Romania: sempre ampio il distacco tra cittadini e politica

romania bandiera

history 4 minuti di lettura

Un'altra crisi istituzionale si è risolta in e, dopo le elezioni dell'11 dicembre scorso, il paese ha da qualche giorno il nuovo premier. Non è detto però che la frattura tra i cittadini e la classe dirigente romena sia stata ricomposta.
Il nuovo primo ministro è il quarantatreenne , esponente dei Socialdemocratici (Psd), in passato ministro delle Comunicazioni che ha ottenuto la fiducia con una larghissima maggioranza. Nella compagine governativa troviamo come vice premier la signora indicata precedentemente dal suo partito al presidente della Repubblica che però si era rifiutato, nel pieno esercizio dei suoi poteri, di assegnarle l'incarico. Da qui la crisi istituzionale tra la maggioranza e il presidente .

Il Psd aveva vinto le elezioni legislative sia al Senato che alla Camera dei deputati con circa il 46% per le camere. Il secondo partito,  i Liberali (Pnl, il partito del presidente della Repubblica), non sono arrivati nemmeno alla metà dei voti dei socialdemocratici in nessuna delle due le camere. Non ha sfondato, nonostante le tesi populiste, il movimento anti-sistema Unione per la Salvezza della Romania (Usr) del matematico che è finito al terzo posto con circa l'8,5%.
Ma come è oramai norma nei paesi a democrazia liberale il livello di rappresentatività è basso perché, incuranti degli inviti a recarsi alle urne, l'affluenza è stata solamente del 39,4% e cioè 7,2 milioni di romeni su 18,2 aventi diritto. E nonostante le dichiarazioni del presidente Iohannis avesse chiesto di non presentare candidati premier con precedenti penali.
Una dimostrazione del distacco del paese reale dalla élite politica.
Il popolo romeno negli ultimi anni è sceso più volte in piazza per protestare contro il vasto sistema di . I socialdemocratici avevano dovuto abbandonare la guida della Romania nel 2015 quando una serie di scandali coinvolsero il primo Ministro che si dovette dimettere dopo la strage di giovani nella di Bucarest che non aveva validi sistemi di sicurezza perché i gestori avevano corrotto esponenti politici. E così venne nominato un governo provvisorio di tecnici con a capo Sorin Cimpeanu prima e l'indipendente Dacian Ciolos poi. Il capo dei socialdemocratici Liviu Dragnea, aveva subito una condanna, con pena sospesa, a due anni di carcere, «per avere utilizzato la sua influenza e autorità nel partito al fine di ottenere indebiti vantaggi non patrimoniali e manipolare l'esito del referendum del 2012 in cui si votava la sospensione dall'incarico dell'ex capo dello stato Traian Basescu» [1].

Romania Klaus Iohannis
Il presidente della Repubblica di Romania Klaus Iohannis. Foto sito della
Presidenza della Repubblica.

Dopo le elezioni il Psd ha indicato al presidente per l'incarico di premier Sevil Shaideh. Avrebbe potuto essere la prima donna musulmana a capo del governo di un paese a maggioranza cristiana. Una scelta coraggiosa in un'Europa stracarica di populismi xenofobi e in un paese che si oppone alle quota per i migranti.
La cinquantaduenne economista, di limitate esperienze politiche, appartiene alla minoranza tatara e sposata con un ricchissimo uomo d'affari siriano e che viene indicato da più parti come sostenitore del presidente Bashar al-Assad. Ma il presidente della repubblica, anche lui esponente di una minoranza (tedesca), dopo aver lungamente ponderato la richiesta, ha chiesto, avviando una crisi istituzionale, che gli fosse sottoposto un'altra candidatura. Un paio di ipotesi sulla decisione sono state avanzate: «primo, che il presidente la ritenesse un esponente politico troppo ‘locale' o legato alla provincia, debole, quindi figura di paglia di Dragnea. Secondo, le accuse rivolte al marito, di origine siriana, di avere stretti contatti con il regime di Damasco o addirittura con gli Hezbollah» [2].
Forse la prima  ipotesi avrebbe avuto senso se il premier che ha appena avuto la fiducia non fosse anche lui « non si scrolla di dosso il sospetto di essere una marionetta nelle mani di Liviu Dragnea, leader del partito socialista» e così «la politica romena segna il passo rispetto all'opinione pubblica, mostrandosi arroccata su posizioni di potere troppo spesso utilizzate per fini personali da parte di politici indifferenti o, peggio, corrotti. I romeni hanno più volte dimostrato la loro volontà di cambiamento ma non è ancora emerso, dalla società civile, un gruppo politico capace di tradurre le esigenze dei cittadini» [3].
Ancora ieri il presidente ha precisato che una legge sull'amnistia e sull'indulto sarebbe un disastro per la democrazia in Romana.

I romeni avrebbero bisogno, in effetti, di un ricambio della classe politica, perché nonostante il Pil cresca al 4% e gli investimenti dall'estero, Italia compresa, continuino ad arrivare, uno di loro su quattro è in condizione di , specialmente nelle aree interne del paese. E non basta l'aumento del salario minimo appena approvato dal Governo.
Pasquale Esposito

[1] Valentina Santarpia, “Romania, il presidente dice «no» alla premier donna musulmana”, http://www.corriere.it/esteri/16_dicembre_27/romania-presidente-dice-no-premier-donna-musulmana-4b74c19a-cc20-11e6-89aa-18ad6a6eb0ec.shtml, 27 dicembre 2016
[2] Andrea Tarquini,  “Romania, crisi sbloccata: il presidente della Repubblica accetta il premier proposto dal Psd”, http://www.repubblica.it/esteri/2016/12/30/news/romania_grindeanu-155106467/, 30 dicembre 2016
[3] Matteo Zola, “ROMANIA: Nuovo governo, Grindeanu primo ministro. Ma è un copione già visto”, http://www.eastjournal.net/archives/79765, 5 gennaio 2017

canale telegram Segui il canale TELEGRAM

-----------------------------

Newsletter Iscriviti alla newsletter

-----------------------------

Se sei giunto fin qui vuol dire che l'articolo potrebbe esserti piaciuto.
Usiamo i social in maniera costruttiva.
Condividi l'articolo.
Condividi la cultura.
Grazie

In this article