Roma. La grande bellezza dalla carrozzina

Roma Foro di Traiano

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A ci ho passato qualche giorno. Sono arrivato il quattro marzo per ripartire il nove. Dovevo fermarmi di più. Gli allarmi del coronavirus mi hanno fatto anticipare il rientro.
Sono tornato lunedì in stazione centrale a Milano. Mi hanno fatto passare dai gate senza controlli. D'altronde chi lo fermerebbe un disabile in carrozzina? Sarebbe politicamente scorretto.
All'arrivo ho trovato una città deserta e spettrale.

Roma nei giorni precedenti cercava ancora di difendersi. A sentire Pasquale, il mio accompagnatore, la gente in giro era poca, ma tra turisti e residenti c'era ancora fermento.
Nonostante la preoccupazione avevo deciso di partire ugualmente. Avevo alcune interviste a cui non volevo rinunciare.

Ho avuto il piacere di dialogare con la senatrice Bonino. È stata una conversazione a tutto campo. Abbiamo parlato di diritti, di diritti negati. E certamente quelli delle persone disabili sono tra quelli che non vengono riconosciuti. Le ho chiesto se la convenzione ONU dei diritti delle persone disabili, sottoscritta dall'Italia nel 2006 fosse solo carta. Mi ha risposto di sì.

Aiutato da Pasquale ho preso qualche autobus e ho fatto un'amara scoperta.
Per una persona disabile viaggiare sui mezzi pubblici a Roma non è un diritto. Dipende dalla volontà e dal capriccio degli autisti. Entri se ti aiutano a salire sulla pedana, a posizionarti a bordo. Non entri se si rifiutano di toccare la carrozzina, e darti una mano.
Ma se un diritto dipende dalle circostanze, dalle preferenze, dalla gentilezza, o da qualsiasi altra cosa che non sia il diritto, non è più un diritto. È altro.

Roma, piazza Zama. Foto Mentinfuga 2020

Andrea Venuto, responsabile dell'accessibilità nell'amministrazione Raggi, si era mostrato troppo ottimista nel descrivere Roma come una città accessibile.
Roma non è una città per disabili.
Nei sei giorni in cui ho percorso le sue strade in lungo e in largo, ho visto solo un'altra persona in carrozzina, che viaggiava da sola. Ci siamo salutati come due naufraghi.

In albergo erano tutti gentili. Per fortuna avevo fatto arrivare deambulatore e alzawater. Però in quei giorni in albergo mi veniva da ridere. A me prende così. Ci sono difficoltà che mi fanno inorridire e gridare per la rabbia. Altre che sono così paradossali che non riesco a fare a meno di ridere. Di solito rido su quegli aspetti che sono talmente surreali che superano qualsiasi capacità di inventiva umana.
In albergo mi sono messo a ridere perché i pavimenti erano inclinati.
Giuro. Non è una barzelletta. Me ne sono accorto la mattina quando mi sono avvicinato al lavandino per lavarmi. Non ho messo i freni e dopo essermi insaponato il viso ho allungato le mani per sciacquarmi. non ho trovato il getto d'acqua. Ho aperto gli occhi a fessura e mi sono accorto che l'inclinazione del pavimento mi aveva portato via.
Ora. Se tu sei un bipede non è problema, ma se tu vivi a rotelle aggiungi difficoltà a difficoltà.
A parte l'ironia, a quelle condizioni non puoi più parlare di turismo accessibile.
Non si possono vendere prodotti che palesemente non rispettano a criteri di business trasparente.

 

Roma, piazza Navona. Foto Mentinfuga 2018

Per fortuna Roma è Roma.
Le bellezze di Roma sono insuperabili. A ogni passo respiri storia e bellezza, grandezza e stratificazione di epoche che ci hanno formato come individui.
Non si può rimanere insensibili all'arte. E se è vero che una risata ci salverà è anche vero che la bellezza ci perpetuerà.
Come avrei potuto rimanere insensibile di fronte a quello che si apriva davanti ai miei occhi?
Ogni costruzione, ogni edificio, ogni resto, risuonavano in me e producevano una costante vibrazione di piacere, di estasi, che ridimensionava le angustie quotidiane.
La bellezza acquietava il mio corpo, lo faceva diventare meno ingombrante e invadente.
Basta sgranare come in un rosario il nome di quanto visto per essere di nuovo preda di quelle emozioni.

La basilica di San Lorenzo, la basilica dei santi Giovanni e Paolo, il Colosseo, l'Arco di Traiano, il Circo Massimo, le Terme di caracalla, le Mura Aureliane, il Tempio d'Apollo, il Portico d'Ottavia, l'isola Tiberina, la Sinagoga, il quartiere ebraico, Piazza Farnese, Piazza Navona, la Fontana dei Quattro Fiumi del Bernini, la Fontana delle Tartarughe, il Panteon…

Nomi e ancora nomi. Se penso che ho visto tutto questo in una manciata di giorni, mi chiedo che cosa potrei fare con più tempo a disposizione. Ma forse è vero quanto mi ha detto Pasquale. Non basta una vita per conoscere la capitale. Ed è vero quanto ha ribadito Federica, Roma è come una bella donna che non si concede a tutti.
Certo i sanpietrini mi hanno messo a dura prova.
Fate mente locale: sanpietrini, rotelle, prostata. È un delirio. Soprattutto se pensate che i bagni pubblici in città non sono molti. Più volte mi sono dovuto fermare in angoli appartati, e fischiettando vago parlare con il mio pappagallo, che non è un animale esotico.

Roma, Portico d”Ottavia. Foto Mentinfuga 2020

A Roma ho costantemente alternato esplorazioni turistiche e lavoro. Ho pranzato con Carmelo Comisi presidente di Disability Pride Onlus. Mi ha detto che approfitterà della pausa imposta dal coronavirus per rafforzare ancora di più la rete di contatti che prossimamente darà vita al disability pride. Mi è dispiaciuto non poter salutare Angela Caponnetto. Ci siamo scambiati qualche messaggio. Era costantemente presente presso la protezione civile. Non sono neanche riuscito a vedermi con le persone del settimanale l'Espresso che avrei voluto salutare. L'azienda aveva già dichiarato lo smart working.
Per fortuna sono riuscito a rimandare all'indomani l'intervista ad Aldo Penna, deputato che ha recentemente presentato una proposta di legge su sessualità e . Sarà difficile farla passare, ma l'importante è che se ne inizi a parlare. Discutendo con Aldo Penna mi sono reso ulteriormente conto di quanto il nostro paese sia arretrato in fatto di accessibilità e inclusione. Molti locali della Camera sono inagibili per le persone in carrozzina. L'intergruppo sulla disabilità è stato costituito solo l'anno scorso, diventando soggetto del dialogo con l'ufficio disabilità, aperto presso la presidenza del consiglio.

Ma Roma è Roma.
Doveva piovere e invece il tempo mi ha favorito. Ci sono state giornate calde e la gente impigriva nelle trattorie che si aprono ad ogni angolo di strada.
Nelle trattorie romane c'è un'atmosfera diversa da quella che si respira in luoghi simili in altre città. La trattoria romana è un luogo per le famiglie, un luogo per i romani. Non è per i turisti, non per un fugace pasto lavorativo. La trattoria romana fa parte della fenomenologia e dell'antropologia romana, del suo DNA.
Come potrebbe essere altrimenti?
Avete mai assaggiato i carciofi alla giudea? Oppure la cicoria ripassata? Avete mai gustato i rigatoni alla romana o quelli con pajata? Avete mai assaporato abbacchio, alici fritte, coda alla vaccinara?
Beh! Se non l'avete fatto non potete dite di essere stati a Roma.
Io ci sono stato. Sarà una città papalina, codina e ministeriale. Ma quanta bellezza.
Ma mi raccomando aprite più cessi pubblici.
Un unico rammarico: non sono riuscito a vedere la mostra su Raffaello alle scuderie del Quirinale.
Ancora me ce mozzico le mani.

Gianfranco Falcone

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