Shame. L’inesorabile caduta verso il fondo

Shame Fassbender Mc Queen
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, l'ultimo elegante e provocatorio lavoro di (omonimo del celebrato divo di Hollywood e già autore di Hunger), è in prima istanza un'indagine minuziosa sulla sexual addiction del protagonista, Brandon, interpretato da uno strepitoso premiato con la Coppa Volpi come miglior attore al 68° Festival del Cinema di Venezia.

L'ossessione di Brandon per il (alimentata anche da materiale pornografico di vario genere, con cui peraltro danneggia il computer d'ufficio) e la sua compulsione all'atto sessuale (che sia masturbazione o rapporto a due – o a tre, come vedremo nel finale – poco importa) lo allontanano dal mondo reale, da persone e contatti umani (pure il sesso è spesso virtuale), da relazioni e rapporti sociali (se si eccettuano le rare scorribande in alcuni locali serali, in compagnia di qualche collega), annullandone al tempo stesso la capacità di costruire una qualsiasi forma di affettività attorno a sé (anche la presenza della sorella, che improvvisamente irrompe nel suo mondo, è vissuta come un peso da sopportare; anzi, l'intrusione di lei nell'appartamento di Brandon rappresenta piuttosto un elemento di rottura di un equilibrio consolidato) ed annichilendone la capacità volitiva, inibendo cioè in lui ogni forma di reazione alla propria condizione (il tentativo di tornare ad una vita “normale” invitando a cena una collega, di ipotizzare una possibile relazione sentimentale, uno scambio che vada oltre il mero contatto sessuale è inesorabilmente destinato a naufragare).

Ma lo sguardo del regista, che parte, si è detto, dall'analisi della condizione dell'individuo Brandon, non può che allargarsi al contesto in cui la storia si svolge. Brandon, simbolo dell'uomo contemporaneo plasmato dal , è infatti altresì emblema di una società ripiegata su se stessa, incapace di comunicare e solidarizzare coi propri membri, sgretolata e anaffettiva, forte del proprio successo sul lavoro e del benessere conquistato ma intimamente disperata, alla ricerca di un sempre più sfrenato per compensare le proprie carenze interiori, i propri conflitti irrisolti.

E passando attraverso l'esplosione di tali conflitti, riemersi prepotentemente con l'arrivo a New York di Sissy (la sorella di Brandon, appunto, interpretata da un'ottima , recentemente apprezzata in Drive), e la constatata incapacità di farvi fronte (si è detto del vano tentativo di Brandon di instaurare una relazione con una collega), si arriva all'unico risvolto possibile della vicenda narrata: la deriva ultima, l'abbandono totale di sé, da parte del protagonista, alla propria ossessione.
Questo abbandono assume forma di medicina e veleno al tempo stesso: da un lato, unico rimedio allo sconforto per l'equilibrio compromesso e momentanea soddisfazione del suo compulsivo bisogno di sesso; dall'altro, autopunizione/espiazione per la vergogna dello smascheramento (l'ossessione di Brandon, come diremo sotto, viene infatti più volte scoperta, smascherata, nel corso del film) e la raggiunta consapevolezza della propria miseria (ed allora le inquadrature dell'orgia finale con due prostitute, caratterizzate da numerosi primi piani di Brandon, non possono che rivelare espressioni di godimento e dolore al tempo stesso).

Lo smascheramento cui si è fatto cenno, a sua volta, è duplice: avviene sì, anzitutto, su un piano esteriore (per un verso attuato dal capo di Brandon, che gli dirà: “Il tuo hard disk è una fogna, hanno riportato il tuo computer ed è osceno!”; per l'altro dalla stessa sorella, che lo sorprenderà in bagno nell'atto di masturbarsi); ma anche, e soprattutto, su un piano interiore: l'inevitabile contatto di Brandon con parti di sé che aveva imparato ad evitare, l'esperienza concreta della sua incapacità di avere una relazione, di poter rientrare nei consolatori e rassicuranti schemi di quella “normalità” che si era rappresentato come possibile rifugio dal sentimento di inadeguatezza e vergogna che lo opprimeva. Lo smarrimento è ora totale. La vergogna prende il sopravvento.
Struggenti e implacabili le note delle , nell'indimenticabile esecuzione di Gould del 1981, che a tratti fanno da commento musicale al film.

Gianfranco Raffaeli

Scheda del film:

Titolo originale: Shame – Genere: Drammatico – Origine/Anno: Regno Unito/2011 – Regia:  Steve McQueen – Sceneggiatura: Abi Morgan, Steve McQueen – Interpreti: Michael Fassbender, Carey Mulligan, , , , Amy Hargreaves, Elizabeth Masucci, Lucy Walters, Anna Rose Hopkins, Jake Richard Siciliano, Robert Montano, Alexandra Vino – Montaggio: Joe Walker – Fotografia: Sean Bobbitt – Scenografia: Judy Becker – Costumi: David C. Robinson – Musiche: Harry Escott

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