
Massimo Gagliani, laureato in Medicina e Chirurgia, specializzato in Odontoiatria e Ortodonzia, attualmente Professore Associato di Malattie Odontostomatologiche presso l'Università degli Studi di Milano, autore di innumerevoli pubblicazioni scientifiche su riviste nazionali e internazionali, è da sempre un grande appassionato di musica jazz. Recentemente ha scritto un originale monologo teatrale dal titolo Note in bianco e nero, portato in scena da Corrado Tedeschi al Teatro Franco Parenti di Milano con la regia di Marco Rampoldi.
Il testo dà vita a un personaggio immaginario che tutti noi jazzofili abbiamo sognato di essere e nel quale ci riconosciamo immediatamente con invidia e malinconia. Si tratta di un fotografo che vive e lavora a New York negli anni 40 e 50, frequenta i mitici jazz club dell'epoca, come il 3 Deuces, il Birdland, il Minton's, il Village Vanguard, e ha modo di conoscere e fotografare i grandi musicisti che vi si esibivano (Charlie Parker, Dizzy Gillespie, Thelonious Monk, Bud Powell, Jerry Mulligan).Tra questi i due più grandi: il pianista Bill Evans e il trombettista Miles Davis.
Resta particolarmente colpito e affascinato dalla loro personalità: Evans è fragile, instabile, introverso, insicuro, sempre più vittima della dipendenza dagli stupefacenti; Davis è aggressivo, scontroso, esibizionista ed estremamente sicuro di sé. Due personalità apparentemente agli antipodi accomunate però dalla medesima passione per la musica e dalla reciproca ammirazione.
Il fotografo, magistralmente impersonato da un malinconico e nostalgico Corrado Tedeschi, si ritrova nel suo studio, circondato dalle sue fotografie e dai suoi dischi, a ricordare i tanti incontri con questi due straordinari artisti e ci regala innumerevoli aneddoti: la prima esibizione di Evans a New York, il suo progressivo degrado a causa della droga, il pranzo nel quale si umilia a chiedergli soldi per saldare i debiti con gli spacciatori; le improvvise apparizioni di Davis, la sua laconicità, la sua spavalderia, il viaggio a Parigi e la sua breve storia d'amore con Juliette Gréco.

E ci regala soprattutto la cronaca di un incontro incredibile che avrebbe dato vita a una vera e propria rivoluzione nella storia della musica jazz. Il 2 marzo 1959 Miles Davis convoca i suoi musicisti (John Coltrane al sax tenore, Julian “Cannonball” Adderley al sax alto, Paul Chambers al contrabbasso e Jimmy Cobb alla batteria) insieme al pianista Bill Evans, unico bianco del gruppo, per una seduta di registrazione presso lo studio della Columbia Records sulla 30th street di New York. Prenderà così vita Kind of blue, uno degli album più importanti, rivoluzionari e influenti dell'intera storia della musica jazz.
Ci sarà una seconda seduta di registrazione il 22 aprile dello stesso anno e il nostro fotografo assiste a entrambi gli appuntamenti, trovandosi in tal modo a essere testimone della nascita di un capolavoro. Davis arriva in studio solo con qualche foglio di carta con poche note appuntate, fornisce scarne ed essenziali indicazioni ai musicisti e li invita a improvvisare. Ed ecco prendere magicamente forma una musica nuova e intensa, allo stesso tempo semplice, di facile ascolto, e complessa e innovativa, un'esplosione di libertà e creatività che dà inizio a una nuova epoca musicale.
Per realizzare questo miracolo Davis ha bisogno di Evans, l'unico musicista in grado, in quel momento, di capire, condividere e mettere in pratica le sue idee, di dare un senso compiuto alla sua ricerca di un nuovo modo di suonare, di una nuova e maggiore libertà espressiva, di una più profonda e libera esplorazione melodica.
Ma l'ammirazione di Davis nei confronti di Evans non gli impedisce di esercitare il suo razzismo al contrario, di sfogare il suo costante risentimento nei confronti dei bianchi (del resto più che giustificato nell'America puritana e contraddittoria dell'epoca, capace di entusiasmarsi per una musica suonata da musicisti che non esita a emarginare e umiliare in ogni occasione) e, alla fine delle sessioni, gli impedisce di firmarsi come autore o coautore dei brani (nonostante in almeno due casi, per Blue in green e Flamenco sketches il suo contributo sia stato fondamentale), umiliando così il fragile e insicuro pianista. Dopo l'incisione di questo storico album i due artisti non avranno più l'occasione di collaborare insieme e neppure di incontrarsi.
Il monologo scritto da Massimo Gagliani è molto poetico, malinconico e nostalgico, permeato di affetto e ammirazione nei confronti di musicisti che hanno spesso pagato duramente in prima persona la loro incoercibile necessità di esprimere in musica il loro pensiero e i loro più profondi sentimenti.
Ricorda a tratti le atmosfere del famoso libro dello scrittore britannico Geoff Dyer Natura morta con custodia di sax del quale Keith Jarrett ebbe a dire: “E' l'unico libro attorno al jazz che ho consigliato ai miei amici. Una piccola gemma contraddistinta anche dal fatto di essere “attorno” al jazz piuttosto che “sul” jazz. Se un grande assolo è definito dall'intensità con cui il suo materiale è percepito dall'autore, il libro di Dyer è un assolo”. Sono parole che, a mio avviso, possono essere tranquillamente riferite anche alle Note in bianco e nero di Gagliani.
Corrado Tedeschi offre una prova d'attore di notevole spessore, disegnando un personaggio del tutto credibile e rendendo tangibile la malinconia del ricordo per un periodo destinato a non ripetersi mai più e il rimpianto per un mondo ormai del tutto scomparso.
Meritano una menzione e un ringraziamento anche il musicologo e consulente artistico Gianni Morelenbaum Gualberto per la preziosa ricerca di immagini e l'affermato regista teatrale Marco Rampoldi, responsabile anche, insieme allo scenografo Fabio Carturan, dell'allestimento scenico, per l'asciutta ed essenziale regia.
Note in bianco e nero è un'opera che emoziona e commuove e che ci resterà a lungo nel cuore e nella mente.
GianLuigi Bozzi
Teatro Franco Parenti – Milano
1 – 12 Dicembre 2021
Note in bianco e nero
Il genio bianco Bill Evans alla corte di Miles Davis
di Massimo Gagliani
regia Marco Rampoldi
drammaturgia e ricerca immagini Gianni Gualberto Morelenbaum
allestimento scenico Fabio Carturan e Marco Rampoldi
con Corrado Tedeschi
produzione Teatro Franco Parenti e RARA produzione
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