
I gol di Paolo Rossi al “Mundial” ’82 in Spagna, non sono stati soltanto quelli memorabili segnati contro Brasile, Polonia e Germania. Nella realtà collettiva, quindi non nell’immaginario, rappresentarono probabilmente gli ultimi faticosi metri verso un traguardo sociale e politico, quello dell’uscita da un periodo soffocante e tenebroso, per altri versi anche affascinante, ma sanguinario: gli anni ’70. L’11 luglio del 1982, quel gruppo eroico, guidato dal triumvirato Rossi-Bearzot-Pertini, che si spartirono equamente campo, panchina e tribuna, fece ormeggiare l’arca del Paese nell’attracco di una nuova epoca. Nacque in quelle notti la “generazione di Paolo Rossi“. Eterogenea, interclassista, (quasi) pacificata, si volle scrollare di dosso tutte le polveri che si erano depositate nei lustri immediatamente precedenti.
E, se le imprese di Paolo Rossi, Pablito forse furono solo il fumo negli occhi su chi guardava verso vicende mai risolte, rappresentarono comunque ciò che il nostro Paese in fondo desiderava in quel momento, come una nuova liberazione. Se ci si riflette resta ancora oggi il primo e probabilmente l’unico slancio di collettività.
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