Il Ponte sullo Stretto: un’opera inutile e dannosa

Lago di Ganzirri e vista sulla Calabria

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sì, Ponte sullo Stretto no. Diciamo subito che la questione è mal posta, perché alla comunque malaugurata realizzazione dell'inutile infrastruttura al momento si oppone una serie di motivazioni tecniche e procedurali, per non parlare di quelle economiche. A cominciare dal fatto che non esiste ad oggi un vero e proprio progetto esecutivo, che mancano la Valutazione di Impatto Ambientale  (VIA), che va fatta sul progetto esecutivo, e un Comitato tecnico-scientifico che dovrebbe supportare committenza e progettisti. Circostanza che rende, se è possibile, ancor più inquietante il fatto che il Ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, vada strombazzando a destra e a sinistra che i cantieri per il Ponte saranno aperti entro l'estate prossima, cioè tra dieci mesi. Ed ecco il punto dell'intera vicenda, allo stato attuale, e cioè che il problema principale, per le popolazioni della punta estrema della così come per quelle che abitano la cuspide nord-orientale della è proprio l'apertura dei famigerati cantieri. Da scongiurare a tutti i costi.

Torre Faro - Messina
Torre Faro, . Foto Marcello Mento

Ecco la questione con la quale bisogna fare i conti, tenendo presente la fragilità di un territorio in cui esiste un ecosistema tutelato, rappresentato dalla Riserva naturale orientata di Capo Peloro, che comprende i due borghi di Torre Faro e Ganzirri con il suo bellissimo lago omonimo. Per non dire delle tante abitazioni che sono state costruite nel corso del tempo e degli esercizi commerciali esistenti.

Alla luce di questo aspetto e delle altre peculiarità, il costituzionalista Michele Ainis ha sostenuto di recente che il Ponte sullo Stretto viola il principio costituzionale di tutela del paesaggio, venendo a impattare con tutte le sue opere accessorie in uno dei luoghi più belli e unici al mondo. Per questo motivo l'Amministrazione comunale di Messina, guidata allora da Renato Accorinti, nel 2013 aveva iniziato l'iter per far inserire lo Stretto fra i siti patrimonio dell'umanità dell'Unesco. Proposta che di recente è stata rilanciata, proprio allo scopo di evitare la devastazione prevista.

Salvini non ha detto quanti saranno e dove verranno aperti i cantieri, ma questo poco importa dal momento che in ogni caso si tratterà di ferite irreversibili che saranno inferte a un territorio a forte rischio idrogeologico, del tutto inadeguato a sopportare lo stravolgimento che l'avvio dei lavori di sbancamento causerà. Basti pensare agli scavi previsti a Ganzirri, a pochi metri dal mare, per realizzare i piloni alti ognuno 399 metri e alle opere di ancoraggio a terra per i cavi che sosterrebbero il Ponte. Si ipotizza che tra Ganzirri e la contrada Papardo siano previsti 30 mezzi pesanti ogni ora per senso di marcia, che dovranno trasportare il materiale di scavo nelle discariche previste in alcune vallate dei Peloritani. Cioè un camion ogni 10 minuti, che s'inserirà in un traffico già di per sé caotico a causa della fortissima antropizzazione in atto, traffico che non tiene conto che in questo territorio esistono anche strutture sanitarie importanti, frequentate da migliaia di pazienti ogni anno, provenienti da Sicilia e Calabria.

Panoramica della costa messinese
Panoramica della costa messinese. Foto Marcello Mento

Quindi possiamo dire che, in questa prima fase, a beneficiare della futuribile e mastodontica opera del Ponte sarebbero le ditte di movimento terra, notoriamente spesso in mano alle mafie. Non a caso Don Luigi Ciotti ha detto che il Ponte non unirà solo due coste, ma due cosche. Affermazione che ha suscitato l'indignazione di Salvini e di altri ambienti del centrodestra, ma che trova conforto in tante relazioni della Direzione Investigativa Antimafia (DIA), tra cui quella del 22 aprile 1998. «La DIA – si legge – è preoccupata dalla grande attenzione della e di Cosa Nostra per il progetto relativo alla realizzazione del ponte sullo Stretto». A questo proposito la DIA scrive ancora dell'accordo raggiunto tra Cosa Nostra e ‘Ndrangheta per spartirsi i favolosi proventi derivanti dai lavori per l'opera, tra cui appunto il lucroso affare del movimento terra.

E il discorso riguarda in maniera particolare il territorio della città di Messina, che è quello che dovrà sopportare i maggiori disagi per adeguare la viabilità del Ponte a quella della città e del territorio circostante. E tutto questo per un decennio almeno, anche se è fin troppo facile ipotizzare che i decenni possano essere ben di più. E questo a fronte del fatto che sono quattro anni che sono cominciati i lavori per il viadotto sull'autostrada A19 Messina-Palermo, senza che a tutt'oggi si sappia quando saranno ultimati. Si aggiunga che per realizzare una galleria di un centinaio di metri a Letojanni sull'A18 Messina-Catania, ci sono voluti ben 8 anni. Salvini sostiene che il Ponte sarà pronto in otto anni…

Abbiamo voluto insistere su questo aspetto per far comprendere bene che sappiamo che il Ponte non sarà costruito, ma che i soldi, tantissimi soldi, potrebbero finire ai tanti voraci attori scesi in campo, dalla al più importante gruppo di costruzioni italiano, che attualmente continua la sua battaglia in Tribunale contro lo Stato italiano per ottenere le penali previste per la mancata realizzazione dell'infrastruttura a seguito della liquidazione della Società Stretto di Messina, effettuata da Mario Monti nel 2013.

Questi fondati timori, infine, trovano ragion d'essere nel mancato coinvolgimento delle comunità locali nel dibattito su chi è favorevole o contrario all'opera, sui vantaggi o gli svantaggi che comporterebbe il Ponte. I Comuni di Messina e di Villa San Giovanni vengono tenuti a debita distanza da tutte le iniziative e dai convegni che riguardano l'opera. L'ultimo clamoroso sgarbo istituzionale ha visto tra i protagonisti lo stesso ministro Salvini e la Cisl nazionale, che hanno organizzato un convegno a Messina senza invitare né il sindaco della città peloritana Federico Basile, né quello di Villa San Giovanni, Giusi Caminiti. Cioè i rappresentanti delle due città direttamente interessate dall'opera.
Marcello Mento

 

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