
Parliamo di nuova “Era contemporanea”, ovviamente, al di fuori del metodo delle classificazioni storiche classiche, che vedono nascere l'era “moderna” con la scoperta dell'America e l'era “contemporanea” con la Rivoluzione francese, o forse con la rivoluzione industriale.
Ci sono altri modi, però, di considerare le particolari evoluzioni e rispettive distinzioni delle cosiddette “epoche culturali“, ovvero delle diverse atmosfere globali delle Società in quanto tali, secondo più particolari angolazioni e considerazioni.
Il “Moderno” in Architettura, per esempio, è praticamente nato agli inizi del ‘900, come una vera e propria rivoluzione. Con l'eliminazione dei cosiddetti orpelli architettonici classicisti vari, e con una nuova essenzialità architettonica formale. Improntata alle esigenze vitali paritarie, fisiologiche, pur anche igieniche, più elementari ed essenziali. Il movimento moderno ha scricchiolato, a sua volta, negli anni '70 del Noecento, per ovvia mortificazione della fantasia pura, lasciando il posto al cosiddetto “post-moderno“, che ha inteso variamente superare l'essenzialità “razionale” precedente, con pseudo-ritorni, e/o esplicita o presunta “critica” delle culture precedenti, questa volta declinate al futuro comunque indefinito. Con una nuova dilatazione spaziale e temporale, re-interessata al contesto circostante (Urbanistica rediviva). Contro i modelli razionali dell'International Style, perfetti per ogni luogo.
Potremmo affermare che il post-moderno nel suo complesso è l'antesignano dell'era “contemporanea”. Perlomeno così come viene qui intesa in termini di nuova espressione veloce dell'intero coacervo culturale fine ‘900 e nuovo millennio. Questo passaggio è, in effetti, una specie di implicito neo-decostruttivismo. Smontare si, ma “rimontare” con una diversa sentimentalità transeunte (cambiare l'atmosfera della società intera, spostandola).
Il filosofo Giorgio Agamben è uno dei pochi a riconoscere in modo esplicito il nuovo mondo “contemporaneo”, che per altri è ancora soltanto un semplice stato temporale. Egli, in particolare, lo definisce come qualcosa di sfuggente per sua costituzione intima. Diverso dalla definizione “stanziale” delle altre epoche storiche e culturali. Egli sostiene che “il contemporaneo non coincide perfettamente con il suo tempo attuale“, perciò al tempo stesso “inattuale“. Esiste uno “scarto anacronistico” in termini. Quello che qui si tende a concepire più semplicemente come incertezza e sfasatura di tempo, e, quindi di spazio. “La contemporaneità tende, non ancora riuscendoci, ad aderire al proprio tempo e ne prende simultaneamente le distanze“. È una sensazione nuova, che non rappresenta solo il disagio contingente della transizione. Ma che meglio rappresenta il contingente o il definitivo spirito della “contemporaneità“.
Gli altri parametri di accompagnamento “concorrente”, a supporto della nuova “Civiltà contemporanea” (o solo strumenti), sono rappresentati dalla “Ricerca scientifica”, da una parte, e della “Tecnologia”, dall'altra. Quest'ultima da intendere come conseguenza applicativa della prima. O forse, al contrario, talmente scorrelata, da considerarla comunque come autonoma.
Possiamo considerare il ‘900 come il secolo più prolifico della storia umana, sia per Ricerca scientifica, sia per la Tecnologia. Soprattutto per “più e più” “Scoperte del secolo” tutte insieme, o a breve distanza l'una dall'altra. Soprattutto con loro sorprendente velocità di avvicendamento.
Qualcuna delle scoperte del ‘900 aveva fatto credere che questa avrebbe rappresentato l'unica e sola Scoperta del secolo. Ed invece, solo dopo poco tempo, altre scoperte si sono guadagnate lo stesso appellativo. Sia pure in campi diversi, relativamente complementari. Altrettanto sconvolgenti.
Quasi una “gara” tra le Grandi scoperte. La scoperta (fisica nucleare), anni '40 del ‘900, della bomba atomica era sembrata la più sensazionale ed insuperabile, per portata ed effetti nefasti, da una parte, e a scoppio ritardato ritenuta inizialmente positiva, per altri aspetti, comunque ancora pieni di dubbi.
Invece si sono poi succedute altre Grandi scoperte targate ‘900: nella Biologia molecolare, quindi nella Genetica e nella conseguente manipolazione genetica. Ambiti scientifici che apparivano, di opposta micro dimensione, ma con analogo effetto di macro ribaltamento della Società, così sballottata tra l'una e l'altra sorpresa, tanto da aumentare il proprio progressivo sconcerto multiplo.
Sta arrivando l'ultima fase della Nano tecnologia, che attraverso la fisica quantistica (ancora misteriosa), opera in modo, forse, ancora più sconvolgente. Basta pensare ai nano-organismi che possono auto-riprodursi, così come i nano-satelliti, che rigenerandosi, fanno la staffetta fino al più lontano punto dell'Universo.
Ognuna di queste scoperte ha parallelamente rappresentato anche le grandi “paure“ della metà del secolo scorso e di questa prima parte del terzo millennio. Sono nate, così, le “civiltà del panico“, di cui alcuni filosofi parlano. (la “Città panico” del filosofo urbanista Paul Virilio).
Nella storia dell'Uomo le grandi scoperte si sono verificate con differenti velocità. In tempi lontani queste occupavano il periodo di alcuni o vari secoli. Poi una grande scoperta/per secolo. Poi più scoperte nello stesso secolo. Come nel ‘900. Si moltiplicheranno ancor più nel nuovo millennio e in campi sempre più straordinari (si suggerisce la lettura del libro “La fisica del possibile” e la “Fisica dell'impossibile” di Michio Kaku, personaggio di Focus canale 56).
Quella che qui ci interessa in senso pratico è l'estensione della fisica delle emissioni radio, con nuove e più potenti tecnologie e loro supporti. Capaci di creare mastodontici sistemi di comunicazioni planetarie e stratosferiche. È la nuova “Società della comunicazione”, incessante, che rafforza la “Società contemporanea” in generale.
Il mondo digitalizzato corre sempre più veloce, travisando le nostre precedenti dimensioni spaziali e temporali. È proprio il “digitale” che ci sta traghettando verso un nuovo modo di pensare e di sentire. Non solo di operare. Un passaggio da una “tecnologia” pura ad una vera e propria nuova “filosofia in generale“.
In questa nuova (e forse opposta) atmosfera culturale, comunque ancora incerta per suo divenire o per sua effettiva natura costitutiva, si verifica l'incontro/scontro tra la “Poesia immortale” della “Umanità” universale (e così le altre manifestazioni artistiche) e la Poesia cosiddetta “contemporanea”, alla fine contaminata dal digitale (e-Poetry e conseguente e-Literature).
Non è solo la fine del libro tradizionale a favore dell'e-Book, ma, addirittura, un diverso modo di intendere l'”Arte della parola“, che entra più decisamente in parentela stretta con le altre Arti digitali in generale. Incastrandosi con loro, in serie multiple, con nuove esperienze prima solo sensoriali ed ultrasensoriali, poi più espressamente digitali. Le manifestazioni poetiche/artistiche di una volta, purtroppo, non saranno più le stesse nei confronti della rampante Poesia digitale che ancora non conosciamo in tutti i suoi risvolti e potenzialità.
Anche se si tentasse l'operazione di ripulirle di tutte le sovrapposizioni digitali, purtroppo non ritorneranno mai più al precedente o tutt'al più al presente.
Ma tutto continuerà senza fine, sia pure in veste e forma diverse, multi-multi tutto, trasferendo comunque in avanti il concetto e il sentimento primordiale, immanente, della Poesia, come incontenibile ed incontaminata lava che esce dal vulcano come anima profonda di un nucleo pesante che genera ogni forza gravitazionale. E che sarà sempre la sostanza di se stessa.
II digitale si trasformerà, per questo e certamente, da mezzo di sola ed autonoma (sarebbe assurda) evoluzione a vettore di favorevole transizione, che “traduce”, così com'è, i linguaggi della comunicazione relazionale di una volta, solo pensata, diretta, fisica, interpersonale, parlata o solo semplicemente rappresentata per immagini, in un nuovo esperanto. Questa volta ancor più tendente all'universale. (così detto la Poesia stessa cresce).
Si rileverà una nuova e chiara sintesi umana imprevista, che “sfonda” il tempo e lo spazio, non solo relativamente. Occorre superare questa situazione per ora negativa, per evolverla in un nuovo e vero vantaggio.
Eustacchio Franco Antonucci
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