
A partire dal 1° luglio 2007 le industrie di alimenti e bevande “light” potranno scrivere sulle confezioni dei nuovi prodotti le diciture “light”, “senza grassi” o “senza zuccheri” solo se rispetteranno i nuovi parametri previsti dalla recente normativa.
Il regolamento europeo 1924/2006, ha stabilito che, per i nuovi prodotti, l'utilizzo di uno slogan, salutistico o nutrizionale, sarà consentito solo se, il prodotto cui si riferisce, presenterà con chiare prove scientifiche la bontà delle virtù esaltate. Ad esempio, un alimento potrà utilizzare gli slogan nutrizionali “light“, “leggero” o “a basso contenuto di grassi” solo se il prodotto presenterà un contenuto di grassi inferiore a 3 grammi per 100 grammi per i solidi o 1,5 grammi di grassi per 100 ml per i liquidi.
Finalmente l'iniziativa legislativa del Parlamento e del Consiglio Europeo mette fine alla poca chiarezza e alle frequenti speculazioni costruite su falsità e pubblicità ingannevoli denunciate per anni da numerose associazioni di consumatori in tutta Europa come Altroconsumo e la Beuc (Bereau européen des union des consommateurs), l'unione europea cui fanno capo la maggior parte delle associazioni indipendenti dei consumatori di tutto il Continente.
Infatti, per anni, il “disorientamento” dei consumatori si è costruito proprio sull'equivoco che alcuni termini inducono. Ad esempio la parola “light” non significa quasi niente. Gli alimenti light sono infatti alimenti ai quali è stata semplicemente sottratta una parte del loro contenuto calorico, quasi sempre attraverso una diminuzione del loro contenuto di grassi o di zuccheri. E così spesso si è indicato come “light” o “con meno calorie” biscotti, maionese, formaggi e yogurt che rispetto alle loro controparti “non light”, avevano solo minime differenze in termini calorici.
In un recente articolo il settimanale L'Espresso [1] ha messo in evidenza le più frequenti irregolarità sull'etichettatura dei prodotti alimentari. E, solo per rimanere in “tema light”, ha scoperto scritte, un po' bugiarde, come “senza grassi” sulle confezione dei biscotti ZeroGi Galbusera. O con la dicitura “senza colesterolo” dei biscotti LeggeriPlus o PiùLeggeri, sempre della Galbusera. Che però in etichetta, tra i valori nutrizionali, riportano la presenza rispettivamente di 1,5 grammi di grassi, per i primi, e “quantitativi inferiori” a 1,2 e 0,5 mg di colesterolo, per gli altri due. Quantitativi sicuramente minimi ma pur sempre presenti.
Ora con la nuova legge un alimento potrà essere indicato come prodotto “senza grassi” solo se conterrà non più di 0,5 g di grassi per 100 g o 100 ml. E si potrà utilizzare l'indicazione “a ridotto contenuto calorico” solo se il valore energetico del prodotto è ridotto di almeno il 30 % rispetto a quello “più tradizionale” originario, con specificazione delle caratteristiche che provocano la riduzione nel valore energetico totale dell'alimento.
Nell'ultimo decennio, a causa della presenza, sugli scaffali dei supermercati, di alimenti troppo ricchi di grassi e di zuccheri , c'è stato in Europa un incremento delle persone in soprappeso del 30 % e degli obesi del 7 %. Anche in Italia si contano ormai più di 16 milioni di persone con peso al di fuori dei range di normalità. E di queste, 4 milioni sono classificate come obese.
Ma la presenza dei prodotti light può realmente aiutare a frenare questo trend negativo?
Assolutamente scettico è Eugenio Del Toma, noto consulente scientifico per settimanali e trasmissioni televisive, che definisce “surrogati” i prodotti light e considera un comportamento errato percorrere la “via di un salutismo spicciolo che tende a spostare sui singoli cibi le responsabilità di uno stile di vita sbagliato” [2].
Dello stesso parere è Andrea Ghiselli, ricercatore dell'INRAN (Istituto Nazionale per la Ricerca sugli Alimenti e la Nutrizione): “Non esiste un alimento sano, esiste solo una dieta sana. Mangiare cose semplici, non troppo e variando il più possibile. Chi segue questi consigli e fa un po' di movimento può fregarsene di tutti i prodotti light, probiotici o quant'altro“.
Mentre Carlo Cannella (da qualche mese direttore dell'INRAN) in un suo libro [3] pur riconoscendo “difficile che i cibi light aiutino a dimagrire” ritiene tuttavia”che gli unici cibi light che ci possono aiutare davvero a dimagrire sono quelli che consumiamo tutti i giorni, e che possono contenere molti grassi”. E cita come esempio “il latte parzialmente scremato, che inserito in una dieta equilibrata può effettivamente ridurre il consumo di grassi e quindi il contenuto in calorie della nostra alimentazione”.
Ma spesso il problema principale è solamente “cosa” realmente si mangia. Lo dice Alessandro Giovannelli responsabile del centro per l'obesità dell'ospedale Humanitas Gavazzeni che, in un indagine condotta in una Coop di Bergamo, nella quale era stata lanciata un'iniziativa educativa dal titolo “Mettiamo a dieta la borsa della spesa” [4], ha evidenziato come spesso i cibi più acquistati siano pasta, pane e insaccati. Ma che “colpisce l'elevata quantità di dolci e snack salati” consumati molti più di frutta e verdura. Prodotti della Natura. “Naturalmente light”.
Da soli i prodotti light non potranno risolvere tutti i problemi relativi all'obesità. Questa è l'opinione più diffusa tra gli esperti. Quindi non ha molto senso riempirsene il frigo soprattutto quando si è soggetti “fisicamente sani”. Ma, se non rappresentano un'ossessione alimentare, possono certamente contribuire a limitare il contenuto dei grassi e delle calorie assunte giornalmente e, di conseguenza prevenire, con l'obesità, anche malattie come il diabete, l'ipertensione, l'arteriosclerosi e alcuni tipi di tumore.
Attualmente, i fronti sui quali si continua a lottare sono numerosi. E tutti ugualmente importanti. Le associazioni salutistiche insistono sulla necessità di più incisive iniziative di educazione e corretta informazione alimentare. L'OMS, in più occasioni, ha sottolineato l'opportunità di una migliore prevenzione dalle malattie anche attraverso un maggiore consumo di frutta e verdura (le note campagne del “five a day”). Dietologi e nutrizionisti, continuano a sostenere comportamenti indirizzati a correggere i nostri stili di vita sia attraverso l'incremento dell'attività fisica sia attraverso l'acquisto di prodotti più sani. In altre parole, a coltivare la tendenza a guardare con più oculatezza i cibi e a tenere sempre d'occhio l'apporto calorico e dei vari nutrienti.
Accogliamo, quindi, con grande soddisfazione questa nuova normativa europea. Perché, anche attraverso la creazione di condizioni paritarie di concorrenza nell'industria alimentare degli Stati membri dell'Unione, avremo un contributo rilevante in questa partita contro l'obesità. Non rappresenta, certamente, la mossa dello “scasso matto”. Ma dal 1° luglio un passo importante verso il successo è stato fatto.
Gaetano Paparesta
Note bibliografiche
[1] Nicola Nosego. L'Espresso n. 28 del 19 luglio 2007: pagg. 36 -39
[2] Eugenio Del Toma. Salute. La Repubblica. Inserto n 534 del 3 maggio 2007: pag. 41
[3] Carlo Cannella e Giovanni Carrada. I Miti dell'Alimentazione: pagg. 114 – 115
[4] Mariapaola Salmi. Salute. La Repubblica. Inserto n 534 del 3 maggio 2007: pag. 22
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