
Il Paese aspetta un governo da più di 450 giorni e lo spettro della divisione della nazione belga continua ad aggirarsi tra i suoi cittadini. Almeno quelli che da una parte e dall’altra considerano la separazione una iattura. E aspetta un accordo tra fiamminghi e valloni. L’Europa non sopporterebbe un altro colpo alla sua stabilità ed integrità soprattutto ora che i debiti pubblici e la moneta debole stanno minando le il futuro dell’Unione. Del resto il 12 settembre quando si pubblicherà il rapporto sulle finanze pubbliche degli stati membri è molto probabile un avvertimento ufficiale al Belgio il cui debito pubblico è enorme e che senza un governo potrebbe essere la prossima vittima della speculazione finanziaria. Se non si arriva ad un accordo potrebbe essere il governo dimissionario di Leterme, attualmente in carica per l’ordinaria amministrazione, a prendere le redini per gestire le risposte all’Unione e ai mercati.
Belgio. Bruxelles, La Grande Place, agosto 2007. Foto Pasquale Esposito
Nei giorni scorsi sono continuate le consultazioni del negoziatore, il socialista francofono Elio Di Rupo con i partiti fiamminghi e francofoni (8 in tutto) per un accordo sulla riforma dello stato. Sono assenti i nazionalisti fiamminghi NVA, vincitori delle elezioni e contrari alle proposte di lavoro del negoziatore e che sembrano crescere nelle intenzioni di voto al crescere dei loro dinieghi. Di Rupo fortemente intenzionato trovare una soluzione, a maggior ragione dopo aver constatato di persona cosa sta accadendo in Grecia, ha spesso fatto la spola tra i presidenti dei partiti. Questa diplomazia dei piccoli passi non ha avuto molta fortuna così ieri si è svolta una riunione plenaria.
Al di là delle tecniche negoziali risultati concreti non se ne vedono come accade mormai da tempo immemorabile. E come se non bastasse, con le elezioni comunali del 2012 alle porte, sono cominciate le prime schermaglie elettorali che hanno visto reciproche accuse tra il Fronte Democratico Francofono (FDF) e il francofono Centro Democratico Umanista (CDH). La FDF ha presentato nelle sue liste ad Anderlecht transfughi dalla CDH.
Belgio, Gent (Gand), piazza della Cattedrale agosto 2007. Foto Pasquale Esposito
I due temi principali di discussione tra i due blocchi linguistici sono la futura destinazione della circoscrizione bilingue Bruxelles-Hal-Vilvorde (BHV) [1], la revisione della legge sul finanziamento e dell’autonomia fiscale. Il presidente della FDF Olivier Maingain continua a sostenere che la scissione della circoscrizioe non è pensabile senza l’allargamento di Bruxelles.
I fiamminghi vorrebbero oltre all’annessione alla regione fiamminga l’obbligo per i francofoni di quell’area possano votare solo per i partiti fiamminghi.
La proposta Di Rupo prevede, tra l’altro, la scissione del distretto Bhv e l’istituzione di tre circoscrizioni per le elezioni federali ed europee: Bruxelles in quanto capitale, il Brabante fiammingo e vallone e il Brabante fiammingo. In cambio saranno migliorati i diritti dei francofoni nei sei comuni a carattere speciale in cui hanno diritti particolari potendo votare nelle circoscrizioni di loro scelta.
Il nord fiammingo vorrebbe spostare definitivamente e totalmente tutti i poteri alle regioni compresi gli ultimi due baluardi del potere federale: la previdenza sociale e il controllo del fisco.
Per quanto riguarda la legge di finanziamento si è deciso nel frattempo che un gruppo di esperti, a partire da oggi, lavorerà sulle varie problematiche. Si è discusso anche della nomina dei borgomastri che in caso di controversie potranno continuare ad esercitare le loro funzioni in attesa che una camera del Consiglio di Stato ne dirimi la disputa.
Dello stato belga rimarranno solo pazienti e scaltri negoziatori, magari utili alla prossima partizione dell’Unione europea?
Pasquale Esposito
[1] Bruxelles-Hal-Vilvorde si trova fra la regione Bruxelles capitale e la regione fiamminga ed è popolata da circa 150.000 francofoni che vivono in 35 comuni fiamminghi
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