Paterson. Elogio della lentezza

Paterson Jim Jarmush
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“Quando sei bambino, impari che ci sono tre dimensioni: altezza, larghezza e profondità, come una scatola da scarpe. Più tardi, capisci che c’è una quarta dimensione: il tempo”. Questo l’incipit di una delle poesie di Paterson, poeta e conducente d’autobus a Paterson, New Jersey. E proprio questa quarta dimensione, il tempo, nel suo fluire incessante come un corso d’acqua – anzi, come una cascata, per far riferimento ad una delle immagini preferite dal protagonista della storia che Jarmusch ci racconta – diventa l’oggetto centrale del film e viene messa a fuoco attraverso lo sguardo incantato del poeta che sa gustare il sapore di ogni momento, distillare l’essenza delle cose, annullare il rumore esterno ed ascoltare la voce che viene da dentro: “il cellulare è un guinzaglio”, la sveglia al mattino non serve, le poesie non sono custodite nella memoria di un computer ma appuntate su un taccuino segreto perché sono solo “parole scritte sull’acqua”.

Paterson Adam Driver e Golshifteh Farahani

Lungo il corso di una settimana scandita da gesti consueti, da una quotidianità monotona e sempre uguale (un risveglio – l’ultimo dei quali vedrà i due personaggi della scena ritratti nella stessa posizione del lunedì precedente a sottolineare la circolarità del tempo ed il suo incessante fluire –, il cane portato a spasso la sera, una birra bevuta nel solito locale), si articola il racconto filmico che si sostanzia a sua volta nella narrazione di un frammento di vita del protagonista. Un frammento di vita che ne racchiude in sé, però, l’intero significato.

Paterson Adam Driver

E se il tempo allora, si è detto, pare essere l’oggetto del film, lo strumento di cui si avvale Jarmusch per dipanare la massa narrativa ed indirizzarla nel senso desiderato, la duplicità (si è parlato di frammento, parte del tutto, che al tempo stesso contiene in sé la totalità) pare esserne insieme la cifra stilistica e la chiave di volta.
Dal sogno iniziale di Laura, la compagna di Paterson, che racconta di aver sognato la notte precedente che la coppia aveva due gemelli, una serie di gemelli si materializza lungo il corso del film davanti agli occhi increduli del protagonista (in autobus, al pub, su una panchina, alla fine del turno di lavoro quando il nostro incontra una bambina che gli legge una poesia, salvo scoprire dopo un po’ che questa ha una sorella gemella). Ed ecco che si inserisce, così, fin dalle prime battute del film, il tema del doppio cui si accennava. Doppio è, in potenza, ognuno di noi, ciascuno ha sempre un bivio davanti a sé, duplice è la possibilità di scelta in ogni cosa che facciamo. E Paterson della città di Paterson (ancora il doppio che ritorna), la sua scelta l’ha fatta: la sua volontà di autodeterminazione ha ormai preso forma. Gemello diverso, controcorrente ma senza enfasi (come invece accade per la coppia di studenti anarchici che evoca Gaetano Bresci o per la gang locale che lo accosta una sera mentre passeggia col cane), coerente con l’immagine di sé che si è costruito interiormente, con l’idea che si è fatto di se stesso, filtra la vita attraverso la lente della poesia, legge il mondo che lo circonda per il tramite di una sensibilità affinata da cui attinge a piene mani, rifiutando gli stereotipi, le mode, le strade già battute.
Ma il tema del doppio, in un rapporto sinergico ed ossessivamente simmetrico, attraversa tutto il racconto di Jarmush, assumendo ulteriori significati, esplicandosi anche nel tema della sintesi degli opposti. Doppia è la scelta di colori con cui Laura dipinge ogni angolo della casa in cui vive con Paterson (bianco e nero); duplice la natura dei componenti della coppia (Paterson pacato e abitudinario, Laura sempre alla ricerca di nuovi progetti, animata da nuove ispirazioni).

Paterson Adam Driver e Golshifteh Farahani

E proprio da questa duplicità, dal conflitto tra poli che si pongono ad estremità divergenti, scaturisce l’equilibrio del film e, contestualmente, la sintesi che fa della prosa della vita quotidiana del protagonista la poesia di ogni attimo vissuto.
Ancora, sul finire della storia, il tema del doppio si ripropone e conchiude il quadro delineato segnalandoci che dopo ogni fermata, c’è una ripartenza. Ogni stop, ogni fine, ogni conclusione non rappresenta altro che un nuovo inizio, come accade per il taccuino che viene regalato al protagonista da un turista giapponese (poeta anche lui – sempre il doppio che si ripete). La circolarità del racconto è compiuta.

Paterson Adam Driver

Rallentare il mondo per ritornare a pensare, sembra allora dirci Jarmusch. Ma, soprattutto, rallentare il mondo per riappropriarsi della propria vita.
Gianfranco Raffaeli

Scheda del film:

Titolo originale: Paterson
Genere: drammatico, commedia
Origine/Anno: USA/2016
Regia: Jim Jarmusch
Sceneggiatura: Jim Jarmusch
Interpreti: Adam Driver, Golshifteh Farahani, Frank Harts, Rizwan Manji, William Jackson Harper
Montaggio: Affonso Gonçalves
Fotografia: Frederick Elmes
Scenografia: Mark Friedberg
Costumi: Catherine George
Musiche: Sqürl

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