Salvini, Fusaro e l’epurazione di Boeri

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Volendo sottoporre lo spirito di frazione all'analisi di classe, potremmo dare dignità alla polemica tra Salvini, Boeri e il prezzemolino social-commerciale Fusaro annoverando le posizioni (esagerato eufemismo) in campo come contrasto tra frazioni della borghesia.

È noto che nella società di classe esistono diverse classi e all'interno di ogni classe diversi ceti. Ogni classe e ogni ceto possono dividersi, nel corso della lotta politica, in sinistra, centro e destra. È una legge universale, indipendente dalla volontà umana. La grande Rivoluzione culturale proletaria ha coinvolto classi e strati nel torrente della . Le diverse forze politiche, più attive che mai in questa rivoluzione, esprimono energicamente la loro tendenza politica, il loro spirito di frazione.

Il saggio Lenin diceva: “Naturalmente, ogni gruppo politico è nella sua sostanza espressione di una classe e in ultima analisi questa decide sempre e naturalmente del gruppo politico”. In una società divisa in classi, le lotte tra le classi sono lotte politiche e si svolgono nella migliore delle ipotesi sotto forma di lotta tra partiti o gruppi. I partiti e i gruppi politici sono strumenti della lotta di classe.

Tornando all'ipotizzato contrasto tra frazioni della borghesia interpretato da Salvini, Boeri e il prezzemolino social-commerciale Fusaro, l'imperativo categorico delle dimissioni da Presidente dell'I.N.P.S. intimate a Boeri da Salvini e caldeggiate da Fusaro che “vede” nella richiesta un'azione di contrasto al cosiddetto “turbomondialismo” – a questo proposito, va detto che i neologismi impazzano per mancanza di argomenti esprimibili in un rigoroso lessico comune; come spiegò Bachtin: La libertà del personaggio è un momento del disegno dell'autore. La parola del personaggio è creata dall'autore in modo che essa può fino all'ultimo dispiegare la sua interna logica e autonomia come parola altrui, come parola del personaggio stesso (Dostoevskij. Poetica e stilistica, p. 89, Einaudi, 2002) – ricalca le procedure dell'epurazione, mai realizzata a suo tempo da Togliatti. Nell'arco di dieci anni, tra il 1943 e il 1953, le istituzioni italiane introdussero una serie di provvedimenti per “defascistizzare” l'amministrazione dello Stato da funzionari e collaboratori compromessi con il passato regime. Di fatto prevalse però una logica compromissoria, agevolata dalla resistenza della burocrazia e dal desiderio dei partiti e di molti ceti sociali di lasciarsi alle spalle il passato. Logica compromissoria che non è stata messa in atto nella Turchia di Erdoğan.

La questione dell'epurazione, ovvero della defenestrazione di esponenti di altre frazioni della borghesia (rei di liberismo temperato … !!!) dall'apparato, è riproposta oggi, nei termini salviniani: inizia, emblematicamente con le caldeggiate dimissione di Boeri perché non in sintonia con gli indirizzi di politica economica, sociale ed migratoria del Governo.
Ci si chiede: Tutti gli insegnanti che non hanno approvato la Legge n° 107 del 2015 e che dovessero non condividere eventuali modifiche dell'esecutivo Conte e/o della maggioranza giallo-verde – visto che di abrogazione non si parla – alla normativa, esprimendo il dissenso, saranno passibili di epurazione dalla Pubblica Amministrazione sotto l'egemonia ed il controllo della “destra” ?
Mettiamo il caso che alcuni Medici di base …

Giovanni Dursi

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