
Nelle elezioni presidenziali in Portogallo la notizia principale è che il candidato André Ventura, leader dell'estrema destra populista Chega in italiano Basta, ha ottenuto molti voti (11,90%) ma non tanti da superare la candidata socialista Ana Gomes, europarlamentare fino al 2019 (12,97%). Quello dell'avanzata della destra era forse il tema principale a cui si guardava in questa tornata elettorale per l'elezione del Presidente della Repubblica.
Il presidente uscente, il conservatore Marcelo Rebelo de Sousa ha vinto come previsto a mani basse nei confronti degli altri sei candidati. Infatti il secondo e ultimo mandato de Sousa – Partido Social Democrata (Centro destra Psd) – se lo assicura al primo turno e con il 61% circa dei consensi. In pratica un consenso che arriva da tutti i partiti, compresi da quelli di sinistra. Per quanto riguarda gli altri candidati João Ferreira del Partido Comunista Português (Pcp) ottiene il 4,32% e Marisa Matias del Bloco de Esqeurda (Be) con il 3,95%.
Le elezioni che non si potevano rinviare e si sono svolte in un contesto drammatico per la pandemia che sta colpendo duramente il Portogallo e che ha portato l'astensione al 60,51%, dei 10.791.490 aventi diritto non hanno votato in 6.530.281. Proprio per la pandemia il Governo ha consentito di iniziare a votare prime del 24, con l'aiuto di volontari anche porta a porta, per consentire a chi era in quarantena e agli anziani nelle case di riposo di poter partecipare. Evidentemente le preoccupazioni del contagio erano tante e il fatto che l'esito fosse scontato ha portato ad un tale livello di astensionismo.
Ad oggi, 25 gennaio, la mortalità è tornata a crescere per la terza settimana consecutiva e nell'ultima settimana sono morte più persone che nell'intera prima ondata della pandemia.
Settantamila contagiati al momento, quasi undicimila morti, cinquemila ricoverati per Covid nei reparti ospedalieri e con le terapie intensive quasi piene fanno del Portogallo uno dei paesi più in crisi. Colpa anche di un'apertura eccessiva durante le festività di Natale che hanno poi obbligato il governo Costa a una dura chiusura nazionale il 15 gennaio. E per di più una
“ricerca della Faculdade de Ciências dell'Università di Lisbona propone un'interpretazione abbastanza inquietante: ogni 100 morti di Covid-19 ce ne sarebbero da aggiungere 46 per ragioni collaterali: test medici annullati, operazioni rimandate, pronto soccorsi intasati” [1].
Tornando alle elezioni dicevamo dell'importanza assunta dalla questione della crescita della destra populista che ha visto il sostegno diretto con la presenza di Marine Le Pen. Una crescita che non è andata oltre le previsioni ma che comunque rispetto alle ultime elezioni ha fatto molti passi in avanti se pensiamo che Chega nel 2019 conquistava l'1,3% di voti e un seggio per il Parlamento portoghese. Nel 2020 alle elezioni nelle Azzorre otteneva il 5% e pur non entrando nell'esecutivo locale da un appoggio esterno. Come spiega l'analista politica Mariana Mendes sul blog della London School of Economics and Political Science
“le dinamiche viste nella politica regionale delle Azzorre sono state importanti perché hanno mostrato come un accordo di questo tipo potrà essere possibile anche a livello nazionale, senza che si consolidi la politica del cosiddetto «cordone sanitario», un'espressione che si riferisce all'intesa informale tra tutti i partiti di centrosinistra e centrodestra di un paese di non fare accordi nazionali o locali con partiti apertamente di estrema destra (nel corso degli anni il «cordone» è stato violato in Italia, tra gli altri)” [2].
I contenuti politici di Chega sono tipici di una formazione di estrema destra al di là di toni poco bellicosi. La loro ideologia e il conseguente programma politico lasciano pochi spazi interpretativi perché, come sottolinea Goffredo Adinolfi, si basa sulle
“radici «greco romane e giudaico cristiane» [… sulla] difesa della famiglia tradizionale e quindi di una revisione di tutte quelle norme volte a promuovere i diritti civili e di uguaglianza tra donna e uomo e tra coppie omossessuali ed eterosessuali. Dall'altra promuove uno stato minimo, ridotto alle sue funzioni essenziali soprattutto per quel che riguarda il mantenimento dell'ordine. […]. un'ampia riduzione/cancellazione dello stato sociale e, laddove possibile, subappaltando ai privati tutti i servizi, dalla scuola agli ospedali. […] Ridurre al massimo l'ingresso di stranieri ed evitare forme di multiculturalismo in nome della difesa ad oltranza dell'identità. C'è poi il nemico interno. Gli inassimilabili: la comunità Rom. […] la stesura di una nuova costituzione che porti alla nascita di una IV repubblica. Alla base del nuovo patto costituzionale un capo dello stato che è anche primo ministro, da eleggersi direttamente [3].
In attesa di vedere se il presidente de Sousa promulgherà la legge che consente l'eutanasia approvata dal Parlamento, la sinistra sembra reggere, resta maggioranza nel Paese e nonostante i dissapori che ci sono, il governo di minoranza di Costa non è in pericolo. Un Governo che ha iniziato questo mese la guida del semestre europeo e durante il quale l'accento verrà posto alla dimensione sociale.
Pasquale Esposito
[1] Goffredo Adinolfi, “Presidenziali in Portogallo, vince chi arriva secondo”, 24 gennaio 2021
[2] In Portogallo si vota per il presidente, 24 gennaio 2021
[3] Goffredo Adinolfi, “Chega, il populismo portoghese tutto ordine e zero diritti civili che odia i Rom”, 24 gennaio 2021
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