
Da oggi sarà possibile vedere nelle sale Run, il secondo lavoro del giovane regista Aneesh Chaganty. Il trentenne regista, figlio di immigrati indiani prevenienti dall'Andhra Pradesh ha realizzato un film classificato come horror, ma che forse si avvicina di più al thriller.
Il suo primo lavoro “Searching”, del 2018 e presentato al Sundance Film Festival, ebbe un vasto successo di critica e di pubblico. Il film costato 880.000 dollari incassò circa 75 milioni. La trama era piuttosto complessa ma soprattutto era realizzata utilizzando il punto di vista dei computer e dei cellulari. Un film considerato molto interessante soprattutto per l'innovazione linguistica.
L'impianto di Run è invece piuttosto tradizionale, almeno dal punto di vista linguistico, anche se il regista muove la macchina in maniera molto interessante, cercando dei punti di vista centripeti rispetto al normale sguardo. La storia si svolge per la maggior parte in un appartamento dove vivono insieme una figlia disabile diciasettenne e la madre che se ne prende cura. Ma le due vivono senza contatti con l'esterno, e questo isolamento è voluto dalla madre, per poter continuare ad attuare un controllo sulla vita della figlia. Il tema è stimolante, perché tratta del rapporto a volte morboso e di dipendenza che si può creare fra genitori e figli.
Il cinema horror nasce praticamente quasi contemporaneamente alla nascita del cinema, incontrando un grande successo fin dall'inizio. L'horror mostra allo spettatore quello che Jung definiva “Ombra”. L'Ombra è definibile come l'insieme di modalità e possibilità d'esistenza che il soggetto non vuole riconoscere come proprie perché negative, rispetto ai valori codificati nella coscienza, e che aliena da sé per difendere la propria identità. Quindi questo genere crea un contesto rassicurante all'interno del quale lo spettatore può vedere le proprie paure proiettate sullo schermo e entrarci in dialogo. Nella maggioranza dei casi nel cinema horror il mostro viene sconfitto e rimandato nel buio dal quale proviene.

In questo film l'horror è rappresentato dal rapporto malato della madre nei confronti della figlia che lentamente acquista consapevolezza della propria condizione. La storia, per quanto tradizionale è ben realizzata, con i necessari punti di svolta e la capacità di alimentare l'immedesimazione con l'angoscia della figlia alla quale non resta che cercare di fuggire. La sensazione di angoscia dello spettatore è ulteriormente alimentata dalla patina esterna di rispettabilità che la famiglia mostra al di fuori, mentre in realtà sappiamo che questa è una famiglia disfunzionale. E qui si entra nella tematica dell'horror del quotidiano: quante famiglie si mostrano apparentemente normali, ma poi nascondono al proprio interno dei nuclei problematici? Qui non ci sono mostri, vampiri, zombie, serial killer, gente che riceve telefonate, golem, alieni assassini, ma una normalità che controlla e occupa la vita di un'altra persona. Ed è proprio questa normalità che rende ancora più difficile il processo di separazione dall'altro.
La madre è interpretata da Sara Paulson, una delle protagoniste delle serie Cult “American Horror Story” e “American Crime Story”, la quale mostra una ottima capacità interpretativa anche se a parere dello scrivente in questo lavoro è sottoutilizzata. Una grande scoperta è invece la giovane ed esordiente attrice disabile Kiera Allen, che manifesta una certa freschezza della recitazione e un ottimo rapporto con il proprio corpo. Quindi risulta assolutamente apprezzabile l'intento di far recitare una persona diversamente abile in questo ruolo, dove ha dimostrato di essere assolutamente all'altezza del compito.
Il film comunque nel complesso è godibile e interessante, considerando anche che ha un finale inaspettato, in contrasto con gli stereotipi del genere.
Francesco Castracane
Run (Ibidem) di Aneesh Chaganty
USA, 2020
durata: 99 minuti
cast artistico
Diane: Sarah Paulson
Chloe: Kiera Allen
Infermiera: Pat Healy
Dottore: Erik Athavale
Farmacista: Sharon Bajer
cast tecnico
Regia: Aneesh Chaganty
Sceneggiatura: Aneesh Chaganty & Sev Ohanian
Direttore della fotografia: Hillary Fyfe Spera
Scenografia: Jean-André Carrière
Colonna sonora: Torin Borrowdale
Produttori: Natalie Qasabian, p.g.a Sev Ohanian, p.g.a.
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