Quando il basket non era solo NBA

pallacanestro in strada

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Per tutti i veri e autentici cultori della pallacanestro, la National Basketball Association () non è una semplice lega professionistica, per molti è l'essenza stessa del basket, una cultura da tramandare e preservare, uno stile vita; per altri è un'autentica religione, adorando e idolatrando, come delle divinità, i cestisti che vi giocano.
La NBA è il luogo delle stelle, il più ambito di ogni giocatore di basket, i cui parquet sono in grado di donarti, sportivamente parlando, la gloria eterna.

Ci fu un periodo, esattamente dal 1967 al 1976, dove l'egemonia culturale e la supremazia cestistica della NBA, furono messe in discussione dalla nascita di una nuova e agguerrita lega, l'American Basketball Association (ABA), che lascerà segni indelebili nella storia dell'intero movimento, rivoluzionando regole e gioco e catapultando sul palcoscenico mondiale del gioco più bello del mondo, eccezionali fuoriclasse che faranno, in seguito, le fortune degli acerrimi rivali della NBA come , detto “Dr J”, cestista spettacoloso, direbbe Flavio Tranquillo, uno dei più grandi di sempre, che portò, nel 1983, i suoi alla conquista del terzo titolo NBA.

L'ABA venne costituita, nel 1967, da George Mikan, ex centro dei Chicago American Gears prima e dei Minneapolis Lakers dopo, introducendo, nella nuova compagine cestistica americana, rivoluzionarie novità, come la creazione dell'arco dei tre punti, i 30 secondi per la conclusione dell'azione (in NBA il limite era ed è di 24 secondi) e l'uso eccentrico del pallone con i colori della bandiera americana, sostituendo di fatto il classico arancione.  Queste credenziali affascinarono l'esigente pubblico nordamericano e nonostante le difficoltà iniziali, l'ABA riuscì ad attrarre sempre più appassionati.
Rispetto alla istituzionale e conformista NBA, la neo lega si presentò con uno stile sfacciato e provocatorio, gli schemi tradizionali di gioco furono sostituiti da un gioco ultra-offensivo e individuale condito da schiacciate e acrobazie che mandavano in estasi un pubblico sbalordito. Tale attitudine anticonformista, si rispecchiava negli stili di vita dei giocatori che vi militavano, con look esuberanti e dissacranti come i “capelloni” o i jeans a “zampa d'elefante”, camicie floreali e giubbotti di pelle che provocavano aberrazione e ilarità, in ampi strati della società americana, dove il bigottismo puritano era imperante.

Nonostante la mancanza dei , di cui ampiamente godevano gli amici-nemici della NBA, i boss dell'ABA portarono il “vangelo” del basket anche negli Stati del sud e nelle periferie, installando franchigie in città instabili come: Memphis, San Diego, Miami, Pittsburgh, Baltimora e Anaheim. Altre località come, Denver, San Antonio, Dallas e Indianapolis, avranno la loro consacrazione anche in NBA. La carenza di mezzi finanziari e la totale indifferenza di prospettive affaristiche, fecero dell'American Basketball Association una lega di “frontiera” e “fuorilegge”, nonostante, come abbiamo ricordato pocanzi, la presenza di ottimi giocatori e di prestigiosi arbitri.

La composizione del campionato ricalcava in parte quello della NBA, con dodici franchigie divise in due Conference, la Eastern e la Western, i play-off al termine della regular-season,  le finali di Conference e la finalissima ABA, al meglio delle sette partite. Il team che può vantare più vittorie, sono gli , con tre titoli conquistati nel 1970, nel 1972 e nel 1973, seguiti dai con due titoli, vinti rispettivamente nel 1974 e nel 1976, ai danni dei , nell'anno che sancì la fine dell'ABA , assorbita parzialmente dalla NBA.
Nel 1976 Dave DeBusschere, manager ABA, constatata l'impossibilità di avviare la nuova stagione professionistica, a causa delle precarie condizioni economiche in cui versavano la lega e le franchigie, decise una parziale fusione con la NBA. Quattro team vennero ceduti: i New York Nets, ovvero gli attuali Brooklyn Nets, i Denver Nuggets, i San Antonio Spurs e i campionissimi degli Indiana Pacers, mentre i Kentucky Colonels e gli furono sciolti e i Virginia Squires chiusero per bancarotta, non potendo accedere alla NBA.

Nel 1999 l'American Basketball Association rivide la luce, ma la “new” ABA è solo un lontanissimo ricordo, di quella che fu l'eccezionale “old” ABA, ancora oggi ricordata con affetto e nostalgia da coloro che ebbero l'onore e la fortuna di vedere qualcosa che travalicava i confini della pallacanestro, qualcosa di eccezionalmente unico che mai più potrà ripetersi.
Nel 2012 la NBA commemorò il 45° anniversario dell'ABA, facendo indossare, a quelle franchigie con un passato o con legami “famigliari” nella defunta lega, le storiche canotte del passato. Questa è la dimostrazione di come l'anima e la storia dell'ABA, siano parte integrante della NBA.

Antonello Tinelli

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