
Grande teatro in scena al Piccolo Grassi con Umberto Orsini e Franco Branciaroli, interpreti della commedia di Nathalie Sarraute Pour un oui ou pour un non, per un sì o per un no.
Orsini e Branciaroli sono impeccabili nella loro recitazione, duellano con le parole, le cesellano, le accompagnano, vivendo il palco con una naturalezza e una padronanza raffinata in una carriera più che cinquantennale.
Ottantasette anni Umberto Orsini, settantaquattro Branciaroli e non sentirli.
Umberto Orsini dall’alto dei suoi anni si muove sul palco con un’agilità che sorprenderebbe persino un ventenne, tanto quel palco è suo. Non da meno è Franco Branciaroli che condivide con il suo partner un’arte teatrale impeccabile. I due offrono la battuta, si ritraggono, si impongono, si zittiscono, si provocano, con un ritmo forsennato, dettato dalla scrittura serrata della Sarraute.

In scena la storia di un’amicizia che sembra naufragare, non tanto per eventi straordinari ma per le lievi sfumature che ognuno di noi mette nelle proprie parole. Sembra naufragare per gli accenti posti su semplici frasi. Accenti che a volte creano ferite ben più crudeli di lunghi e intricati discorsi. I due protagonisti della piece teatrale non si tirano indietro dal cercare di sviscerare i significati di quegli accenti, in un gioco al massacro che verrà portato fino alle estreme conseguenze.
Pour un oui ou pour un non è la storia di un’amicizia profonda, durata una vita. D’altronde soltanto un’amicizia così prolungata potrebbe far nascere fraintendimenti così feroci, in cui si incrociano rivalse, narcisismi, incomprensioni. Soltanto un’amicizia profonda intrisa di grande amore, come quella che viene rappresentata sul palco, può dar adito a incomprensioni così laceranti.
Impeccabili Branciaroli e Orsini. Ma proprio perché i due attori sono così furiosamente bravi ci sarebbe piaciuto vederli recitare insieme in un testo ben più impegnativo di quello offerto dalla Sarraute. Ci avrebbe fatto piacere assistere a una prova attoriale che andasse al di là della commedia sofisticata, che ha senz’altro il merito di scegliere con cura le parole, che offre sicuramente un pretesto interessante alla verve da mattatori dei due protagonisti del teatro italiano. Ma di fatto questo testo ci è sembrato più che altro un divertissement per attori navigati. Un’opera poco in grado di sondare l’animo umano così come pretende.
Questa a ben vedere può rimanere un’opinione personale, dato che il pubblico ha richiamato più e più volte i suoi beniamini per gli applausi finale.
Ho chiesto a due giovani allieve, una del Piccolo e una del Teatro Arsenale, Clara e Agnese, se a loro fosse piaciuto lo spettacolo. La loro risposta è stata un sì convinto. Ho chiesto loro come si sentissero in questo periodo in cui la Covid sembra imperversare, costringendo i teatri a chiudere, a mettere in dubbio la sopravvivenza stessa del lavoro dell’attore. Ho chiesto loro che cosa le abbia spinte a intraprendere una carriera che sembra sempre più colpita dall’incertezza dei tempi. Mi hanno risposto che a guidarle è stata la passione.
Non posso far altro che ammirare il loro coraggio. Così come non posso far altro che ammirare il coraggio di una delle spettatrici più anziane presenti in sala, l’onorevole Liliana Segre.
Pour un oui ou pour un non
di Nathalie Sarraute
regia, scene e costumi Pier Luigi Pizzi
con Umberto Orsini e Franco Branciaroli
una produzione Compagnia Orsini e Teatro de Gli Incamminati
in collaborazione con il Centro Teatrale Bresciano
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