
La terra e i suoi frutti sono oggetto di continui e inarrestabili attacchi che mettono in pericolo il suo straordinario equilibrio naturale e le persone che ci vivono. Abbiamo già affrontato, e non smetteremo di farlo, il tema della rapina, o se volete accaparramento, delle terre in molti paesi, soprattutto dell'Africa e dell'America latina, dove sono a rischio di sopravvivenza intere popolazioni.
Vietnam, delta del Mekong. Gennaio 2012. Foto Laura Bernardini
Un altro grave pericolo incombe: il monopolio delle multinazionali sui semi.
Come dire il grande capitale e la finanza speculativa sanno bene che gli alimenti sono una risorsa inestimabile e quindi, a tenaglia, tentano la conquista delle terre coltivabili e dei suoi prodotti. E con loro il frutto, è il caso di dire, di culture a volte millenarie e del lavoro usurante dei contadini.
Aziende come la Monsanto provano continuamente ad ottenere brevetti su diverse varietà di frutta e verdura come broccoli, cavolfiori, cocomeri e via dicendo.
La tesi delle aziende biotecnologiche è che la creazione dei brevetti darebbe una spinta all'innovazione e al miglioramento del prodotto con il conseguente aumento delle produzioni anche in terre “ostili” per clima.
Italia. Pachino, serre. Marzo 2010. Foto Pasquale Esposito
In verità disporre del brevetto significa dover pagare i semi con un annesso costo del diritto (licenza) a chi lo possiede e se per caso si usa quel seme si finisce in tribunale per violazione della proprietà intellettuale. In contrasto con i diritti e le esigenze di intere popolazioni che verrebbero a dipendere da poche realtà produttive il cui unico obiettivo è rendere profittevole la loro attività.
A questo va aggiunto che non dovrebbe nemmeno essere immaginabile l'idea che pochi potenti possano controllare la catena alimentare, il cibo che mangiamo. La sicurezza alimentare vacilla.
Avaaz.org che sta raccogliendo le firme per bloccare questi brevetti ci ricorda che «la sola Monsanto possiede il 36% delle varietà di pomodori, il 32% dei peperoni e il 49% dei cavolfiori registrati nell'UE».
Il rapporto, dal titolo emblematico, “Giants vs U.S Farmers”, pubblicato dal Centro per la Sicurezza Alimentare e da “Save our Seeds” spiega che la Monsanto «ha depositato finora 144 cause contro 410 agricoltori statunitensi e 56 piccole imprese agricole in 27 stati diversi» [1].
Va aggiunto l'incredibile aumento dei prezzi delle sementi e «le restrizioni imposte dal regime brevettuale sul diritto di contribuire all'innovazione e alla ricerca delle varietà vegetali ottenute dai semi, ha inoltre portato, vista la riduzione delle coltivazioni a poche varietà, quasi tutte di ingegneria genetica all'impoverimento dei terreni ad uso agricolo e della biodiversità»[2].
Italia. Senigallia, colline. Novembre 2012. Foto Pasquale Esposito
Le grandi produzioni industriali, ulteriormente favorite dagli OGM, sono un nemico della biodiversità. Per fare un esempio la Coldiretti ha spiegato come in Italia in venti anni sono sparite tre varietà di frutta e verdura su quattro. Ad esempio all'inizio del ‘900 si contavano più di 400 varietà di frumento coltivate a fine secolo ne rimanevano solo 50. Sempre nel nostro paese abbiamo perso nel secolo passato 5 razze bovine, 3 caprine, 10 ovine e suine, 7 razze di cavalli e 4 di asini.
La situazione a livello mondiale è la stessa tanto che la perdita di biodiversità è del 75%. Nell'area del Mediterraneo, secondo la Fao, il 90% della varietà genetica è destinata a scomparire [3].
Avere un numero di colture limitate o addirittura una sola ci fa correre con la memoria alla carestia dell'Irlanda per i raccolti della patata andati in fumo. Non credo sia necessario aggiungere altro.
Spagna. Valencia, mercato. Novembre 2012. Foto Ciro Ardiglione
La coalizione “No Patents on Seeds” ha contestato attraverso una lettera l'attività dell'Ufficio europeo dei brevetti (EPO) che sta favorendo le multinazionali attraverso la prossima concessione di nuovi brevetti a varietà di cetriolo, broccolo, cipolla, melone, lattuga, peperoncino e girasole sviluppate con metodi co
Nonostante la Direttiva europea 98/44 vieti il brevetto su varietà di piante ed animali ottenute con metodi convenzionali, perché “essenzialmente biologici” continuano ad essere concessi brevetti (oltre 100) su varietà di piante ottenute con processi convenzionali. E questo nonostante una risoluzione del Parlamento europeo (maggio 2012) abbia invitato l'Ufficio a bloccare concessioni di brevetti su varietà ottenute tramite questi processi.
“No Patents on Seeds” è seriamente preoccupata anche per la posizione del Presidente dell' EPO, Benoît Battistelli che interpreta in senso largo le disposizioni favorendo «ulteriormente la concentrazione di mercato esistente nel settore sementiero. Le multinazionali Monsanto e Syngenta sono infatti già titolari di brevetto in Europa sul 50% delle varietà di pomodoro, paprica e cavolfiore, determinando un oligopolio che incide negativamente sui prezzi e limita il miglioramento vegetale» [4].
Forse più che alla presa di posizione di paesi come l'Italia che il 4 aprile scorso ha chiesto all'Europa la sospensione della messa in coltura di sementi di mais Mon810 in Italia e nel resto dell'Unione europea per consentire una approfondita valutazione del Mon810, bisogna sperare in paesi come l'India dove la Corte Suprema di New Delhi si è opposta alle multinazionali del farmaco negando alla svizzera Novartis l'esclusiva per la produzione del farmaco antitumorale imatinib (nome commerciale Glivec) che quindi verrà prodotto anche dalle aziende produttrici di generici indiane.
Va detto anche che l'Ufficio Europeo dei Brevetti può essere bloccato da uno solo dei 38 stati membri impedendo la concessione di brevetti su alimenti coltivati usando metodi tradizionali. È questa forse la strada principale da percorrere.
Pasquale Esposito
[1] Riccardo Allegro, “Monsanto: brevetti e monopoli”, www.ilfattobresciano.it, 13 aprile 2013
[2] Riccardo Allegro, ibidem
[3] Matteo Ippolito, “Agricoltura, la morte della varietà”, www.lettera43.it, novembre 2012
[4] Nicoletta De Cillis, “UE, nuovi brevetti su piante e metodi convenzionali”, www.fondazionedirittigenetici.org, 8 aprile 2013
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