Party Girl di Francesco Marilungo

Alice Raffaelli, Barbara Novati, Roberta Racis in Party Girl
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Tre corpi si offrono allo sguardo voyeuristico del pubblico. Non possiamo parlare ancora di donne. Esse sono soltanto carne e oggetto, manipolate da una voce esterna fuori campo che impone movimenti, pause, ritmi del loro esporsi. Questo in sintesi Party Girl del regista e coreografo Francesco Marilungo presentato allo Spazio Vittadini di Milano in occasione del Think Pink Festival.

I corpi in movimento, inizialmente al rallentatore, si offrono gli sguardi impudici del pubblico. Eseguono senza resistere gli ordini. Nonostante la vivacità degli abiti indossati e la loro bellezza appaiono inerti. Sembrano replicanti alla Blade Runner ma con minor vita. A me che sono lì, frastornato e incuriosito più che desiderante, che sono lì a contemplare quel che accade e a chiedermene la ragione, non rimane che scegliere se sottrarmi al gioco o farmi guidare, se accettare di scrutare e guardare la carne esposta, offerta. Accetto il gioco. Scruto i corpi anche negli angoli più riposti, nelle posture più volgari. Il gioco a poco a poco mi trascina, ipnotico, non riesco a distogliere lo sguardo.

La trama è semplice la voce fuori campo ordina, i corpi obbediscono, si muovono meccanicamente, obbedienti, privi di desiderio, eppure tutto acquista o sembra acquistare una parvenza di senso.

Alice Rraffaelli, Barbara Novati, Roberta
Alice Rraffaelli, Barbara Novati, Roberta Racis in Party Girl

In scena Party Girl. Il regista l'ha detto chiaramente nel dibattito finale: «questo progetto nasce sulla scia di un mio precedente lavoro che era sulla figura della Maria Maddalena. Secondo i materiali diffusi Maria Maddalena era una prostituta che attraverso la penitenza riesce a raggiungere la salvezza. In realtà facendo varie ricerche sulla figura della Maddalena ho scoperto che anche biblicamente non è riportato che lei sia una prostituta. Ma è stata fatta una manipolazione da Gregorio Magno nel seicento dopo Cristo in cui ha fuso tre figure bibliche, appunto la Maria Maddalena, Maria di Betania, e la prostituta adultera, in un'unica figura perché avevano bisogno di un exemplum vicino al popolo. Perché alla fine gli unici riferimenti per un cristiano cattolico all'epoca erano o la madonna che è vergine e concepisce quindi irraggiungibile. Oppure Gesù Cristo che è figlio di Dio ed è l'uomo perfetto. Quindi serviva un esempio per il popolo che conoscesse la carne, il peccato, che però attraverso il pentimento poteva anche raggiungere la salvezza. Alla fine hanno creato questo personaggio».

Da lì nasce la ricerca sulla di Francesco Marilungo. Incontra associazioni come Lule che opera nella zona di Abbiategrasso, come On the road impegnata sul litorale adriatico. Per rendersi presto conto che lavorano prevalentemente con le vittime di tratta. Ma c'è dell'altro. Secondo il coreografo dello spettacolo «a livello statistico solo una ragazza su sette, parlo al femminile perché in realtà la prostituzione è un fenomeno che interessa il genere femminile. Il 10% è trans, il resto maschile, solo una donna su sette lo fa perché costretta, le altre fanno una libera scelta». È con questo altro che Francesco Marilungo voleva confrontarsi.

Sul palco continuano a esserci soltanto corpi. Di quei corpi io non conosco storia, non conosco motivazioni, non conosco istinti e piaceri. Nel mio guardare così come nello sguardo di ogni cliente delle prostitute conosco soltanto il mio piacere, che prima è il piacere degli occhi e poi nella vita fuori dal teatro quello del possesso.

Il coreografo sceglie la lingua del lieto fine. Le girl a poco a poco a prendere il sopravvento. Quasi un novello Frankenstein che si ribella al creatore. Smettono progressivamente di assecondare la voce che comanda. È il loro il pappone? Disobbedienti impongono il proprio ritmo, una propria cadenza sempre più forsennata, con allegria. Prima in silenzio ora riacquistano voce, festeggiano. Escono dallo spazio scenico disegnato da altri per acquistare lo status di donne, di persone, non più identificate con il loro lavoro, non più identificate per il piacere che offrono. Identificate con il loro essere soggetti. Disegneranno una loro scena?

Molte le domande che mi hanno accompagnato a fine spettacolo e di cui ho chiesto ragione nel dibattito che è seguito. Soprattutto una era più impellente delle altre.
È stato complicato per voi danzatrici calarsi nella parte?
Barbara Novati mi ha fatto riflettere sulla necessaria separazione tra attore e personaggio sulla scena. Roberta Racis ha raccontato di come siano entrate nel tema. Attraverso lo studio di alcune qualità del corpo. Stiamo presentando un quadro. Il nostro è un archivio ricettivo di una serie di immaginari. Abbiamo la scelta del corpo virtuoso, esposto, spezzato, avvitato, sobrio, illuminato, buio, all'unisono. Alice Raffaelli ha parlato invece dello sviluppo della consapevolezza di cosa una determinata forma possa generare. A me non rimane l'impellenza che ogni corpo trovi e ritrovi la propria voce. Perché altrimenti sarà parlato da altri e in questa alterità piegato ai propri scopi e bisogni.

Gianfranco Falcone

Party Girl
regia
e coreografia Francesco Marilungo
cast  Alice Raffaelli, Roberta Racis, Barbara Novati.
luci e spazio Gianni Staropoli
assistente alle luci Omar Scala
video Gianmaria Borzillo, Francesco Marilungo costumi Efisio Marras
management e promozione Domenico Garofalo
produzione Compagnia Körper
in coproduzione con Danae Festival, Festival MilanOltre
in collaborazione con Amat e Comune di Pesaro nell'ambito di Residenze Marche Spettacolo, promosso da Mibact, Regione Marche e Consorzio Marche Spettacolo;
con il sostegno di Centro di Residenza Emilia-Romagna (L'Arboreto – Teatro Dimora, La Corte Ospitale), Teatro Petrella di Longiano, Centro di Residenza della Toscana (Armunia, CapoTrave/Kilowatt)
con il supporto di DiD studio/Nao Performing Festival, Anghiari Dance Hub
con il contributo di Teatro Pubblico Pugliese – Consorzio Regionale per le arti e la cultura / Compagnia Menhir e Comune di Ruvo di Puglia/Talos Festival, ResiDance XL – luoghi e progetti di residenza per creazioni coreografiche, azione della Rete Anticorpi XL – Network Giovane D'autore coordinata da L'Arboreto – Teatro Dimora con il contributo di MiC – Ministero della Cultura e Regione Campania

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