
L'autismo o, più precisamente il Disordine dello Spettro Autistico (DSA), è un disturbo del neurosviluppo che esordisce in età infantile e si manifesta con le difficoltà dell'interazione e della comunicazione sociale e la rigidità del comportamento. Un tempo considerato una condizione rara, oggi si stima possa coinvolgere fino a un bambino ogni 100.
Non si conoscono con esattezza quali siano le cause dell'autismo, sebbene è noto che almeno una parte dei pazienti con autismo lo sviluppi a causa di varianti genetiche. Questa nozione era conosciuta già prima dell'avvento delle moderne tecniche di analisi del DNA, grazie allo studio di famiglie che avevano dei soggetti con autismo. Infatti, con questi studi era emerso che quanto maggiore è il grado di parentela di un dato soggetto con un paziente con autismo, tanto maggiore è il rischio di svilupparlo a sua volta. Per esempio, il rischio è abbastanza elevato nei gemelli identici, che condividono quasi 100% del DNA in comune, ed è più basso nei fratelli non gemelli, poi ancora più basso nei cugini e continua via via a ridursi con l'allontanarsi del grado di parentela e, quindi, con la quantità di DNA in comune.
Gli attuali metodi di analisi del DNA permettono di identificare quali siano le mutazioni che causano l'autismo nei singoli pazienti. Sebbene questa ricerca sia coronata da successo solo nel 20-30% dei pazienti, rappresenta comunque un notevole incremento rispetto a 10 anni fa quando la percentuale era del 2-3%. Inoltre, è molto probabile che con il continuo miglioramento delle conoscenze genetiche e delle biotecnologie questa percentuale sia destinata a crescere ulteriormente.
La diagnosi di autismo si fa su base clinica e dipende dalle manifestazioni del paziente. Invece la visita e i test genetici hanno lo scopo di identificare le cause molecolari che lo hanno causato. A questo proposito alcuni tipi di esami genetici, come l'array-CGH, si sono dimostrati molto efficaci, tanto che sono attualmente raccomandati come esami di prima linea in tutti i pazienti con autismo e sono disponibili nella maggior parte degli ospedali specializzati. Più recentemente una nuova generazione di tecnologie di analisi è stata sviluppata, le quali hanno la caratteristica di poter “leggere” l'intera sequenza del DNA di un individuo e che sono denominate di next generation sequencing. Anche questi esami stanno progressivamente entrando a far parte della disponibilità dei laboratori di ricerca e negli ospedali più avanzati e si stanno dimostrando molto utili per chiarire la causa genetica di un'altra quota di pazienti con autismo.
Lo scenario attuale è quindi quello di un rapido avanzamento delle conoscenze e delle tecnologie, che sta concretamente cambiando le realtà dei nostri ospedali. L'avanzamento è però così rapido che stiamo anche assistendo ad alcune conseguenze paradossali e cioè che alcuni pazienti, che adesso sono adolescenti o giovani adulti, non hanno avuto accesso a questi esami perché quando da bambini sono stati valutati dai genetisti questi test non erano ancora disponibili. L'avanzamento tecnologico e culturale è talmente rapido che alcuni pazienti rischiano di essere lasciati indietro.
Per valutare questo fenomeno e per verificare se i pazienti adolescenti con autismo potessero beneficiare di una visita genetica aggiornata abbiamo sviluppato uno studio pilota condotto da un team multidisciplinare comprendente neuropsichiatri infantili, pediatri, genetisti clinici e genetisti molecolari, provenienti dal Policlinico Universitario di Napoli Federico II (Giancarlo Parenti, Carmela Bravaccio, Maria Pia Riccio), dal Telethon Institute of Genetics and Medicine, TIGEM, di Pozzuoli (Michele Pinelli) dall'Università della Campania Luigi Vanvitelli (Vincenzo Nigro, Annalaura Torella). Lo studio è stato inoltre supportato e continuamente stimolato dal contatto con una associazione di pazienti napoletani, la Autism Aid e dal suo instancabile presidente, Paolo Vassallo.
Nella pratica, siamo partiti dall'analisi della documentazione medica di tutti i pazienti con DSA seguiti dal servizio di neuropsichiatria infantile del Policlinico Federico II e tra questi abbiamo selezionato i pazienti adolescenti (età maggiore di 14 anni), che non avessero completato il percorso diagnostico genetico e che avessero alcune caratteristiche cliniche che facessero sospettare una causa genetica, quali la presenza di più familiari con autismo o di altri problemi medici oltre all'autismo nel singolo paziente. Dei più di 200 pazienti considerati, abbiamo concentrato la nostra attenzione su un gruppo ristretto di 17 pazienti che rispondevano ai nostri criteri e li abbiamo invitati ad effettuare una nuova visita genetica. A seguito della nuova visita è risultato che 4 pazienti avevano in effetti un percorso diagnostico incompleto, in quanto non erano stati effettuati gli esami genetici attualmente raccomandati, e i restanti 13 avevano completato il percorso diagnostico, seppur senza successo. Quindi abbiamo ripreso il percorso diagnostico standard per quelli che lo avevano interrotto e per 11 di quelli che lo avevano completato abbiamo suggerito di effettuare gli esami di next generation sequencing. In definitiva, è stato possibile identificare la causa dell'autismo in 5 pazienti e in altri 3 abbiamo identificato delle mutazioni che potrebbero spiegarlo e stiamo quindi effettuando altri studi di conferma. In 2 pazienti, anche questi esami più aggiornati sono risultati negativi, ma abbiamo programmato ulteriori esami.
Sebbene questo studio sia stato condotto su un gruppo di pazienti ristretto e molto selezionato, dimostra come sia utile ripetere una visita genetica nei pazienti adolescenti che l'hanno ricevuta per l'ultima volta quando erano bambini e inoltre, conferma che gli esami di next generation sequencing siano utili a identificare la causa genetica di un'ulteriore quota di pazienti con autismo per i quali gli esami precedenti non sono risultati risolutivi.
L'identificazione della causa genetica dell'autismo per il singolo paziente conferisce dei vantaggi sia diretti che indiretti, analogamente a quanto avviene per altre condizioni genetiche. Infatti, possono ricevere un monitoraggio clinico basato su una prognosi più precisa ed in qualche caso anche un aggiustamento della terapia. Alle loro famiglie può essere offerta una stima più accurata del rischio di ricorrenza negli altri familiari e la possibilità di effettuare test mirati. Permette inoltre di interrompere l'interruzione il processo di ricerca delle cause (odissea diagnostica) con benefici psicologici per le famiglie ed economici per la sanità pubblica.
Michele Pinelli
Genetista Medico, Telethon Institute of Genetics and Medicine (TiGEM) di Pozzuoli, Napoli
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