
Il teatro dei Gordi guidato dal regista Riccardo Pippa fa ancora una volta centro con lo spettacolo Pandora.
La scenografia è fissa, inquadra un bagno pubblico che potrebbe essere in qualunque città in qualsiasi luogo e in nessun luogo. Gli attori che di volta in volta attraversano lo spazio scenico parlano un gramellot che non ha bisogno di parole, per presentare anime che non hanno necessità (o possibilità?) del linguaggio. In scena c'è il linguaggio del corpo. Ci sono visi che di volta in volta ammutoliscono, si sorprendono, disperano, gioiscono Le parole sono ridotte a ben poca cosa, a rapidi suoni, a un intercalare nervoso.
La scenografia è rappresentata da un bagno pubblico, orinatoi a vista, cabine chiuse, lavandini. Il tutto è caratterizzato dalle ceramiche bianche, dall'igiene di quel luogo transitorio. In questo spazio vediamo nell'arco di 65 minuti passare una varia umanità, uomini e donne con i propri vizi, le proprie virtù. Ma più che di virtù dovremmo parlare di manie, di tic, dei quei gesti consueti e inconsueti che abbiamo nei nostri momenti più intimi e più veri. Quali sono questi momenti? Senza dubbi i momenti in cui siamo alle prese con le nostre funzioni corporali. Perché il corpo non mente.
Se dal vaso di Pandora escono tutti i mali del mondo alla fine rimane soltanto la speranza. Riccardo Pippa e i bravi attori della compagnia dei Gordi, sostenuti dal lavoro dei tecnici, e da una splendida drammaturgia riescono a mettere in scena proprio questi mali, ma anche la speranza che ultima rimane a Pandora.
Non vogliamo fare dello spoiler e quindi non diremo in questo contesto che veste assume la speranza. Ma attenzione, il testo pur ammiccando all'oggi, pur evidenziando gli aspetti dolorosi, crudeli, violenti e spesso demenziali del nostro vivere quotidiano, non si abbandona al cinismo. Conserva uno spazio necessario alla speranza
Di Riccardo Pippa e del Teatro dei Gordi avevamo visto Sulla morte senza esagerare, spettacolo convincente che non usava le parole per mettere in scena i propri significati. Anche lì veniva utilizzato in modo sapiente il corpo, bellissime maschere, e musiche ben calibrate che sottolineavano i momenti cruciali.
Con coraggio nella pièce precedente si parlava della morte, in modo leggero, in modo vero, in modo sincero. È lo stesso registro che viene utilizzato oggi con Pandora.
Quello che ci ha entusiasmato è la delicatezza con cui si guarda alla nostra vita quotidiana alla nostra fragilità e alle nostre angosce. Nello spettacolo c'è un affetto e una cura che non lasciano spazio solo alla rinuncia e all'abdicare alla nostra umanità.
Notevoli e diversi sono stati i momenti che ci hanno trascinato nel riso. Irresistibili e delicate le scene di nudo, accompagnate da un canto a cappella che rendeva il tutto ancora più imbarazzante, divertente, fuori dalle righe, surreale. Convincente.
Gli attori, i tecnici, la regia e la drammaturgia ci accompagnano per mano nei vari sentimenti che caratterizzano il nostro esistere. Ci sollecitano a non prenderci troppo sul serio per quanto spesso possiamo renderci ridicoli. Abbiamo trovato una pièce che strizza l'occhio al teatro dell'assurdo, a Beckett. Ma la cifra che caratterizza Pandora, Riccardo Pippa, il Teatro dei Gordi, è riuscire a lambire queste forme di teatro blasonate senza però rendersi ermetici.
Anche il nudo rappresentato in scena strappa risate. È un momento di gioiosa demenzialità. È un genere di nudo che non ha nulla a che fare con la volgarità, e ci avvicina ancora di più a un linguaggio sostanziale, essenziale, che ci accomuna tutti, il linguaggio del corpo.
A fine spettacolo abbiamo visto un Riccardo Pippa visibilmente emozionato spiegare al pubblico in sala che il vero debutto non è stato nelle settimane precedenti a Venezia alla Biennale 2020, ma ieri sera al Teatro Parenti, dove l'abbiamo visto e dove è nato.
A fine spettacolo Andrea Panigatti ci ha raccontato l'emozione provata ad ogni entrata ogni volta in scena con costumi e abiti diversi, della paura di non riuscire ad ogni cambio a presentarsi al meglio sul palco. Se questo era il dietro le quinte possiamo rassicurarlo, affermando che mai abbiamo notato sbavature o inciampi in una macchina scenica impeccabile.
L'impegno di Arianna Ariemme nella preparazione dei costumi è strato sicuramente di grande valore. Abbiamo apprezzato la varietà e la fantasia dei costumi che ogni volta venivano proposti. E non abbiam potuto fare a meno di gioire per le maschere portate in scena, di cartapesta ma anche realizzate con una semplice tuta di jeans. Maschera quest'ultima che riusciva a ispirare dimensioni ancora più surreali.
Il tutto per riuscire a guardare il mondo e la realtà con occhi diversi come ci ha suggerito in un breve incontro la drammaturga Giulia Tollis.
Gianfranco Falcone
1 – 4 ottobre
Sala Grande – Teatro Franco Parenti
PANDORA
Uno spettacolo di Teatro dei Gordi
ideazione e regia Riccardo Pippa
di e con Claudia Caldarano, Cecilia Campani, Giovanni Longhin, Andrea Panigatti, Sandro Pivotti, Matteo Vitanza
drammaturgia Giulia Tollis
maschere e costumi Ilaria Ariemme
scene Anna Maddalena Cingi
disegno luci Paolo Casati
cura del suono Luca De Marinis
responsabile tecnico Alice Colla
scene costruite presso il laboratorio scenotecnico del Teatro Franco Parenti
costumi realizzati presso la sartoria del Teatro Franco Parenti diretta da Simona Dondoni
produzione Teatro Franco Parenti / Teatro Stabile di Torino / Fondazione Campania dei Festival in collaborazione con Teatro dei Gordi
durata 65 minuti
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