
L'azienda Italia ha chiuso il 2021 con un aumento del PIL del 6,5% come certifica l'ISTAT, ma i suoi dipendenti – impiegati e operai – hanno buste paga quasi ferme. La stessa ISTAT ci dice che lo scorso anno le retribuzioni contrattuali orarie sono cresciute dello 0,6% annuo. Nel frattempo i prezzi continuano a correre, in particolare quelli dell'energia e rischiano anche di aggravare, con nuove casse integrazioni e chiusure, i già bassi livelli occupazionali. Il PIL è cresciuto più di quello della media europea (+5,2%) ma i salari italiani non hanno i livelli delle principali nazioni europee. Ci sono 32 contratti nazionali scaduti e 6,4 milioni di lavoratori in attesa di veder aggiornati stipendi e salari.
Tornando alle aziende sotto la scure del prezzo dell'energia quelle più interessate sono dei settori metallurgico, della ceramica, carta, acciaio, vetro, petrolchimica, ma nemmeno l'auto se la passa bene anche per la transizione all'elettrico.
In generale per il caro bolletta il governo Draghi dovrebbe stanziare una cifra tra i 5 e i 7 miliardi ma non sappiamo da dove arriveranno le risorse. Una situazione complicata ma anche perché non è passeggera e se non si pensa a modelli di consumo e produzione diversi non andremo da nessuna parte. E dall'Europa arrivano oggi segnali di frenata nella crescita per il 2022.
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