
Nel mentre si è alla ricerca di un appiglio tra i numeri ancora impietosi e non certo definitivi sulla gravità dell’ondata pandemica, un’ipotesi nella quale credere, o meglio una risposta seppur molto flebile in cui sperare, potrebbe intravedersi nei numeri dei ricoverati nelle terapie intensive.
L’ipotesi alla quale attaccarsi arriva proprio da un dato che si spera non sia casuale perché legati alla disponibilità di erogare cure in terapia intensiva, dove ci sono pazienti non vaccinati e che finiscono con il sottrarre cure ad altri con patologie magari altrettanto gravi.
Infatti i posti letto nei nostri nosocomi Covid sono ormai in piena saturazione e le terapie intensive si trovano oramai mediamente a 80/90 posti su 100 occupati da non vaccinati [1].
Quei numeri, ancora impietosi nell’indicare la gravità del momento, mostrano però un segno nel quale sperare. Una stabilizzazione nelle presenze nelle terapie intensive che per la prima volta in questa travolgente nuova ondata, ammesso non sia casuale, mostrano una ipotesi di flessione che dovrà essere confermata ma, intanto, non significa aumento continuativo: meno 8 il giorno 12gennaio; meno 1 il giorno 13; più 11 il giorno 14 (con però 360 decessi, numero più alto in questa seconda ondata seppur con riconteggio – reali ieri 316); meno 2 il giorno 15 con 308 decessi; più 14 il giorno 16 con 248 decessi [2].
Il cammino però resta lungo, occorrerà rigore ed ancora rigore, molti altri studi, tanti aggiustamenti terapeutici, nuovi vaccini che siano aggiornati sulle nuove varianti, che siano in grado di conferire una più duratura immunità. Ma è anche vero che sono stati fatti progressi che in particolare hanno impedito altre decine e decine di migliaia di morti.
Tornando alla situazione attuale, dicendolo sommessamente e sempre in attesa che la scienza e l’epidemiologia possano confermare, pure guardando cosa accade in Regno Unito e Sudafrica che hanno affrontato Omicron prima di noi, si possa considerare che siamo vicini al punto in cui il peggio sarebbe alle spalle. I numeri del Regno Unito confermano questa tendenza almeno dal 5 gennaio scorso e quelli sudafricani anche da prima, cosa questa che viene sottolineata anche all’osservazione epidemiologica dell’Università di Trento [3].
Il dato in decremento è sicuramente motivo di soddisfazione e speranza ma le preoccupazioni potrebbero non essere archiviate presto perché intanto restano aree come Francia e Spagna dove non si osservano simili andamenti, e poi il numero dei malati è ancora troppo alto. È come se insistessero sui popoli due virus diversi, come se stessimo simultaneamente contrastando due pandemie, a caratteristiche diverse, che negli ospedali mettono a nudo tutte le crisi del sistema sanitario, ridotto all’inverosimile negli anni precedenti, che è pure incapace di garantire il resto delle prestazioni sanitarie per dover dirottare risorse continuamente in contrasto alla Covid. Quando si farà il conto sulle prestazioni sanitarie perse non Covid (interventi rimandati, cure non erogate, programmazioni annullate che dovranno essere riproposte e smaltite con tutto quel che ne deriva) forse si capirà meglio che investire in questo settore in condizioni di normalità sia la sola strada percorribile se si vuole mantenere una condizione di civiltà.
In Italia, e non solo, la pandemia è ora duplice: da una parte sopravvive la variante Delta, sia pur in diminuzione, dall’altra la variante Omicron dominante con un totale per entrambe di oltre due milioni di contagiati al 13 gennaio 2022 [4].
Sembra che ci siamo arresi all’evidenza del contagio anche per evitare altri danni, in primis di natura economica. Oppure stiamo accettando l’ipotesi di garantirci, attraverso un lascia passare al contagio, un livello di immunità ibrida più efficace accettando alcune recenti interpretazioni scientifiche.
Questo, ricordiamolo, non elimina il rischio che l’ampliarsi del contagio favorisca lo sviluppo di nuove mutazioni a causa dell’aumento delle replicazioni virali. Quanto appena detto è tanto più vero se pensiamo che la Omicron ha una capacità trasmissiva particolarmente efficace attraverso le microparticelle che si disperdono nell’aria come se nell’ aerosol acquisisse efficacia e sopravvivenza maggiore.
Ricapitolando le caratteristiche di Omicron sono ben 45 mutazioni quelle che la differenziano dal ceppo originario di Wuhan di cui 15 sono relative alla zona interessata dal legame al recettore Ace2. Se queste caratteristiche di Omicron non dovessero ulteriormente mutare, probabilmente attraverso una maggiore protezione vaccinale riusciremo a controllare anche questo contagio sempreché si inizi a fare sul serio con le vaccinazioni nei paesi poveri e con le Big Pharma spinte verso questo obiettivo rispetto al loro profitto ormai ampiamente garantito.
Parallelamente a queste ipotesi bisognerà monitorare quel che arriva da questi contagi che in qualche modo non si stanno sufficientemente contrastando. Attualmente la più grossa preoccupazione che assorbe un grande impegno di monitoraggio arriva dalla sotto-variante stealth denominata semplicemente BA.2 o anche Invisibile. È stata già sequenziata più volte in Israele, Regno Unito, Danimarca, Cina soprannominata anche invisibile in quanto deriverebbe da una Omicron con un maggior numero di mutazioni ed anche a maggior contagiosità presumibile [5].
Anche questo un segnale da considerare e controllare a strettissimo giro visto che occorre si pensi anche alla prossima estate quando le coperture vaccinali della terza dose inizieranno a scemare, forse, e quando si presume che, con le ferie, cadranno anche le minime misure anticontagio adesso vigenti. Si potrebbe allora svelare tutta la preoccupante condizione di quello che viene chiamato il worst case scenario.
Nel frattempo si potranno aggiornare i vaccini in modo che si abbiano i prodotti necessari a proteggerci insieme anche agli abituali altri antinfluenzali, visto che anche l’aviaria, con il virus ampiamente noto H5N1, ha deciso di rimanifestarsi in modo violento proprio in questi giorni [6] nei volatili. Quel che al momento si può fare è sicuramente continuare a vaccinare, attendere che si concretizzi il potenziamento del vaccino nella convinzione che non potrà essere sostenibile ottenerlo con una sequela di azioni di vaccinazioni riproposte ogni pochi mesi. Circa gli aggiornamenti vaccinali è ovvio che si tenti di ottenere dal loro uso una immunità più duratura di almeno un anno, una induzione immunitaria più potente attraverso vaccini di nuova generazione con attivazione dei linfociti T. Si ipotizza un inoculo attraverso microaghi, supportati nel futuro su un cerotto, di innesco di cellule T di peptidi di Coronavirus montati su una nanoparticella d’oro . Questo è quanto emerge in Svizzera con studi in piena attività condotti dall’Università di Losanna. Si lavora oggi con sperimentazioni di Fase 1 il che significa però che i nuovi prodotti potranno raggiungerci non prima del 2025 ad integrare quanto già disponibile. Gli studi si stanno sviluppando presso Emergex Vaccines.
Sul fronte terapeutico l’OMS ha raccomandato l’uso di altri due farmaci dopo l’analisi eseguita su studi in cui sono stati coinvolti circa 4.000 pazienti. I due farmaci il Baracitinib, un inibitore della Janus-chinasi (JAK) già usato per l’artrite reumatoide e raccomandato nell’uso per i pazienti con Covid grave o critica in combinazione corticosteroidea ed il Sotrovimab, sviluppato da GlaxoSmithKline e Vir Biotechnology, un anticorpo monoclonale il cui uso è stato limitato nei casi di pazienti affetti da Covid -19 a rischio di ricovero più alto [7]. Secondo alcuni lavori questo anticorpo risulterebbe l’unico in grado di avere effetti contro la variante Omicron grazie all’uso di una parte diversa della proteina Spike rispetto agli altri farmaci analoghi[8]. È chiaro che nel progredire di questo settore sia indispensabile avere conferme e sviluppi, per questo è attivo un sistema di aggiornamento il cui servizio viene erogato da gruppi di esperti che pubblicano sul British Medical Journal.
Emidio Maria Di Loreto
Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi necessità sul proprio stato di salute, su modifiche della propria cura o regime alimentare rivolgersi al proprio medico o dietologo.
[1] https://www.salute.gov.it/imgs/C_17_materialiSocialNuovo_67_0_0_immagine.png
[2] https://www.repubblica.it/cronaca/2022/01/12/news/covid_italia_il_bollettino_del_12_gennaio-333547351/;
https://www.repubblica.it/cronaca/2022/01/13/news/covid_italia_il_bollettino_del_13_gennaio-333680279/;
https://www.repubblica.it/cronaca/2022/01/14/news/covid_italia_bollettino_del_14_gennaio_-333795402/?ref=RHTP-BH-I333397646-P1-S1-F;
https://www.repubblica.it/cronaca/2022/01/15/news/covid_italia_bollettino_del_15_gennaio-333881869/?ref=RHTP-BH-I333397646-P1-S1-T1;
https://www.repubblica.it/cronaca/2022/01/16/news/covid_italia_bollettino_del_16_gennaio-334074355/?ref=RHUO;
[3]https://www.repubblica.it/cronaca/2022/01/13/news/covid_battiston_rt_precipita_verso_1_il_picco_dei_contagi_gia_la_prossima_settimana_-333719810/
[4] https://lab24.ilsole24ore.com/coronavirus/
[5] https://www.today.it/attualita/covid-variante-omicron-2.html
[6] https://www.izsvenezie.it/temi/malattie-patogeni/influenza-aviaria/situazione-epidemiologica-hpai-europa/
https://www.gov.uk/guidance/avian-influenza-bird-flu#latest-situation
[7] https://www.repubblica.it/salute/2022/01/14/news/terapie_covid-19_dall_oms_nuove_raccomandazioni_su_due_farmaci_per_pazienti_in_condizioni_critiche-333658188/
[8] https://www.huffingtonpost.it/entry/il-tallone-dachille-di-omicron-e-sotrovimab-il-monoclonale-che-usa-la-parte-di-spike-immutata_it_61e0125fe4b09724bb9785c4
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