
Mattinate napoletane quindici racconti di Salvatore Di Giacomo dedicati ad una città che sta, alla fine dell’Ottocento, facendo i conti con i suoi mille problemi. Lungo le strade, nel chiuso dei vicoli, lo scrittore napoletano sa raccontare con grande umanità quella città che a tanti sembra misteriosa.
Le Mattinate napoletane, quindici racconti di tono diverso, indicano il percorso realizzato da Salvatore Di Giacomo per conquistarsi un ruolo da narratore e la sua volontà di raccontare la realtà napoletana.
I successi già acquisiti nel campo della canzone e del teatro non sembravano bastare al poeta napoletano e la sua attività si rivolge al giornalismo e al racconto con una lunga serie di collaborazioni con i più importanti giornali dell’epoca.
Come precisa Marco Perillo, nella preziosa introduzione alla raccolta, Di Giacomo era quasi infastidito dal successo e dalla notorietà conquistati: “No, Di Giacomo voleva essere un narratore come si deve, Tutt’al più un grande poeta. Ed essere riconosciuto solo come tale”.
Citazione 1
Tu non sei stato mai a Napoli e non puoi sapere che sieno questi vicoli di Borgo Loreto, topaie di marinari miserabili, vestiti di lana doppia, puzzolenti, neri come il carbone. Tutta la vita grama di questi lavoratori del mare s’agita ripullulando, in case buie, profonde, umide.
Non è questa la sede per ripercorrere tutti i successi e la produzione di Salvatore Di Giacomo, autore capace di realizzare opere teatrali, poesie, testi per canzoni e un’appassionata analisi e narrazione della città di Napoli in un momento di passaggio fra i più significativi della sua storia. Al particolare momento della città e, quindi, della sua cultura, è bene fare riferimento per comprendere le ricerche di Di Giacomo e la forza della sua vena narrativa.
Napoli, ex capitale borbonica, si prepara a vivere nella seconda parte dell’Ottocento una delle sue stagioni più critiche che la porteranno ad una devastante ondata di colera e all’opera del Risanamento che ne muterà, almeno in parte, l’aspetto e le relazioni sociali.
Citazione 2
La piccola vecchia andava a sedere sotto le colonne, sulla pietra grigia del parapetto e poggiava i piedi sui piuoli d’una seggiola sconquassata ch’era deposito di straccetti d’ogni colore. Agucchiava. I rumori della via erano confusi e arrivavano, morendo, al cortile del chiostro silenzioso.
Le speranze figlie del processo di unificazione nazionale hanno lasciato il posto alla durezza della realtà e autori meridionali e non solo hanno evocato i mille problemi che assediano Napoli e più in generale il Mezzogiorno d’Italia.
Le Lettere meridionali di Pasquale Villari sono state anche un invito rivolto a tanti scrittori e intellettuali affinché si occupino di Napoli. Nel corso di un decennio circa, fra il 1877 e il 1887, saranno tante le opere dedicate a Napoli: La miseria in Napoli, di Jesse White, Napoli a occhio nudo di Renato Fucini, Lettere da una città dolente di Alex Munthe, il Ventre di Napoli di Matilde Serao, solo per citare le più note.
Citazione 3
Il tempo s’era fatto grigio. Di faccia al Corso, dal mare, saliva una nebbia densa come fumo d’officina, lambiva le falde del Vesuvio, lo nascondeva fin quasi alla cima. Vagamente s’indovinava nel porto una gran nave; era una striscia tutta nera, indecisa.
Con la consapevolezza dei mille volti della città, Di Giacomo consuma le suole delle sue scarpe come un cronista che annusa, vive e abita una città in cui le storie sembrano venire incontro a chi le sa raccogliere; vicende commoventi e toccati sembrano sortire dai mille vicoli e anfratti che costruiscono una geografia urbana tormentata e dolente.
Così Di Giacomo si addentra nella città per respirare gli odori dei luoghi in cui non passa aria, delle piccole stanzette in cui non giunge mai il sole, dei bambini cenciosi e delle madri arrese al dolore e alla fatica. Una Napoli che non accoglie il viandante con le sue mille moine e che sembra, invece, voler serbare il proprio dolore negli angoli più bui. In quegli angoli si spinge lo sguardo di Salvatore Di Giacomo e la sua mano sa farsi pietosa mentre scrive: quella gente è la sua gente e il verismo della scrittura non può fare a meno di una partecipazione emotiva. Certo siamo in presenza di brevi racconti, si direbbe bozzetti, più che un grande affresco o sguardo d’insieme sulla realtà che si osserva. Le parole sono misurate, come leggere pennellate, e non c’è né lo sguardo spesso ozioso di chi crede di compiere una scoperta né la presunzione di chi si sente in realtà distante da ciò che narra. Di Giacomo sa, invece, narrare con umanissima dolcezza i mali che vede scorrere nel mondo che ama e che vive.
Citazione 4
Il mio sguardo scese subito alle scarpe del buon uomo, due scarpe punto eleganti, dal tomaio piatto, basso, enorme, dalla punta quadrata, dalle suole doppie tre dita. Vere scarpe nordiche. Egli posava su quel piedistallo e sorrideva, contentissimo.
Con la pubblicazione di Mattinate napoletane di Salvatore Di Giacomo l’editore Alessandro Polidoro offre al lettore un altro testo fortemente legato alla cultura napoletana. Nelle collane della Polidoro possiamo, infatti, trovare autori emergenti e non della scena nazionale e mondiale senza che venga mai abbandonata una continua attenzione a testi che hanno definito e modellato la cultura meridionale. E questa ci sembra una scelta da condividere.
Antonio Fresa
Salvatore Di Giacomo
Mattinate napoletane
Alessandro Polidoro editore; 2021
Pagine 128; euro 12,00
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