
A Ostia ho avuto la bella e preziosa opportunità di commemorare la nascita e la morte del Pier Paolo Pasolini profeta che abbiamo fatto rivivere, con un rito collettivo che ha sua densità antropologica, ancor di più perché si è svolto in questo territorio a lui molto caro.
Nelle bellissime locandine realizzate da grafici cubani, così svincolate dai canoni classici hollywoodiani e del mainstream a cui siamo abituati, si ritrova la sua idea di vita come continua sperimentazione, continua ridefinizione di una realtà che è sempre libera e proteiforme. Opere d’arte sì ma riproducibili, perciò fuori dalla logica dell’ aura elitaria e dell’ irriproducibilità, offrono la chiave più vera per mettere in contatto Cuba e Pasolini.
C’è un uomo, una società al mondo che la soddisfi?
Indicherei Fidel Castro e Cuba.
Così risponde Pier Paolo Pasolini, nel 1968 in una “Intervista sincera sul mondo, l’arte, il marxismo“. Dichiarando apertamente il suo sostegno alla rivoluzione e poi successivamente alle proteste contro l’embargo economico statunitense. E nella sintonia così esplicita tra Pasolini e Cuba, appunto, risiede il senso del gemellaggio intellettuale, politico e profondamente umano che si è celebrato, a Ostia, un luogo che mi piace pensare doppiamente simbolico, perché il nome Ostia viene da Ostium che vuol dire “foce” ed è proprio qui che la sua vita ha trovato lo “sbocco” per grandi risonanze di vita vissuta e la più grande, tragica, delusione.
La mostra – già arrivata al Lido di Venezia in occasione della 79a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia – si compone di 31 pannelli che, esposti in tutta la loro originalità nel Palazzo del Governatorato di Ostia grazie alla disponibilità dell’Ambasciata di Cuba, sono ispirati a dieci suoi film: Accattone, Edipo Re, Decameron, Le mille e una notte, I racconti di Canterbury, Mamma Roma, Medea, Uccellacci e Uccellini, Salò e le 120 giornate di Sodoma, e Teorema. Sono stati realizzati dall’Associazione CartelON Gráfica Cubana per il centenario dalla sua nascita e rappresentano una operazione culturale di grandissimo spessore e con una straordinaria potenzialità comunicativa, specie per quel pubblico giovanile al quale l’intellettuale teneva in modo particolare e a cui stava particolarmente a cuore la libertà di creazione e la non omologazione al pensiero dominante. Le locandine realizzate con tecnica serigrafica, ci fanno respirare l’aria di quel 1959 che a Cuba fu tempo di Rivoluzione politica e culturale e colpiranno tutti coloro che la vedranno perché ritroveranno quella stessa attitudine “corsara” alla ricerca grafica e visiva, a quel varcare le soglie del noto, a quella instancabile e forsennata necessità di sperimentazione che Pier Paolo Pasolini manifestò sempre nel corso della sua vita.
C’è tutta la voglia di prendere di differenziarsi radicalmente dallo schema commerciale hollywoodiano. Partendo proprio dai presupposti della rivoluzione cubana a partire dalla quale le locandine dei film furono ripensate evitando i canoni affermati e tradizionali della cinematografia occidentale (grandi volti delle star, scene madri, slogan suggestivi). Da allora infatti, i pannelli furono così liberati dalla loro funzione pubblicitaria e venne lasciata ai grafici piena libertà interpretativa per annunciare i film, contribuendo a una vera e propria rivoluzione visuale e concettuale. Il cartellone cinematografico diventerà a tutti gli effetti un’opera d’arte esposta nelle strade dell’isola, un fenomeno grafico unico (che perdura ancora oggi a Cuba) di eccezionale qualità e creatività artistica, punto di incrocio di stili e forme espressive diverse che sono diventati un riferimento di scuola di grafica tra le più originali della seconda metà del XX secolo. Le locandine di questi film, traboccano di simbolismi e rappresentano proprio quella disposizione alla ricerca cromatica e nel disegno propria della scuola grafica cubana.
La visione delle opere, non solo nell’anno del centenario della sua nascita del 5 marzo 1922, ma addirittura nel giorno della sua morte, avvenuta proprio in questo territorio il 2 novembre del 1975, sembra quasi consentirci un omaggio all’intellettuale in un continuum di vita e morte che in qualche modo eternizza le sue intuizioni e la sua poetica. È bene ricordare queste date e fare memoria storica, in un tempo ripiegato su un eterno presente liquido, incapace di sussulti etici e valoriali, che si definisce solo per sterili contrapposizioni, pensiamo soltanto a cosa è oggi la guerra russo-ucraina e come il mondo sia incapace di trovare delle traiettorie negoziali creative per seguendo invece, pervicacemente, logiche di spartizione geopolitica dei territori, che le parti in causa invece spacciano come “giuste” e riparatorie, in un loop autistico che nessuna parte politica, o media main stream, si impegna a smontare veramente.
Pier Paolo Pasolini aveva amato il cinema sin dall’infanzia ma fu solo attorno ai quarant’anni che individuò nel cinema il mezzo più congeniale alle proprie necessità espressive e anche nel cinema portò la capacità di riflessione teorica, la forza della critica e della provocazione , l’intreccio tra arte e biografia. Fece il suo esordio come regista con Accattone nel 1961, e aveva già pubblicato una decina di libri di poesie (in italiano e in dialetto), un saggio seminale come Passione e Ideologia e due dei suoi romanzi più celebri: Una Vita Violenta e Ragazzi di Vita. Pasolini re-inventa il linguaggio cinematografico perché è un uomo di pittura, di lettere e di poesia.
La produzione cinematografica degli anni ’60 di Pasolini è semplicemente incredibile perché in ogni film il linguaggio del regista muta, si adatta al genere, in qualche modo si rinnega. E nelle locandine noi possiamo ritrovare proprio l’intersezione, l’ibridazione di queste molteplici suggestioni artistiche, sapientemente rielaborate graficamente con i cromatismi accesi latinoamericani, recuperando lo spirito pasoliniano di “ricerca” di nuove forme, linee, colori, significati nuovi, anche mitopoietici. Vi invito a verificare voi stessi che ogni locandina rappresenta infatti un universo di antropologia visiva a se, con rimandi e significati latenti, che riemergono e si esaltano.
Pasolini ha dato un immenso contributo al cinema italiano e mondiale, esplorando diversi mezzi comunicativi per esprimere il proprio pensiero, con un percorso a tratti neorealista (in Accattone, Mamma Roma), a tratti esponente di Nouvelle Vague (Il Vangelo secondo Matteo), spesso regista di un suo stile personale e a stento descrivibile come nello spiazzante e tragico Salò o le 120 giornate di Sodoma,. Il Pasolini visionario e anticipativo amava ripetere: “questo sviluppo è senza vero progresso”) incontrando l’idea di “apocalisse” dell’antropologo Ernesto de Martino e facendola rientrare nel concetto “mutazione antropologica” e cioè la trasformazione dell’essere umano da naturale ad artificiale, nella crisi apocalittica della perdita di “senso della presenza” del suo rapporto con la natura, che dunque cambia la sua natura interna.
Qualcuno dice che l’articolo sulla sparizione delle lucciole è regressivo. Non è vero. È la denuncia di questa società tecnologica che senza un governo centrale e pubblico finisce per produrre danni: danni di cui oggi siamo ben consapevoli con il cambiamento climatico, la crisi ambientale ed energetica.
a sua stessa morte è stato un enigma per la società italiana, forse proprio una macchia per la società italiana. Pasolini è stato ucciso la notte tra l’1 e il 2 novembre 1975 all’idroscalo di Ostia, da un gruppo di persone con un progetto politico feroce, di repressione, proprio perché il suo scandalo non poteva essere sopportato dall’anima nera, fascista, che c’era (e c’è tutt’oggi) all’interno del paese. Doveva essere punito perché aveva offeso l’Italia, offendeva la madre, offendeva i sacri principi.
In vita non è stato così amato come in morte. Pasolini è stato un intellettuale artista pluridisciplinare, mai allineato, spietato con la classe piccolo-borghese, di cui detestava l’ipocrisia e quello che successivamente sarà chiamato il ‘politicamente corretto’. Sapeva guardare lontano, forse troppo, come tutti i visionari. Ha intersecato piani molteplici, letterario, estetico, cinematografico, iconico, psicologico, sociologico: che non vanno contrapposti ma giustapposti. Lo indichiamo ai giovani, che non lo hanno avuto affianco o non ne hanno comunque conosciuto la eco e il carisma: Pier Paolo è un vostro/nostro compagno di strada.
Leonardo Ragozzino
Chiostro del Municipio X
Pasolini, Memoria y Centenario
29 ottobre – 2 novembre
in occasione del 100° anniversario dalla nascita di Pasolini, l’Associazione di Amicizia Italia-Cuba, Circolo Julio Antonio Mella, in collaborazione con l’Ambasciata della Repubblica di Cuba e il patrocinio del Municipio X, Assessorato al Turismo e all’Attività Produttive, presenta “Pasolini, Memoria Y Centenario”.
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