
Ci siamo occupati dei Mondiali di calcio in Qatar fin dal 2013 e non ci era sembrato nulla di buono: né dal punto di vista sportivo né da tutti gli altri. Le varie inchieste giornalistiche hanno confermato quante responsabilità ci siano dietro le morti di migliaia di operai, di diritti negati nei confronti delle donne e delle persone LGBT+ e quanti danni ambientali siano stati fatti per la costruzione delle infrastrutture sportive e per il loro funzionamento [1]. Tutti sapevano ma nulla è stato fatto Per scelta di chi collabora, questa rivista non ha seguito l'evento sportivo. Sia chiaro che come scrive Barney Ronay,
«il Qatar non ha inventato questo mondo, non ha inventato il lavoro migrante, non ha inventato il capitalismo globale. È semplicemente il più zelante degli ultimi accoglienti, che vende al mondo il brutale iper-capitalismo alimentato dal carbonio nella sua forma finale. […]. Il Qatar non è un'aberrazione. Il Qatar è il modo in cui funziona il mondo, presentato con chiarezza brutale e impenitente» [2].
I riflettori sul calcio si stanno spegnendo ma tutto ciò continuerà perché squadre e federazioni, in particolari quelle europee, sempre alla ricerca di nuove e ulteriori fonti di introiti andranno in giro per il mondo, incuranti di ingiustizie diritti ambiente, a disputare coppe di ogni genere e amichevoli di lusso dando lustro ai vari potentati locali. E senza dimenticare i giocatori che, spesso a fine carriera, trovano ingaggi stratosferici in qualche campionato “emergente”.
I riflettori restano accesi invece sulla presunta corruzione del Qatar che ha colpito il Parlamento europeo a causa del Qatargate e le cui indagini non sono affatto concluse e continuano a preoccupare diversi ambienti dopo gli arresti dell'ex vice presidente del Parlamento europeo Eva Kaili e di Antonio Panzeri. Non solo, sul tavolo sono finite le questioni energetiche collegate alle forniture di gas liquido (Gnl) proprio dal Qatar e per di più con l'arrivo del “price cap” sul gas deciso ieri dall'Europa. Da Doha sono arrivate smentite e proteste ufficiali per la restrizione discriminatoria,
«dice una nota ufficiale contro le autorità belghe che indagano sullo scandalo, che ha un impatto “negativo” nei rapporti con la Ue; “avrà un effetto negativo sulla cooperazione regionale e globale e sui colloqui in corso su energia, povertà e sicurezza”. E ancora: “Respingiamo fermamente le accuse che associano il nostro governo a cattiva condotta: il Qatar non è stata l'unica parte nominata nelle indagini, eppure il nostro Paese è stato esclusivamente criticato e attaccato”» [3].
Questo è avvenuto dopo che la settimana scorsa il Parlamento europeo aveva votato, quasi all'unanimità, una risoluzione con la quale si chiedeva « con urgenza che i titoli di accesso dei rappresentanti degli interessi del Qatar siano sospesi fino a quando le indagini giudiziarie non forniranno informazioni e chiarimenti pertinenti» e venivano sospesi i lavori sulle attività legislative connesse alle relazioni con il Qatar. Per ora, però, non è stato ancora vietato l'ingresso ai rappresentanti del Qatar. Un Parlamento che presto dovrà dotarsi di regole nuove, di procedure nuove (basti pensare che è istituito il registro per le lobby ma non è obbligatorio essere iscritto) e organismi di controllo per ridurre il rischio della corruzione o di influenze nefaste.
Quest'anno la quantità di Gnl proveniente dal Qatar è ancora una quantità limitata, anche per l'Italia, ma gli anni avvenire le quantità cresceranno per affrancarsi dalla Russia dopo l'invasione dell'Ucraina e per l'incapacità e le le responsabilità delle leadership economiche e politiche occidentali nel non aver investito in altre fonti e nell'adottare modelli di risparmio energetico efficaci.
L'Italia è il primo importatore in Europa di gas dal Qatar e l'Eni ha ampliato la sua presenza con il progetto North Field Expansion, mentre la Germania ha da poco chiuso un accordo quindicinale per la fornitura di gas dal Qatar.
Tornando al Qatar non è la prima volta che corrono accuse di questo genere che evidentemente non riguardano finanziamenti leciti per musei, università per aumentare la propria influenza, o gli investimenti che sono stati consentiti in Volkswagen, Porsche, Deutsche Bank, Harrods, l'aeroporto di Heathrow, Valentino, ma si tratta di
«operazioni potenzialmente illegali in cui il Qatar è coinvolto in Occidente sono numerose, come ha scritto qualche giorno fa Politico. Negli Stati Uniti questa primavera il generale John Allen, che era stato comandante supremo delle forze americane in Afghanistan, è stato messo sotto indagine perché avrebbe fatto attività di lobby in favore del Qatar illegalmente, cioè senza le registrazioni e i permessi necessari secondo la legislazione americana. A seguito dell'inchiesta, Allen si è dimesso dalla presidenza della Brookings Institution, uno dei centri studi più importanti degli Stati Uniti, e il caso ha riguardato anche altre importanti personalità americane, come l'ex ambasciatore in Pakistan e negli Emirati Arabi Uniti» [4].
E il successo mediatico dei Mondiali di calcio [5] ottenuto in tutti i continenti eccezion fatta per l'Europa (l'Italia non è arrivata, la Germania e la Spagna sono uscite presto) ha consentito al Paese di accrescere la sua influenza e la sua immagine, mentre alla Fifa di intascare 7,5 miliardi di dollari, con una crescita del 13% rispetto al precedente Mondiale, svoltosi in Russia.
Il Qatar ha definitivamente trionfato grazie ai soldi spesi (si parla di 220 miliardi di dollari) e alla riuscita del Mondiale che ha favorito il dissolvimento dell'alleanza di Arabia Saudita, Bahrein, Egitto, ed Emirati Arabi Uniti che nel 2017 isolava il Qatar con il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman, il presidente egiziano Abdel Fatah El-Sisila il presidente degli Emirati Arabi Uniti Mohammed bin Zayed Al-Nahyan presenti all'evento.
Ma hanno trionfato anche Francia, Italia e USA che hanno continuato a vendere armi al Qatar, con gli Stati Uniti che
«hanno visto salire alle stelle le vendite di armi al Qatar dal 2010, quando la FIFA ha consegnato il mega evento al paese del Golfo. Gli Stati Uniti hanno effettivamente approvato un enorme affare di armi da 1 miliardo di dollari durante la partita della Coppa del mondo della squadra nazionale maschile degli Stati Uniti contro l'Iran. Il Qatar ospita la più grande base militare statunitense del Medio Oriente, ad Al Udeid» [6].
Vedremo cosa succederà nel prossimo futuro ma la realpolitik come al solito la farà da padrona. Del resto lo scorso Martedì, «dopo una riunione dei ministri dell'Energia dell'UE a Bruxelles, alla domanda se fosse giusto “acquistare gas dal Qatar se il Qatar acquista parlamentari europei”, il ministro dell'Economia tedesco Robert Habeck ha affermato che le questioni dovrebbero essere considerate come “due cose diverse”» [7]. Distinguo che non convincono.
Pasquale Esposito
[1] Il primo articolo su questa rivista è a mia firma, Mondiali di calcio in Qatar: scandali, condizioni disumane e morti bianche tra i lavoratori immigrati, 1 ottobre 2013; per tutto il resto si rimanda all'insieme di articoli pubblicati da molte testate internazionali a partire da The Guardian (partendo da uno degli ultimi https://www.theguardian.com/football/2022/dec/16/as-qatars-world-cup-ends-it-is-time-for-truth-fifa-chose-death-and-suffering) e dal sito di investigazione giornalistica Mediapart
[2] Barney Ronay, The winner is … Qatar: curtain comes down on Project Hard Football Power, 19 dicembre 2022
[3] J.G., Qatar, che cosa rischia l'Italia se si ferma l'import di gas, 19 dicembre 2022
[4] Il Qatar non ci prova soltanto con il Parlamento Europeo, 18 dicembre 2022
[5] Yunnes Abzouz, Mondial de football : malgré les appels au boycott, la Fifa bat des records d'audience, 17 dicembre 2022
[6] Jules Boykoff e Dave Zirin, The Big Winners of the 2022 World Cup? Qatar and Despots the World Over (and Messi), 18 dicembre 2022
[7] Charlie Cooper e Antonia Zimmermann, Qatar scandal gives Europe a big gas headache, 19 dicembre 2022
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