Pane. Poesie e rock visionario

pane tutta la dolcezza ai vermi
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Un esordio formale? Difficile definirlo così perché da una parte i nascono all'incirca nel 1992 e dall'altra la loro capacità espressiva ha un livello di maturità e profondità tale che è difficile collocarli tra gli esordienti.
pane tutta la dolcezza ai vermi è la prima produzione ufficiale grazie a GianCarlo Onorato che ha avuto la direzione artistica e, forse, ha contribuito all'uscita dall'anonimato dove spesso finiscono i progetti artistici più densi e da un ascolto meno distratto.

Il gruppo romano è un'idea di (voce) e (piano) che per incontri successivi si completa per arrivare all'attuale formazione: dal 1994 (chitarra), dal 1998 (flauto) e dal 2001 (batteria).
'energia espressiva ereditata da band come Doors e C.C.C.P. o la ricerca di un'espressività più rarefatta ed evocativa, infusa da autori come Debussy, Ravel, Bartok>> [1].
certo rock più visionarioincursionil'audacia e la pretesa di forzarne i confini, per ridefinirli e allo stesso tempo confermarli>>.
Il suo nume tutelare per la parola, forse in alcuni momenti si potrebbe parlare di poesia, è il poeta [2].
I testi del brano Voronez sono tratti da un'opera del poeta. Voronez è il luogo dove si stabilì, insieme alla moglie, prima di essere nuovamente arrestato dalla polizia staliniana.
fare della musica un lievito per le parole>> come ha avuto modo di precisare Orlandi in una sua intervista [3].
La dolcezza ai vermi è probabilmente un avvertimento perché il mondo dei nostri giorni sta sprecando le proprie energie, ma forse i piccoli invertebrati sono un segnale di rinascite come recita la citazione, in seconda di copertina, dal di <<Dunque ogni cosa visibile non perisce del tutto, poiché una cosa dall'altra la natura ricrea>>.

Verzelletti si esprime con una buona dose di entusiasmo per questo disco che affonda il suo lavorio nella canzone d'autore più densa di significato. Un lavorio svolto in tale profondità che <<grazie alla voce imponente di Claudio Orlandi e ad arrangiamenti acustici fatti di piano, flauto traverso, chitarra e batteria, i Pane coltivano una bellezza spietata, tanto grave da non poter essere contenuta nella solita forma canzone>>.
Mai si perdono in banalità e compiacimenti superflui anzi spesso la profondità giunge ad un <<sguardo feroce>> come può essere quello proposto in Abu Graib [4].

<<Roba seria>>: sono le due parole che concludono la breve recensione di Brighenti. Un disco (<<rock da camera>>) e una band esigente che si rifà ai versi d'autore sia quando sono quelli di Orlandi stesso che quando si trova il Tenco di Vedrai Vedrai o Léo Ferré di Tu non dici mai niente [5].

Dodici <<ritratti di vita>> composti, secondo Fabris, con sonorità lievi fatte di piano, chitarre acustiche, flauto traverso e arrangiamenti leggeri atti a sostenerci nelle profondità delle parole e della voce di Orlandi. Due difetti per un debutto che lascia il segno: la ripetitività della forma musicale in più di un'occasione e Orlandi che <<si lascia spesso trascinare dai ricami della sua voce invece che comandarla>> [6]. Non vi curate di noi ascoltate!
Ciro Ardiglione

genere: canzone d'utore
Pane
Tutta la dolcezza ai vermi
etichetta: Lilium
brani: 12
data di pubblicazione: 7 marzo 2008
durata: 56:55
cd: singolo

[1] per maggiori dettagli sulla loro storia e attività, cfr. www.progettopane.org
[2],[3] intervista di Christian Verzelletti, “Canzoni che lievitano”, www.mescalina.it
[4] Christian Verzeletti, www.mescalina.it, 10 aprile 2008
[5] Flavio Brighenti, XL maggio 2008
[6] Giuseppe Fabris, Rolling Stone luglio 2008, pag. 138

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