
Alcuni annunci dal mondo della ricerca danno qualche ulteriore speranza per lenire gravi patologie come i tumori polmonari, l'infarto del miocardio, la tubercolosi.
Per quest'ultima è previsto un cospicuo finanziamento elargito dalla Fondazione Bill e Melinda Gates destinato a completare l'iter sperimentale di fase tre per un vaccino che, se arrivasse all'autorizzazione finale, sarebbe il primo dopo tentativi lunghi un centinaio di anni. Lilly Tozer di Nature [1] ne pubblica il 28 giugno scorso la notizia corredata anche dai commenti improntati all'ottimismo, ovvio in questi casi, di Thomas Scriba, vicedirettore alla South African Tubercolosis Vaccine Initiative che parteciperà agli studi. Scriba dichiara che la tubercolosi non ha goduto di finanziamenti necessari nel passato mentre ora arriveranno 550 milioni di dollari destinati alla conclusione della sperimentazione.
Il candidato vaccino nasce per attività della sezione dedicata a questo da Glaxo Smith Kline (GSK), multinazionale britannica con una importante sezione vaccini nel polo tecnologico di Siena dove Rino Rappuoli, professore straordinario della locale Università, ne è direttore scientifico e responsabile della ricerca e sviluppo. La GSK ha concesso in licenza il progetto al Gates Medical Research Institute dopo che aveva abbandonato i suoi sviluppi nel 2019. Aveva raggiunto in fase 2 una efficacia del 54% ma le loro previsioni di un futuro commerciale e di profitti non soddisfacenti ne avevano determinato l'abbandono degli studi sperimentali. E questo per un Mycobacterium tubercolosis, l'agente infettante della tubercolosi, che è causa di una epidemia tra le più diffuse nel mondo in particolare nei paesi poveri e nei paesi a reddito medio dove gli effetti sono devastanti. Ogni anno sono circa 1,6 milioni le vittime con infezioni pure in aumento per le interruzioni dei servizi sanitari provocate dalla pandemia da Covid-19. È proprio perché colpisce soprattutto le popolazioni più povere che finora gli studi sulle protezioni vaccinali non sono ancora state portate a conclusione. Una persona su quattro è portatrice dell'infezione latente poiché il batterio è celato nel corpo dell'ospite prima che si manifesti con i sintomi dell' infezione.
Il candidato vaccino antitubercolare, ha sigla M72/AS01E ed ha la prerogativa di essere utile anche nelle infezioni latenti. È costituito da una proteina la M72, che comprende due antigeni di Mycobacterium tubercolosis, ed un adiuvante avente sigla AS01E. I due antigeni scelti, secondo gli scienziati che li hanno utilizzati, dovrebbero indurre una elevata risposta immunitaria dai linfociti T e dovrebbero anche garantire, grazie alle cellule di memoria dell'immunità, una protezione sufficiente a preservare future reinfezioni. Nella fase tre saranno reclutati 26.000 pazienti in Africa ed in Asia e, nelle previsioni, si dovrebbero avere entro questo decennio anche altri vaccini in fase di studio. È su questo studio però che al momento i risultati ottenuti sembrano poter assicurare dati qualitativamente più promettenti.
Un'altra notizia è l'annuncio di Genprex in riferimento ad una terapia per il carcinoma polmonare con due farmaci in associazione che ha ottenuto la procedura Fast Track Designation (FTD) dalla Food and Drug Administration (FDA) per le sperimentazioni con revisione accelerata. Riguarda l'utilizzo di Reqorsa, farmaco per terapia immunogenica in combinazione con Tecentriq di Genentech, un anticorpo monoclonale con il suo principio attivo denominato atezolizumab, che ha attività legandosi alla proteine di tipo Pd-L1 presenti sulle cellule tumorali. Atezolizumab si lega a questo tipo di proteine che impediscono al sistema immunitario di attaccare le cellule attraverso il legame tra PDL-1 e PD1, quest'ultima proteina invece presente sulle cellule del sistema immunitario. L'azione del monoclonale aiuta quindi a ripristinare le difese dell'organismo verso il tumore. L'associazione dei farmaci si crede possa avere efficacia nei pazienti affetti da carcinoma polmonare a piccole cellule in stadio esteso (ES-SCLC) che non hanno sviluppato progressione tumorale dopo aver ricevuto Tecentriq e chemioterapia come trattamento standard iniziale [2].
La designazione Fast Track consente una progressiva ed accelerata revisione dei dati sperimentali favorenti lo sviluppo di farmaci particolarmente utili in situazioni di grave condizioni per la vita dei pazienti. Genprex, attiva nel settore della terapia genica, ipotizza di poter avere con questo farmaco risultati nei pazienti affetti da carcinoma del polmone. Il principio attivo del farmaco Reqorsa è il gene denominato TUSC2, appartenente agli oncosoppressori, contenuto in un plasmide. Il farmaco, incapsulato in nanoparticelle lipidiche contenenti il plasmide con il gene TUSC2, assorbito dalle cellule tumorali, si esprime in una proteina codificata dal gene del plasmide che tende a ripristinare le funzioni difettose di una cellula tumorale. Questo, nelle attese, consente di bloccare la replicazione delle cellule tumorali e riattiva i percorsi programmati di apoptosi, la morte cellulare. Il farmaco indurrebbe anche una risposta immunitaria contro le cellule tumorali e l'ipotesi di bloccare i meccanismi che inducono la resistenza ai farmaci. Il programma sperimentale prevede di poter avere il primo paziente dello studio clinico di fase 1-2, denominato Acclaim-3, che dia indicazioni circa l'ipotesi di aumento del dosaggio nella terapia di mantenimento.
Sempre il Reqorsa è in valutazione per altre due associazioni con Tagrisso di AstraZeneca e con Keytruda di Merck &Co's. Tagrisso è un farmaco già autorizzato dall'agenzia europea del farmaco, EMA, contenente il principio attivo osimertinib. È indicato nel trattamento del non-small-cel lung cancer (NSCLC) nei pazienti però che presentano mutazioni del gene di una proteina chiamata recettore per il fattore di crescita epidermico (EGFR), motivo per il quale una porzione del tessuto tumorale asportato deve essere testato con indagine genetica per valutare la presenza di questa mutazione EGFR.
L'altra associazione è con Keytruda, un farmaco che utilizza un anticorpo monoclonale umanizzato, pembrolizumab, prodotto da cellule ovariche di criceto cinese grazie alla tecnica del DNA ricombinante. Il monoclonale di Keytruda è un anticorpo anti PD-1, il recettore trans membrana responsabile della morte programmata delle cellule detta apoptosi. Trova utilizzo sia nel non-small-cel lung cancer (NSCLC) in associazione come detto, ma anche come monoterapia nel melanoma avanzato. Secondo l'azienda del Reqorsa esistono risultati per il loro farmaco che inducono a pensare a sviluppi entusiasmanti per il prodotto che riguarderà trattamenti sia per il non-small-cell lung cancer (NSCLC) ma anche nel small-cell lung cancer (SCLC).
Il 5 Luglio successivo, alla designazione Fast Track della FDA è seguito per Reqorsa un altro importante riconoscimento che giunge da uno dei mercati più importanti . La China National Intellectual Property Administration ha deliberato favorevolmente per Genprex China concedendo al farmaco un brevetto fino al 2037 che consente l'utilizzo di Reqorsa Immunogene Therapy in combinazione con gli anticorpi anti PD-1 utilizzati dal farmaco Keytruda [3]. Sono le proteine PD-1 quelle responsabili della apoptosi, il fenomeno della morte programmata delle cellule che si attua grazie alla proteina del recettore PD-1 o CD279 presenti nei linfociti B e T. Questa copertura brevettuale di Reqorsa allunga la lista in modo importante delle nazioni in cui tale protezione viene riconosciuta.
L'ultima notizia riguarda i risultati di un lavoro secondo il quale 60.000 unità internazionali (UI) di Vitamina D – 1 UI corrisponde a 0,025 µg di vitamina D-, assunte in capsule ad ogni inizio mese, hanno dato chiare indicazioni di una maggiore protezione dall'infarto acuto del miocardio (IMA) nei soggetti ultrasessantenni [4]. L'IMA è una delle principali cause di decesso in Italia con almeno 25mila morti prima di giungere in ospedale su 120mila casi all'anno [3].
Lo studio si accredita come il più grande trial clinico in questo settore mai condotto prima. Ne è coinvolta una vasta scala di popolazione australiana studiata per 5 anni presso il Queensland institute of Medical Research (QIMR), Berghofer Medical Research Institute da Rachel Neale, coordinatrice del dipartimento salute della popolazione. L'obiettivo del lavoro denominato D-Health Trial era valutare se l'assunzione mensile di vitamina D apportasse modifiche all'incidenza degli eventi cardiovascolari più gravi. Lo studio ha riguardato in totale 21.315 australiani tra i 60 e gli 84 anni tra coloro che hanno assunto mensilmente la vitamina D ( 10.662) ed un placebo ( 10.653). Nel gruppo degli assuntori di vitamina D si è osservato una minore incidenza di eventi cardiovascolari del 9% (come se 5,8 ogni 1.000 partecipanti fossero stati risparmiati) mentre le diagnosi di infarto del miocardio sullo stesso gruppo sono state minori del 19%. Inoltre non sono state osservate differenze tra i due gruppi sull'incidenza di ictus. In conclusione con il lavoro è stato valutato che l'assunzione di vitamina D può ridurre il rischio di eventi cardiovascolari gravi che potrebbe risultare ancora più evidente se accompagnato all'assunzione di statine, farmaci che controllano i livelli di colesterolo. A questi aspetti sarà necessario tornare per successive più approfondite valutazioni.
Emidio Maria Di Loreto
Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi necessità sul proprio stato di salute, su modifiche della propria cura o regime alimentare, si consiglia di rivolgersi al proprio medico o dietologo.
[1] Lilly Tozer, Promising tuberculosis vaccine gets US$550-million shot in the arm, 28 giugno 2023
[2] Genprex Receives U.S. FDA Fast Track Designation for REQORSA® Immunogene Therapy in Combination with Tecentriq® for the Treatment of Small Cell Lung Cancer , 28 Giugno 2023
[3] Genprex Granted Chinese Patent for REQORSA® Immunogene Therapy in Combination with PD-1 Antibodies to Treat Cancers, 5 Luglio 2023
[4] La vitamina D potrebberidurre il rischio di infartonegli over-60, 30 Giugno 2023.
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