
I numeri sulla povertà nel 2020 anticipati dall'Istat sono stime preliminari [1] ma la loro drammaticità è immediatamente devastante. Sono 335mila famiglie in più in povertà assoluta [2] rispetto al 2019 e portano le famiglie in povertà assoluta nel 2020 ad oltre 2 milioni, equivalenti al 7,7% del totale rispetto al 6,4% del 2019. Se trasformiamo in individui le famiglie stiamo parlando di oltre ad un milione di persone per un totale di circa 5,6 milioni: il 9,4% sul totale in Italia rispetto ad un'incidenza nel 2019 del 7,7%.
La pandemia ha inciso ma la dimensione del fenomeno viene da lontano.
Trattandosi di milioni di persone che sono in queste condizioni da anni emerge tutta l'inconsistenza della leadership economica e politica di questo paese. È evidente che insieme all'inconsistenza c'è una precisa volontà a non affrontare e risolvere il dramma che vivono milioni di individui. L'evidenza negli ultimi anni è che i valori della povertà assoluta, si legge nel documento, sono molto superiori a quelli precedenti la crisi avviatasi nel 2008, quando l'incidenza della povertà assoluta familiare era inferiore al 4% e quella individuale era intorno al 3%.
Non mancando gli strumenti di politica economica e di welfare atti a rendere marginale la povertà, insisto sul concetto di una precisa volontà a non volerla seriamente affrontare.
Non ci vorrebbe molto a recuperare miliardi di euro, tanto per fare un solo esempio, attraverso una decisa lotta all'elusione fiscale e ad una tassazione seria delle transazioni finanziarie.

Percorrendo il documento dell'Istat storicamente è il Mezzogiorno ad avere la quota maggiore di povertà assoluta con un'incidenza del 9,3% per le famiglie (contro l'8,6% del 2019) e l'11,1% per gli individui (10,1%). Ma è il Nord a registrare l'arretramento più significativo. Infatti si passa da un'incidenza del 5,8% al 7,6% a livello familiare e dal 6,8% al 9,4% in termini di individui. In valori assoluti al Nord si contano oltre 218mila famiglie in più in condizioni di povertà assoluta rispetto all'anno precedente, il che significa più di 720mila individui che hanno attraversato la soglia dell'inferno.
I danni maggiori li subiscono le famiglie più numerose. Infatti se le famiglie unipersonali presentano un'incidenza di povertà stabile, per tutte le altre è un crescendo che va, per le famiglie di due persone, dal 4,3% al 5,7%, per quelle con tre persone dal 6,1% all'8,6%, per quelle con quattro dal 9,6% all'11,3% e per quelle con almeno cinque persone si passa da un'incidenza del 16,2% al 20,7%.
A salire è anche l'incidenza della povertà tra i minori che passa dall'11,4% a 13,6%, il valore più alto dal 2005 – per un totale di bambini e ragazzi poveri che, nel 2020, raggiunge 1 milione e 346mila, 209mila in più rispetto all'anno precedente.
Un crimine nel crimine.
Ciro Ardiglione
[1] Le stime definitive arriveranno a Giugno prossimo. L'indagine è condotta su un campione di oltre 25mila famiglie. La popolazione utilizzata per l'indagine 2020 è quella stimata precedentemente al rilascio dei dati di censimento 2018 e 2019 e della ricostruzione intercensuaria.
[2] Povertà assoluta: sono classificate come assolutamente povere le famiglie con una spesa mensile pari o inferiore al valore della soglia di povertà assoluta (che si differenzia per dimensione e composizione per età della famiglia, per ripartizione geografica e per tipo di comune di residenza). Un esempio dal calcolatore ISTAT: la soglia per una famiglia di tre persone e abitante in un'area metropolitana a SUD nel 2019 era di 762,4 euro.
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