Shakespea Re di Napoli di Ruggero Cappuccio

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In questa fiaba teatrale Ruggero Cappuccio immagina una realtà parallela: che cosa sarebbe accaduto se il grande drammaturgo William Shakespeare avesse saputo dell’esistenza ai piedi del Vesuvio di un popolo nel cui sangue scorre la passione per il teatro ed avesse intrapreso un lungo viaggio per giungere fino a Napoli?

Veniamo introdotti in un “c’era una volta” dove il viceré vedendo arrivare il grande poeta, in onore della sua grande arte, decide di cedergli il Palazzo Reale e la sua stessa identità  durante una grande festa di carnevale per scegliere tra gli artisti della città un giovinetto da portarsi “in terra d’Angleterra” per farlo diventare la fonte della sua immensa ispirazione, per dare corpo e voce a Ofelia, Giulietta, Desdemona e per essere colui al quale dedicherà i 154 sonetti.

Il giovinetto interpreterà i personaggi femminili “in un triatro fatto tunno a tunno”. Mai espressione fu più poetica ed evocativa per descrivere il Globe Theatre di Londra.

Ciro Damiano e Claudio Di Palma in Shakespea Re di Napoli

20 anni sono trascorsi da quella festa di carnevale durante la quale un giovanissimo attore di strada Desiderio è stato portato via dal grande poeta.

Desiderio, ammalato di peste, ma soprattutto preso dalla febbre di rivedere Napoli dopo essere mancato molti anni, fa naufragio e viene raccolto da Zoroastro, un tempo suo collega che adesso tira a campare facendo l’alchimista truffatore.
Tra Desiderio e Zoroastro inizia un dialogo in una lingua napoletana plebea, barocca, teatrale, tra vita e sogno, tra teatro e vita reale.

Desiderio racconta di quando l’uomo con la maschera che lui credeva il viceré lo rapì per portarlo sulla nave dove scoprì che quell’individuo non era il viceré, ma “o nomme ca purtava se dice comme si fosse ll’urdema refola de sciato de chi more: Shakespeare”.
Zoroastro diffidente uomo di mondo vuole delle prove che vadano al di la di una cassa contenete fogli con scritte sbiadite dall’acqua di mare in una lingua che non comprende.
Desiderio gli parla di un quadro che il poeta avrebbe inviato al viceré che conterrebbe proprio il ritratto di Desiderio.

Tra i due laceri, miseri attori di strada si instaura un canto e controcanto fatto di linguaggio volgare, prese in giro, scherzi da saltimbanchi, ma anche intessuto di lirica poetica che tocca il suo apice quando Desiderio arso dalla febbre della peste nel delirio che precede il suo trapasso richiama alla mente declamandoli versi delle opere di Shakespeare in napoletano.
Solo allora di fronte a tanta incantevole poesia Zoroastro ha come una visione di quanto straordinaria sia stata l’avventura capitata al suo vecchio amico e quale risultato per l’arte sia scaturito da quel lontano rapimento.
Sembra di cogliere una similitudine tra la storia di Antinoo che sacrifica la sua vita nel fiume Nilo affinché il suo amante l’imperatore Adriano possa avere una lunga vita e Desiderio che nel sacrificio della propria esistenza lontano dalla propria terra in un Paese straniero è ispiratore delle grandi opere di William Shakespeare.
Il quadro che infine Zoroastro svela è una cornice vuota oltre la quale ormai possiamo solo vedere la morte di Desiderio.

Nota di vita e di costume: devo ringraziare i miei nonni paterni napoletani che venivano da un quartiere popolare della città e parlavano un napoletano plebeo, colorito ed arcaico se sono riuscita a godermi questa pièce teatrale che è un vero gioiello,ho ritrovato termini che non sentivo da decenni: “lo strummolo” antico gioco costituito da una trottola in legno che veniva fatta ruota su stessa svolgendo uno spago che le girava intorno.

Un lavoro quello di Ruggero Cappuccio originale e premiato dove la scelta della lingua napoletana indirizzata ad un pubblico al di fuori dei confini del Regno borbonico è fatta contando molto sulla comprensione emozionale e non razionale dei dialoghi. Forse, come ha spiegato in un’intervista Cappuccio, perché le due lingue, l’inglese e il napoletano, grazie all’assenza di vocali finali concedono “un sinfonismo e una capacità ritmica del linguaggio spendibile molto bene a teatro“.
Merito del teatro Franco Parenti averlo portato a Milano.

Sappiamo ciò che siamo ma non quello che potremmo essere
Da “Amleto” di William Shakespeare
Adelaide Cacace

Teatro Franco Parenti
Shakespea Re di Napoli
fino al 19 gennaio 2020

testo e regia Ruggero Cappuccio
con Claudio Di Palma e Ciro Damiano
musiche Paolo Vivaldi
costumi Carlo Poggioli
aiuto regia e luci Nadia Baldi
produzione Teatro Segreto

durata 1h e 15′

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