
Era una sera di gennaio buia e tempestosa ma, nonostante le premesse, devo dire che è valsa la pena uscire ed attraversare la città per andare a vedere “Quattro”, lo spettacolo di Adriano Bennicelli, con la regia di Michele La Ginestra.
“Quattro”, interpretato magnificamente da Ludovica Di Donato, Andrea Perrozzi, Ketty Roselli, Alessandro Salvatori, è uno spettacolo che mi ha fatto riflettere sull’importanza di prendere le decisioni, di fare delle scelte.
Nella vita i cambiamenti sono inevitabili, come abbiamo appreso fin da Eraclito: panta rei. Dunque, che lo si voglia o no, il cambiamento accade. Date queste ineluttabili premesse, il messaggio principale che veicola lo spettacolo è l’importanza di dirigere questo cambiamento. Di vivere la vita in maniera attiva e non passiva.
Come se l’autore, Adriano Bennicelli, sulla base di un’esperienza realmente vissuta, ci volesse mettere in guardia, perché se noi non decidiamo, proprio come accade ai 4 protagonisti di “Quattro”, qualcun altro deciderà per noi e allora ci troveremo un giorno, senza sapere bene come e perché, impelagati in vite che non ci appartengono e non ci rispecchiano. In cui ci sentiamo prigionieri più che protagonisti.
Colpisce come l’autore, il regista e gli attori, riescano ad affrontare un tema così complesso e amaro in modo, non solo semplice, ma persino divertente. Quattro protagonisti, un’unica scena e un salto nel futuro, vent’anni di distanza. Una prolessi ci mostra come sarebbe stato se…
Il segreto sta nel ritmo serrato che governa tutta la pièce costringendo gentilmente lo spettatore alla massima attenzione, a stare sempre sul “chi va là”, a partire dall’accoglienza iniziale in media res. Gli attori si mostrano espertissimi nell’esplorare un ampio ventaglio di sentimenti da cui scaturiscono dinamiche umane, psicologiche, agli antipodi tra loro. I quattro attori passano rapidamente dal pianto al riso, dalla commedia al dramma, senza cadere mai in un’ostentazione stilistica.
Grazie allo splendido lavoro corale, la velocità non penalizza la profondità dello spettacolo, perché ogni battuta, stato d’animo, colpo di scena trova la sua ragion d’essere nel procedere degli eventi. In particolare, le psicosi, le problematiche del linguaggio, le somatizzazioni che inizialmente si presentano come brillanti trovate sceniche, che coinvolgono e divertono lo spettatore, nel corso dello spettacolo vengono analizzate rivelando così tutto il loro carico emotivo. Ogni comportamento, dal più eccentrico al più banale, rivela la sua specifica origine nei rapporti umani andati male, che generano rimpianto, rancore, rassegnazione.
In altre parole, lo spettacolo dimostra come, in fondo, sia difficile mentire a se stessi. Perché in genere, proprio come accade ai protagonisti di “Quattro”, quando le persone si trovano a vivere nel rimpianto, anche se faticano ad ammetterlo consapevolmente a se stesse non possono ingannare il proprio inconscio. Così l’infelicità repressa si traduce nell’emergere di patologie, convinzioni, schemi mentali che, mettendo a tacere la parte più profonda di sé, consentono di continuare a sopravvivere in quelle condizioni.
Tuttavia, “Quattro” non è solo un monito a vivere la vita anziché subirla, ma è anche la prova che c’è sempre la possibilità di rinascita e riscatto, perché, come dimostra l’autore, regalandoci la sua esperienza, nessuna scelta non presa o sbagliata ci condanna per sempre. Lo spettacolo, infatti, trae origine dalla realtà di Adriano Bennicelli che, portando in scena il suo vissuto, lo esorcizza e ci mostra come sia possibile imparare dai propri errori e trasformarli in un qualcosa di positivo, nel caso specifico condividendoli artisticamente per evitare che altri commettano gli stessi sbagli.
Ludovica Palmieri
Teatro 7 Off – Roma
fino al 30 Gennaio 2022
Quattro
di Adriano Bennicelli
regia di Michele La Ginestra
con: Ludovica Di Donato, Andrea Perrozzi, Ketty Roselli, Alessandro Salvatori
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