Rapporto Caritas: la povertà in Italia si allarga

povertà disuguaglianze
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Il rapporto sulla redatto dalla è un'altra impietosa conferma dell'incapacità del sistema Italia di aiutare che ha bisogni urgenti per vivere. Ce lo ricorda lo stesso rapporto per cui  «lo scenario economico e sociale negli ultimi anni oltre a generare una forte crescita della platea dei poveri (nell'arco di 15 anni il numero dei poveri assoluti è più che triplicato passando da 1,8 milioni a circa 5,6) ha prodotto anche un acuirsi delle fragilità di chi già era in stato di vulnerabilità oltre a una crescente complessificazione dei bisogni» [1].

Nel 2022 le persone povere che si sono rivolte ai centri della Caritas sono state  255.957 con un'età media di circa 46 anni (52,1% di genere femminile e il 47,9% maschile), con un aumento del 12,5% che, anche volendo escludere la forte crescita delle persone di cittadinanza ucraina a causa della guerra, mostra un +4,4% di crescita.

Tutto questo mentre il ha deciso di restringere e rinominare “assegno di inclusione” il Reddito di Cittadinanza entrato in vigore nel 2019.
Dietro c'è sempre l'idea che essere poveri è una colpa, la conseguenza dell'inettitudine o della mancata voglia di lavorare delle persone. Niente di più errato. Vorrei ricordare che i salari tra i più bassi d'Europa e nel 2021 erano circa 4 milioni gli occupati part-time di cui circa tre milioni donne [2]. Quello che non si vuol capire è che di fatto la povertà è diventata strutturale.

Si legge nel rapporto che il 22,8% delle persone in stato di indigenza sono occupati.
«Quest'ultimo dato non stupisce ormai tanto; sono oltre dieci anni infatti che si dibatte sul fenomeno dei woorking poor (lavoratori poveri) e degli in work poverty (lavoratori poveri su base familiare), entrambi particolarmente incisivi nel nostro Paese (più che nel resto d'Europa). In Italia, secondo i dati Istat, tra gli operai e assimilati la povertà assoluta supera il 13%, a fronte dell'1,7% registrato nel 2007, alla vigilia dello scoppio della grave crisi economico-finanziaria legata al crollo di Lehman Brothers».

Riprendendo la questione del trend della povertà, come era facile immaginare, alla pandemia iniziata nel 2020 successivamente si è saldata la guerra in Ucraina (febbraio 2022) e da ultimo l'inflazione che ha particolarmente colpito le fasce meno abbienti del Paese, come ha spiegato l'ultima relazione annuale di Banca d'Italia. Infatti,  «se le fasce più deboli hanno subito un rincaro dei prezzi del 17,9%, la parte più ricca si è fermata a +9,9%. In questa fase di insicurezza globale si rafforzano le tra le famiglie più benestanti e quelle meno abbienti, in continuità con quanto accaduto con la pandemia da Covid 19».

Caritas rapporto 2022

Un altro dato che spiega la dimensione inaccettabile della diffusione della povertà è quello inerente ai minori: un indigente su quattro è un minore pur rappresentando solo il 16% della popolazione italiana, come precisa il rapporto. Del resto è «alta come di consueto l'incidenza dei genitori: due assistiti su tre dichiarano infatti di avere figli (il 65.6%) e tra loro oltre l'80% vive con figli minori. Il dato, in forte crescita rispetto allo scorso anno si collega da un lato all'accoglienza di cittadini ucraini (sono soprattutto donne a bambini a fuggire da contesti di guerra) ma anche, al contempo, alla situazione di forte criticità in cui versano le famiglie con minori nel nostro Paese».

Le persone che hanno chiesto aiuto sono così suddivise territorialmente: il 51,9% al Nord, il 27% al Centro e il 21,1% nel Sud e nelle isole.  Mentre nel Nord l'incidenza di migranti e rifugiati è maggiore e spiega anche il fatto che il 60% degli interventi è rivolto a persone non italiane, mentre al Sud due terzi degli interventi è rivolta a italiani e che spesso sono avanti con l'età.

Un altro dato a cui guardare è quello di un ampliamento delle povertà multidimensionali, cioè derivanti da più bisogni. Sono le difficoltà materiali a provocare disastri nelle esistenze delle persone. Le prime delle difficoltà sono nell'ordine: il reddito insufficiente o assente, il lavoro e l'abitazione. E così: «su 100 persone per cui è stato registrato almeno un bisogno, quasi il trenta per cento (29,5%) ha manifestato 3 o più ambiti di fragilità. Complessivamente meno della metà dei beneficiari (il 43,8%) ha manifestato una sola dimensione di bisogno. Confrontando i dati del 2022 con quelli del recente passato si intravede una tendenza che sembra riportare alla condizione del pre-pandemia quando le storie di fragilità erano particolarmente complesse e multidimensionali (le persone con tre o più ambiti di bisogno sfioravano nel 2019 il 40%)».
E le politiche di superamento delle povertà e delle disuguaglianze sono al palo.

Pasquale Esposito

[1] Rapporto Caritas 2023
[2] Cfr. Marianna Filandri, Lavorare non basta, pag. 32

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