OGM: in Europa resta alto il rischio di invasione delle multinazionali

Tavoliere campo di grano
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In sulla questione degli è stato scritto un altro capitolo. Non è l'ultimo e purtroppo è infarcito di regole che rischiano di concedere ampi spazi a tutti coloro, in testa, che ne vorrebbero la libera adozione.
I Ministri dell'Ambiente che compongono il Consiglio Ambiente hanno approvato un testo che concede, ai Paesi membri, di vietare la coltivazione di  OGM sui propri territori. Il testo dovrà tornare al Parlamento per una seconda lettura  In ogni caso, il testo approvato oggi al dovrà tornare al Parlamento europeo per la seconda lettura dove potrebbe essere apportato qualche  cambiamento.

La decisione del Consiglio sembra però pilatesca perché non da sufficienti garanzie agli Stati nella difesa delle loro posizioni. Le assumono un ruolo formale nel procedimento per vietare gli OGM e soprattutto gli Stati membri non potranno usare nessun argomento che attenga ai danni che deriverebbero all'ambiente e nemmeno motivazioni connesse ai rischi per la salute.

I sondaggi e le opinioni dei cittadini europei ci dicono della  totale contrarietà alla coltivazione degli OGM. Le associazioni ambientaliste, Greenpeace in testa e le associazioni dei coltivatori oltre a Slowfood hanno tutte denunciato il rischio. Quei pochi Paesi europei che hanno  coltivazioni OGM (Portogallo, Romania Repubblica Ceca, Slovacchia e Spagna) e quei miseri 148mila ettari di mais transgenico rischiano di diventare una marea.
Innanzitutto ottenendo il divieto sul territorio nazionale gli Stati consentiranno alla Commissione UE, tenendo conto delle analisi dell'Agenzia competente (l'Efsa), di dare nuove autorizzazioni di sementi geneticamente modificati e le Nazioni potranno solo addurre argomentazione socio-economiche e non sanitarie o ambientali come si diceva. Ma le società che hanno presentato il nuovo seme potrebbero opporsi e a quel punto diventa un questione tra l'azienda e lo Stato. E quando passerà il Trattato USA-UE () i governi potranno essere portati in tribunale. E non un tribunale normale, ma di quelli che verrebbero costruiti ad hoc e composti da rappresentanti delle parti in causa. Soprattutto gli Stati più deboli potranno affrontare in giudizio potenti multinazionali?
L'Italia guida il prossimo semestre e a lei spetta il compito decisivo per la definitiva approvazione. Non sembra che ci sia molta voglia in giro per l'adozione di regole più stringenti.
A cominciare dalla senatrice a vita che spinge verso una  soluzione pro-OGM dimenticando che il Senato dopo aver promosso una lunga indagine conoscitiva sul tema ha spiegato che non c'è nessuna esigenza umanitaria (sfamare il mondo) dietro le richieste delle multinazionali biotecnologiche, ma l'«invenzione di geni e principi attivi, presenti negli organismi viventi animali e vegetali, riprodotti industrialmente o comunque modificati, con conseguente brevettazione e sottrazione alla libera disponibilità. Si configura così un monopolio e una privatizzazione delle conoscenze e un rapporto di dipendenza univoca da parte degli agricoltori; ne deriva inoltre che le popolazioni che, con la loro presenza e attività, hanno preservato patrimoni naturali contenenti geni e principi attivi brevettati, non ne dispongono più liberamente». Niente di tutto questo è un servizio ai popoli ma stramaledetto e bieco interesse privato.
Pasquale Esposito

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