anno appare particolarmente impegnativo. La qualità degli ospiti che si alterneranno nei diversi momenti della manifestazione lascia presagire un'edizione molto interessante, anche per quella parte di pubblico che si avvicina sporadicamente alla filosofia e ai suoi temi. Come si determina la scelta degli argomenti?
Credo che, nonostante tutti gli specialismi esistenti nel campo attuale della ricerca filosofica, nell'immaginario collettivo alla filosofia sia riconosciuto il compito di coltivare quel terreno delle cosiddette “questioni ultime”, che, prima o poi, balzano in primo piano, senza che lo si voglia, anche nella più distratta attenzione.
Questioni, dunque, caratteristicamente “filosofiche” sono quelle di vasta apertura, intorno a cui si crea anche dissidio, impossibilità di un accordo: eppure la filosofia non smette mai di cercarlo. A questo genere di questioni appartiene quella classicissima del bene. Quest'ultimo, peraltro, risulta essersi particolarmente allontanato, in senso materiale etico e civile, dalle nostre prospettive quotidiane, sostituito piuttosto da una crescente inquietudine e a volte disperata incertezza. Forse vale la pena rilanciarlo nell'immaginazione, nella speranza e nel progetto proprio quando l'attesa di una vita giusta e buona sta deludendo impietosamente le aspettative dei più.
Sarei contento di fornire così un piccolo contributo a ridar forza, nello spazio pubblico, al senso della possibilità in questo nostro tempo, in cui prevale quella che Salvatore Veca ha chiamato “dittatura del presente”.
Naturalmente il domandare filosofico non si identifica con la pura analisi del presente, ma cerca di comprendere, in forme e atteggiamenti anche molto divergenti fra loro, il proprio tempo senza rimanerne prigioniero, per “pensarlo”, appunto, e pensare ciò che non è ancora semplicemente dato.
Non dimentico però che, alla fin fine, quelle che proponiamo rimangono “conversazioni”, che cioè ci muoviamo pur sempre nell'ambito dell'”utilità dell'inutile”.
Quale rapporto si è creato tra il Festival e il territorio che lo ospita?
La mia è una prospettiva molto realistica, cioè so che le iniziative che vogliono durare e trasformarsi in positiva tradizione condivisa hanno bisogno di tempo e devono saper creare intorno a sé una condivisione ampia e vissuta a diversi livelli.
Credo che ciò sia tanto più vero per un'iniziativa che mette al centro la filosofia, che cioè non serve a offrire un semplice svago, ma ambisce a rappresentare un evento culturale nel senso migliore del termine. Pertanto sono ben consapevole che gestire il “sacrificio” di risorse collettive per la realizzazione di un evento di questo tipo implica una responsabilità, in senso lato, “politico”, significa in qualche modo rispondere alla “città”. Ma sono certo che ci si sta muovendo con continuità nella giusta direzione. A testimoniarlo è anzitutto l'inserimento dell'iniziativa nel calendario delle manifestazioni culturali sia del Comune di Francavilla sia del Comune di Ortona: i loro rispettivi sindaci, l'avv. Antonio Luciani e il dott. Vincenzo D'Ottavio, hanno espresso già al termine dell'edizione precedente – che è stata la prima in cui si è realizzata la partnership tra le città da loro guidate – la volontà di proseguire nella collaborazione.
Questo è stato un primo chiaro segnale “istituzionale”, che si è venuto ad aggiungere alla crescente simpatia espressa dagli operatori turistici.
Un'ulteriore conferma del fatto che la stima nei confronti dell'iniziativa sta crescendo, è venuta dal sostegno che quest'anno anche la CariChieti ha voluto concedere. Insomma, pur in tempi di crisi, tali collaborazioni, insieme all'eco positiva suscitata nel territorio, consentono di portare avanti questa iniziativa che mi auguro sia sempre più apprezzata e meriti di esserlo.
Antonio Fresa
Incontri: Conversazioni sul Bene
Francavilla al Mare, Piazza Sant'Alfonso, ore 21.30
– Giovedì 10 luglio: Carla Bagnoli e Massimo Donà, con improvvisazione conclusiva di Massimo Donà alla tromba
– Venerdì 11 luglio: Enrico Berti e Franco Rella
– Sabato 12 luglio: Michela Marzano e Umberto Curi
– Giovedì 17 luglio: Vito Mancuso, con Michele Selva al sassofono
Ortona, Piazza del Teatro “F.P. Tosti”, ore 21.30
– Venerdì 18 luglio: Remo Bodei e Vito Mancuso
– Sabato 19 luglio: Nicla Vassallo e Antonio Gnoli, con reading di Domenico Galasso
– Domenica 20 luglio: Achille Varzi e Gereon Wolters, con reading conclusivo di Claudio Calosi
Per saperne di più:
https://web.archive.org/web/20210613162826/https://filosofiaalmare.orthotes.com/
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