
Barona è il nome di un quartiere alla periferia sud di Milano. Il Barrio's ne è il cuore. In quel centro si intrecciano le storie più varie, nel tentativo di fare comunità, di reagire alla spersonalizzazione delle città, delle banlieue milanesi.
Salgo sulla 98 e chiedo all'autista dove si trova il Barrio's. Non sa dirmelo. Armeggio con un'app e trovo l'indicazione per Piazza delle donne partigiane. Le indicazioni sono vaghe, comincio a chiedere ai passeggeri se sanno dove si trovi. Una ragazza dal sorriso radioso mi dice di scendere con lei. Si chiama Saud, i genitori sono marocchini. Sembra conoscere tutti in quartiere e tutti le rispondono conquistati dai suoi modi. Prendiamo la 74. Chiediamo all'autista se sa dove sia il Barrio's, neanche lui lo sa. Inizio ad allarmarmi. L'app dice che devo prendere solo la 98.
Decido di affidarmi a Saud. Faccio bene. Da lì a pochi minuti arriviamo.
Che nessuno sappia dove si trova il Barrio's la dice lunga. Testimonia il fatto che in periferia i nomi delle piazze e delle vie sono soltanto un'approssimazione, che svanisce in mezzo a palazzoni anonimi e sterrati che imitano prati.

Eppure grazie alla mia guida riesco a trovare il palco organizzato dal Teatro Linguaggicreativi per la seconda edizione del Festival Risveglio di periferia. Sul palco la scenografia di Maria Spazzi, lineare ed essenziale come sua abitudine. Ci sono un tavolo, qualche sedia, una stufa. Di fianco al palco le impalcature che sorreggono le luci. In platea una ventina di sedie in plastica.
Le zanzare iniziano ad accanirsi. Le luci si spengono. Sul palco Arianna Scommegna e Giulia Bertasi.
Sono al Barrio's per Arianna, per Giovanni Testori e la sua Mater Strangosciàs.
La fatica del percorso è subito ricompensata dalla recitazione di Arianna Scommegna, che passa con la stessa facilità dal dramma al faceto, dall'urlo disperato al sorriso.
Sul palco la tragedia di una madre che perde il figlio, la tragedia di Maria che perde il figlio che si è fatto carne e dice di sì alla morte. Sul palco in realtà c'è il dolore di ogni madre di fronte al dramma più profondo, la perdita di un figlio. Giulia Bertasi è impeccabile nell'accompagnamento alla fisarmonica. Suggestivi e trascinanti, paradossalmente, sono i momenti in cui il mantice del suo strumento si muove senza emettere suono, sospirando ed emettendo soffi d'aria che sembrano profondi lamenti, che fanno da contrappunto alla brillante recitazione di Arianna Scommegna. L'attrice trova in Giulia Bertasi non soltanto un accompagnamento musicale, ma anche una spalla scenica che contribuisce a dare maggiore spessore alla sua recitazione, e contribuisce a rendere dinamica la drammaturgia.

È impegnativo il testo proposto da Testori, scritto negli ultimi giorni di vita in un dialetto brianzolo reinventato, una sorta di grammelot incomprensibile in tutte le sue articolazioni, ma profondamente comunicativo. È stata un'impresa assimilare questo linguaggio che è un linguaggio altro da quello del quotidiano, altro anche rispetto a un linguaggio aulico. Si tratta piuttosto di una nuova lingua di cui Arianna Scommegna si impossessa alla perfezione.
Sartori affida a questo monologo non soltanto l'indagine sul dolore di una madre, sul perché il figlio dica sì di fronte al supplizio della croce. Le domande che si pone Sartori da uomo dalla profonda religiosità quale lui è, ma che si sente anche estraneo in qualche modo alla comunità dei credenti per la propria omosessualità, è una domanda fondamentale. Che cos'è questa resurrezione? È questa la vera domanda inevasa dello spettacolo.
Ma alla domanda del cristiano, che pone speranza nella resurrezione successiva alla morte, io da laico sostituisco un'altra domanda. Che cos'è la resurrezione, cos'è la morte, che ognuno di noi affronta più e più volte nella propria vita, di fronte ai cambiamenti che la vita stessa ci impone? Quali sono gli strumenti per affrontare queste innumerevoli morti e queste innumerevoli resurrezioni che come esseri umani incontriamo sul nostro cammino?
Rimane la domanda sia per il laico sia per il credente.
O è tutta una ciavada, una chiavata, come conclude Testori in modo disperante e disperato il suo monologo?
È sicuramente un atto di coraggio portare domande così impegnative su un palco, a una platea, sia essa di periferia, del centro, o d'élite. Le domande fanno paura. Non ci siamo più abituati. Tutti noi preferiamo un consumo rapido e indolore di cibi precotti e risposte precotte.
Ciò di cui invece non ha paura ATIR, che ha prodotto lo spettacolo, è l'idea di portare il teatro
nelle periferie, di portarlo nei luoghi in cui costruire comunità. Questa idea costituisce il Dna artistico di ATIR, la linfa vitale del suo modo di fare e pensare il teatro.
D'altronde questa volta ATIR è stata degnamente supportata dal Teatro Linguaggicreativi, che sarà presente al Barrio's con la sua programmazione fino alla fine di giugno.
Gianfranco Falcone
Mater Strangosciàs
di Giovanni Testori
regia di Gigi Dall'Aglio
con Arianna Scommegna
alla fisarmonica Giulia Bertasi
scene Maria Spazzi
luci Pietro Paroletti
produzione ATIR Teatro Ringhiera
Festival Risveglio di periferia
Direzione artistica
Simona Migliori e Paolo Trotti
Contatti
biglietteria@risvegliodiperiferia.it
Telefono
3274325900
Barrio's
Piazza Donne Partigiane (Barona)
Teatro Linguaggicreativi
Via E. Villoresi, 26 – Milano (MM Romolo)
+39 02 3954 3699 · +39 327 4325 900
info@linguaggicreativi.it
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