Redditi da lavoro: in diminuzione e sempre più diseguali

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Roger Gomis, economista del dipartimento di statistica dell'Ilo spiega che «la maggior parte della forza globale sopporta sorprendentemente bassi e per molti avere un lavoro non significa avere abbastanza per vivere. La retribuzione media della metà inferiore dei lavoratori del mondo è di appena 198 dollari al mese e il 10 per cento più povero dovrebbe lavorare più di tre secoli per guadagnare la stessa cosa che il 10 per cento più ricco fa in un anno».

Nel 2017, il 50% dei lavoratori con meno retribuzione riceve solo il 6,4% della retribuzione totale nel mondo, mentre il 10% dei lavoratori ne riceve il 48,9%. Le ingiustizie e le enormi differenze che pervadono il mondo di questi ultimi anni è ben visibile anche nel mondo del lavoro. L' (Ilo) ha pubblicato il rapporto “The global labour income share and distribution” che grazie ai dati provenienti da 189 paesi riesce a dare un quadro, anche con l'andamento storico, della distribuzione dei salari e della quota di salari rispetto al capitale. Infatti la porzione di reddito globale guadagnata dai lavoratori è passata dal 53,7% nel 2004 al 51,4% nel 2017, con conseguente aumento della quota dei redditi da capitale che è passata dal 46,4% al 48,6%, un andamento che si era temporaneamente bloccato negli anni della crisi finanziaria (2008-2009). Tra il 2004 e il 2017 il lavoro ha perso redditi per 1'6% in America e del 2% in Europa.

fonte: ILO

Se è vero che nel periodo considerato la disuguaglianza tra i salari è diminuita questo è dovuto soprattutto all'aumento delle retribuzioni in India e Cina, ma all'interno di questi paesi le non stanno diminuendo.
Tornando alla distribuzione del reddito da lavoro il rapporto chiarisce di cosa stiamo parlando quando afferma che un lavoratore che appartiene al 10% più ricco guadagna mediamente 7.445 dollari al mese, mentre quello del 10% più povero ne guadagna solo 22 di dollari, meno di uno al giorno.

Nel mondo la quota guadagnata dalla classe media e cioè il 60% medio dei lavoratori è diminuita dal 44,8% al 43% negli anni che vanno dal 2004 al 2017. Nello stesso arco di tempo si osserva che il 20% dei lavoratori meglio pagati hanno visto aumentare la loro quota dal 51,3% al 53,5%.

In diversi paesi sviluppati e con redditi da lavoro elevati come la Germania, gli Stati Uniti e in particolare il Regno Unito si nota come la classe media dei redditi o perde valore o resta uguale nel tempo, mentre si registrano elevati aumenti tra la classe alta dei lavoratori.

Il rapporto chiarisce che i paesi più poveri tendono ad avere più alti livelli di disuguaglianza, per cui i lavoratori più poveri nei paesi più poveri sono colpiti sia per i bassi guadagni medi del paese, sia per le ridotte quote di reddito da lavoro. Nell'Africa subsahariana il 50% dei lavoratori guadagna solo il 3,3% del reddito da lavoro, rispetto all'Unione Europea, dove lo stesso gruppo riceve il 22,9 per cento del reddito totale pagato ai lavoratori.
E poi, sui lavoratori più poveri, il è un aggravante ulteriore. Sempre secondo un rapporto dell'ILO lo stress termico, l'aumento della temperatura corporea dovuto alle condizioni lavorative e ambientali (escludendo la tipologia di indumenti indossati), causerà un calo produttivo del 2,2% sul totale di ore lavorative nel mondo che sono pari a 80 milioni di posti di lavoro a tempo pieno persi entro il 2030. A causa del numero di abitanti e di lavoratori nei settori della costruzione dell'agricoltura l'India avrà un calo della produttività corrispondente a 43 milioni di posti di lavoro a tempo pieno nel 2030.
E questi dati sono ottimistici perché l'ILO fa i suoi calcoli sull'ipotesi che gli obiettivi dell'Accordo di Parigi del 2015 siano totalmente rispettati. Come sappiamo ciò è completamente falso perché gli scienziati parlano sempre più di un aumento della temperatura prossima a 3 gradi.
Ciro Ardiglione

https://www.ilo.org/wcmsp5/groups/public/—dgreports/—stat/documents/publication/wcms_712232.pdf

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