Revolutionary road di Renato Gabrielli

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Lo confesso, come molti boomer adoro tutto ciò che riguarda l'America degli anni '50: dai libri, ai film, ai musical, all'arredamento, alle auto, agli abiti.

Revolutionary Road scritto da nel 1961 è un libro che ho adorato e che ho apprezzato anche molto nella trasposizione cinematografica del 2008, con interpreti Leonardo Di Caprio e , una rara volta in cui il film ha fatto onore al romanzo. Mai non avrei potuto mancare alla prima teatrale di Revolutionary Road per la regia di Fabrizio Visconti ben sapendo che alte sono sempre le aspettative quando la pièce teatrale è ispirata ad un testo che amiamo ed il rischio di restare delusa è dietro l'angolo, ma fortunatamente la drammaturgia di Gabrielli ha fatto delle scelte vincenti che sono state in grado di comunicare al pubblico tutta l'attualità del messaggio di Richard Yates.

Una giovane coppia incarna il sogno americano. Lei, April (Rossella Rapisarda), bionda, carina, si occupa della famiglia, della casa, frequenta nel tempo libero un gruppo di recitazione che realizza spettacoli mediocri ai quali assistono altri integrati e felici membri della comunità,  ha rinunciato al sogno di ragazza di intraprendere la carriera artistica quando è rimasta incinta della loro bambina alla quale è seguita la nascita di un maschietto. Lui, Frank (Stefano Annoni) lavora nella metropoli in una grande azienda, fa un lavoro mediocre che non lo soddisfa e anche lui ha rinunciato ai suoi sogni di ragazzo, anche se non sa bene quali siano, quando ha messo su famiglia. Frank e April hanno scelto la loro casetta in Revolutionary Road, hanno vicini di casa con i quali condividono lo stesso stile di vita e non mancano alla giovane famiglia tutte quelle comodità che una middle class bianca americana aspira ad ottenere attraverso il proprio lavoro. April e Frank incarnano la coppietta piccolo borghese con amici piccolo borghesi come loro.
Qualcosa inizia ad andare stretto ad April: serpeggia in lei una insoddisfazione che la rende inquieta che le toglie il sorriso e la Rapisarda è brava nell'interpretare il personaggio soprattutto quando accompagna con la voce gli up and down umorali della giovane donna. La April disegnata da Yates sembra un personaggio uscito da La mistica della femminilità di Betty Friedan; donne americane casalinghe del secondo dopoguerra in tutto simili alle donne della pubblicità del sapone Camay delle riviste, apparentemente donne felici, sorridenti e con i capelli in piega, ma in preda di disturbi dell'umore, depressione, ossessioni, che ne fanno le principali utilizzatrici di sonniferi e psicofarmaci. Anche Frank prova a suggerire ad April di ricorrere allo psichiatra, convincente anche Annoni come giovane ed aitante medioman americano, si muove sicuro sul palco tra la scene degli interni della villetta americana realizzati da Marco Muzzolon.

Revolutionary road

Interessante la figura della voce narrante interpretata da Daniele Gaggianesi che aiuta il pubblico a contestualizzare l'ambiente sociale nel quale April e Frank si muovono, le pressioni culturali alle quali sono sottoposti, soprattutto Frank che è la principale vittima della società maschilista e patriarcale nella quale vive. A lui la società richiede di accettare un lavoro che non lo realizza per garantire alla famiglia una vita agiata, da lui ci si aspetta che riesca a gestire da maschio alfa gli sbalzi d'umore di April in cambio di tanta infelicità matrimoniale si concede qualche scampolo di libertà grazie alla relazione con una collega. Davvero indovinata la doppia partitura assegnata a Daniele Gaggianesi che da voce narrante entra come John nella partitura principale, il figlio matto dell'agente immobiliare della zona, accolto dalla coppia con i genitori per una visita di cortesia in casa e che si rivelerà l'unico della storia ad avere un chiaro quadro della situazione, mancandogli proprio quei condizionamenti sociali e freni morali che tanto peso hanno nelle vite fintamente felici dei nostri protagonisti.

Adatte al periodo e alle vicende le musiche originali di Marco Pagani che aiutano il pubblico a proiettarsi indietro nel tempo negli iconici anni '50
Revolutionary road di Renato Gabrielli è un progetto riuscito che adempie la “mission”  originaria del romanzo di Richard Yates: l'infelicità è gratis, è spesso sufficiente usare il potente anestetico del lavoro e delle spese da coprire e faccende da fare per evitare di avere un pensiero introspettivo e un dialogo con se stessi e le proprie reali inclinazioni, mentre la felicità attraverso la realizzazione di se stessi ed il perseguimento del proprio demone richiedono il possesso di una forza e di una spina dorsale che pochi hanno. La rottura con le convenzioni sociali non è da tutti, ma una vita piatta ed integrata non necessariamente è una vita felice. Una vita all'insegna della ipocrisia, quella si che è alla portata di tutti.

Non è un caso che il romanzo di Yates non ebbe successo tra il pubblico, toccava temi scottanti e controversi: l'aborto, le malattie psichiatriche, temi sui quali gli american appena usciti dalla guerra non volevano soffermarsi, meglio discutere su quale fosse il miglior frigorifero o televisione da comprare. La società americana era troppo proiettata verso lo sviluppo economico e la corsa al consumismo e la realizzazione dell'individuo attraverso altri progetti di vita era un elemento economico disturbante rispetto al perseguimento di modelli sociali omologati.
Se nella letteratura americana moderna ci vuole altro a fare un capolavoro, non saprei cosa”, Tennessee Williams
Adelaide Cacace

Teatro Litta – Milano
fino al 22 gennaio
Revolutionary Road
dal romanzo di Richard Yates
di Renato Gabrielli
con Rossella Rapisarda, Stefano Annoni, Daniele Gaggianesi
regia e disegno luci Fabrizio Visconti
scene Marco Muzzolon
costumi Mirella Salvischiani
musiche originali Marco Pagani
aiuto regia Camilla Violante Scheller
un progetto La Gare, con il sostegno di Regione Lombardia
Progetto NEXT 2019
produzione Eccentrici Dadarò

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