Sars CoV-2: ricerche su coronavirus di origine canina.

cani bracco
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Si inserisce nella grande mole di ricerche attive sul Sars CoV-2 l’osservazione di 8 casi di polmonite provenienti da un ospedale del SaraWak, in Malesia. Quei tamponi furono prelevati tra il 2017 e il 2018 ed avevano associata la presenza di coronavirus di origine canina. Da quella osservazione ci sono state nuove ipotesi e studi miranti a valutare se mai potesse esserci nesso tra la malattia e la presenza virale.

Al momento l’unica conferma che emerge è l’esistenza del virus in presenza della patologia, ma siccome rimane ancora aperta la necessità di conoscere da dove si sia generato il Sars Cov-2 e da quale animale c’è stato l’ormai dibattuto salto di specie, le ipotesi allo studio si sono aperte a ventaglio. Compresa la possibilità rispolverata ancora una volta che si tratti di un errore di laboratorio non voluto la causa dal quale tutto è partito.
Si notava lo scorso anno che era stato trovato su cani di razza pomeriana, in quel di Hong Kong, un coronavirus che si ipotizzò arrivasse dal contagio indotto dai suoi proprietari risultati positivi al Sars CoV-2. [1]

Era questa la prima evidenza del genere alla quale ne seguirono altre su altri animali domestici ma anche su selvatici negli zoo come leoni e tigri nel Bronx. Quel che rimaneva un mistero era però sapere se la diffusione verso le persone sarebbe stata possibile e se vi fosse stato contagio tra cane e cane. Si ebbe risposta positiva paragonando le sequenze del genoma virale di animali e persone e dalla comparazione emerse che esse erano identiche. Altra domanda a cui si tentò di dare risposta fu su quanta possibilità ci sia di contagio tra persone infette verso cani e a questa si disse essere di bassa incidenza. Solo due dei 15 cani che vivevano con persone infette risultarono positivi alla malattia. Da quelle argomentazioni maturò anche la necessità di approfondire queste ipotesi poiché ciò sarebbe stato basilare per lo studio di questa e delle future pandemie.

Ad un anno esatto dalla pubblicazione di questi studi, viene proposto un nuovo lavoro sempre da Nature ancora più approfondito e divulgatore di altri dettagli ed ipotesi da confermare. [2]
L’autrice Michaeleen Doucleef porta ulteriori elementi alla riflessione utili a determinare quale delle osservazioni sarà quella che condurrà alla risoluzione dei quesiti. Anche questa volta sugli animali domestici sarà veicolata l’attenzione. Viene ipotizzato di tenere monitorata una situazione vecchia di qualche anno legata all’ospedalizzazione in Malesia per polmonite di 8 persone. Fu individuato come possibile agente eziologico un coronavirus che si ipotizzò fosse stato diffuso dai cani. Gli fu attribuita la sigla CCoV-HuPn-2018 ed era la prima volta che un coronavirus, di provenienza canina, fosse rilevato su un umano. Sarà necessario che sia studiata e confermata la possibilità che quel virus causi malattie tra noi e che da essi possa essere diffuso, tuttavia l’autrice ricorda che nuovi coronavirus sono apparsi con una certa regolarità negli ultimi 20 anni. Fu il caso del 2002 per la Sars proveniente dagli zibetti, poi la Mers dai cammelli nel 2012 adesso il Sars CoV-2 con i pangolini, o quel che sarà, ancora da confermare. Altra osservazione: all’incirca ogni 10 anni, si può osservare la diffusione di una nuova epidemia da coronavirus che quindi non sarebbero più eventi rari.

Le attuali ipotesi circa il nuovo coronavirus, che troverebbe ospitalità sui cani ed in grado di passare, infettandoli, agli umani, nasce su una riflessione del dott. Gregory Gray, un epidemiologo del Global Healh Institute della Duke University. Gray che incaricò lo studente Leshan Xiu di predisporre un test diagnostico che andasse più in profondità e non si limitasse solamente ad individuare il solo Sars CoV-2. Da questo emerse, in alcuni bambini ospedalizzati, una polmonite associata ad un coronavirus completamente nuovo, che sarebbe l’ottavo coronavirus conosciuto in grado di infettare persone. Clinical Infection Diseas ne riporterà la notizia. Chiaramente su questa ipotesi di coronavirus di origine canina trasmessi alle persone, mai ipotizzato in precedenza, sono state attivate ulteriori conferme che successivamente una delle maggiori scienziate del settore, Anastasia Vlasova, ha confermato, indicando pure che, probabilmente, il virus prima di infettare gli umani, aveva avuto un percorso nei gatti e nei maiali ma il suo genoma era principalmente canino. Le ricerche sono anche andate oltre ed hanno ipotizzato che il tutto si sarebbe generato a causa di una mutazione e più precisamente di una delezione genetica (perdita di uno o più nucleotidi).

È stato ipotizzato che essa sia la responsabile dell’adattamento del virus ed abbia consentito lo “spillover” cane-uomo anche se mancano prove sul passaggio del coronavirus in oggetto da uomo a uomo. Ugualmente non è possibile dire che il virus causi la malattia, ma solo che nelle malattie osservate si è confermata la presenza virale.
Non si pensi quindi che si tratti di un esercizio strano l’attribuire la responsabilità del salto di specie finale dall’animale all’uomo. Esso risulterà essere determinante ai fini epidemiologici per comprendere come sia meglio comportarsi e come prepararsi in ottiche future.

Gli studi proseguiranno partendo da quello che sembra il caposaldo cioè l’essere nei pipistrelli il serbatoio principale da dove si è originato questo coronavirus. Poi il pangolino, i serpenti che pure qualche certezza in determinati momenti l’avevano conquistata, i visoni tuttora in attenzione in ottica futura, mentre monta la nuova ipotesi che ripropone il Wall Street Journal sul laboratorio di virologia di Wuhan. Non è certamente questa la prima volta, venne lanciata dal presidente Trump la prima accusa alla Cina di aver scatenato l’attuale pandemia. Adesso si rispolvera la vecchia ipotesi secondo la quale nel novembre 2019, il giornale statunitense fa riferimento a rapporti dell’intelligence americana, tre ricercatori dell’Istituto di virologia di Wuhan furono ricoverati per una influenza con sintomatologia compatibile con la Covid 19. Riparte quindi la giostra informativa con notizie stiracchiate in un senso oppure nell’altro a seconda delle necessità.
Emidio Maria Di Loreto

[1] https://www.nature.com/articles/d41586-020-01430-5?utm_source=Nature+Briefing&utm_campaign=a7b8d521e0-briefing-dy-
[2] https://www.npr.org/sections/goatsandsoda/2021/05/20/996515792/a-newly-identified-coronavirus-is-making-people-sick-and-it-s-coming-from-dogs?utm_source=Nature+Briefing&utm_campaign=b68a41bc5f-briefing-dy-20210520&utm_medium=email&utm_term=0_c9dfd39373-b68a41bc5f-44014617

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